CAPITOLO 65

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Puntuale come sempre alle 14.30 Alexander suona il campanello e io "corro" alla porta pronta per uscire insieme.

< Ciao bellissima, sei pronta a una bellissima giornata al mare? > mi chiede lui avvicinandosi e stampandomi un dolce bacio sulle labbra.

< Ciao, non vedo l'ora! > esclamo per poi seguirlo alla macchina, mentre lui gentilmente mi porta la borsa riponendola nel baule della sua auto.


Il viaggio è stato di una decina di minuti e guardando attentamente fuori dal finestrino capisco che mi ha portata nel suo posto speciale.

< Ma questo è il tuo posto > dico contenta.

< Sì, sono felice che tu l'abbia riconosciuto > mi sorride lui parcheggiando l'auto, non c'è davvero nessuno qui.

< Come fa un posto così bello a non essere frequentato da nessuno? > chiedo curiosa.

< Perché è privata, la vedi quella piccola casetta semi abbandonata? > mi dice lui indicando una piccola casetta vicino a noi che l'altra sera essendoci stato buio non avevo visto.

< è tua? > chiedo io.

< Sì e anche di mio fratello, ce l'hanno lasciata i nostri nonni paterni quando se ne sono andati > mi spiega mentre mi aiuta a scendere dalla sua auto con le stampelle.

< Quindi questo posto per te non è speciale solo per quanto è bello, ma anche per i ricordi? > gli chiedo io mentre ci incamminiamo verso la piccola casa.

< Esatto, venivo spesso qui dai nonni e quando ero triste andavo tra quelle rocce a nascondermi perché avevo bisogno di stare solo > mi confessa.

< Quanto tempo fa se ne sono andati? > chiedo.

< 2 anni. Sono morti con pochi giorni di differenza > mi spiega con gli occhi tristi.

< Scusami non volevo rattristarti > dico io prendendogli il viso e guardandolo dispiaciuta.

< Tranquilla va tutto bene, solo che quando penso a loro mi viene nostalgia dei vecchi tempi > mi spiega.

< Ma ora andiamo nel nostro posto > mi dice sorridendomi.

< Certo, non vedo l'ora > gli rispondo, iniziamo a camminare e noto che le stampelle affondano nella sabbia.

< Aspetta che ti aiuto > dice lui facendomi fermare e prendendomi in braccio sorprendendomi.

< Ma che fai? > chiedo ridendo, non me lo aspettavo proprio.

< Ti aiuto, non puoi camminare con le stampelle sulla sabbia > dice lui con fare ovvio.

< Ammetto che stavo facendo parecchia fatica > dico io ridendo, in un attimo arriviamo a destinazione e Alexander mi fa sedere su uno scoglio, quello dell'altra sera.

< Grazie > gli dico quando poi si siede al mio fianco, prendo l'asciugamano dalla mia borsa e stendendolo sulla parte piatta dello scoglio.

< Ti va di fare un tuffo? > mi chiede levandosi la maglietta e le scarpe lasciandomi a bocca aperta per il suo fisico scolpito.

< S-Sì > balbetto leggermente per poi togliermi i vestiti e scendere dallo scoglio restando però appoggiata ad esso.

< Vieni ti aiuto > dice avvicinandosi e porgendomi le sue braccia pronto a prendermi in braccio.


< Non voglio essere quella persona che se la porti al mare sei costretto a prendere in braccio perché non riesce a camminare sulla sabbia, non voglio essere un peso per te > dico tutto d'un fiato abbassando lo sguardo triste.

< Ketrin guardami > inizia a dire lui mettendo due dita sotto il mio mento e sollevandomi il viso.

< Tu non sei un peso, voglio aiutarti e lo faccio volentieri. Piano piano migliorerai e riuscirai perfino a correre in acqua lasciandomi indietro > mi dice incoraggiandomi.

< Ne sei sicuro? > chiedo incrociando i miei occhi nei suoi leggendo sincerità dentro di essi.

< Sì, sicurissimo e ora vieni che ci rilassiamo un po' in acqua > dice prendendomi a modi sposa e camminando verso il mare.



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Scusate l'attesa ma ho avuto il cosiddetto blocco dello scrittore.

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COGLI L'ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora