CAPITOLO 9

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*Il giorno dopo*

Oggi è il giorno della partenza, sono stata messa sull'elicottero dell'ospedale per essere trasferita a Los Angeles dove subito incontrerò il medico specializzato per la mia riabilitazione e subito dopo verrò portata nella nuova casa dove da oggi vivrò con quella che mio padre chiama "la nostra nuova famiglia".


Dopo il brevissimo viaggio vengo portata con una barella nel piccolo ambulatorio del medico che guarderà le mie cartelle, per poi visitarmi e dirmi cosa dovrò fare.

< Buongiorno > dice lui salutando me e mio padre non appena entriamo.

< Buongiorno Dottore > rispondiamo noi contemporaneamente per poi stringergli la mano.

< Ho visionato le sue cartelle con attenzione analizzando tutti gli esami che ti sono stati fatti in questi giorni, ma ora vorrei vedere di persona le tue condizioni fisiche, quindi ti spostiamo lì per proseguite > mi dice indicandomi un lettino dove mio padre mi fa stendere con l'aiuto del medico visto che non riesco a fare nulla da sola.

< Riesci ad alzarmi una gamba poi l'altra? > mi chiede e io ci provo, ma le mie gambe tremano soltanto, non eseguendo il mio comando. 

< Ok > dice per poi alzarmi lui la gamba piegandola e facendomi un po' male a causa dei miei muscoli rigidi, o almeno era quello che mi dicevano nell'altro ospedale.

< Ora cerca di stenderla > io cerco di fare come mi ha detto ma ci riesco solo di pochissimo, lui dopo questo posa le mie gambe sul letto e poi sente i muscoli con le sue mani provocandomi in alcuni punti dei dolori.

< Le tue gambe sono molto deboli e quindi bisogna solo allenarle per riacquistarne il pieno movimento, ora passiamo alla schiena che come indicato qui è il punto che ha subito più danni > mi dice e con l'aiuto di mio padre mi fa mettere seduta, al momento sto indossando un busto che mi aiuta a stare con la schiena diritta.

< Senti dolore? > mi chiede mentre mio padre mi tiene la schiena.

< Sì, mi fa molto male e mi gira la testa > dico mentre porto una mano sulla fronte.

< Il dolore e i capogiri all'inizio sono abbastanza normali in casi come il tuo, ma con il tempo passeranno > mi informa.

< Ora provi a lasciarla e vediamo per quanto riesce a stare seduta > continua lui rivolto verso mio padre e piano piano sento le sue mani lasciare il mio corpo.

< Non ce la faccio più > dico dopo pochi minuti o forse addirittura secondi.

< Ok ultima prova, signore venga qui e mi aiuti a metterla in piedi. Ti terremo per vedere se le gambe reggono > mi informa e io annuisco anche se mi sento già esausta.

Mi mettono in piedi e inizio a sentire male ovunque quindi stringo i pugni cercando di resistere, ma dopo neanche 5 minuti le mie gambe cedono e poi vedo tutto nero.


(PADRE)

La visita è molto dura e mi fa pensare che non tornerà mai più come prima, il suo corpo è debolissimo.

Il medico l'ha pure fatta mettere in piedi, ma è durata pochissimi minuti, le sue gambe hanno ceduto e ha anche perso i sensi.


< Stendiamola sul lettino, fra poco si sveglierà > mi dice il medico e dopo averlo fatto mi indica la sua scrivania dove io mi siedo di fronte a lui.

< Mi dica qualcosa, sono molto preoccupato per la sua salute > gli dico quasi disperato mentre la vedo stesa su quel lettino priva di sensi.

< Sua figlia è troppo debole, per lei sarà molto difficile e lungo il recupero, ma credo che ci riuscirà, deve solo essere forte e credere in se stessa. Ora le prescrivo delle vitamine e degli antidolorifici che dovrà assumere nelle quantità che le scriverò, senza abusarne > mi informa.

< Va bene e per la fisioterapia? > chiedo, non mi ha detto nulla e ho paura che la abbandonerà così.

< Ci sentiremo fra una settimana, verrò direttamente a casa vostra così da evitare spostamenti e vedremo come procedere. Prima deve prendere energie se no si potrebbe ripetere quello che è appena successo, quindi assoluto riposo > mi risponde.

< Perfetto! > mi consegna i documenti relativi ai farmaci che dovrà prendere e attendiamo che si svegli.


(KETRIN)

Sbatto più volte gli occhi notando di essere su un lettino, non capisco cosa sia successo, mi ricordavo di essere dal medico.

< Che cosa è successo? > sussurro cercando poi di vedere, per quanto questo busto me lo permetta, mio padre e il medico che sentendomi si alzano e vengono da me.

< Tesoro hai perso i sensi, ora andiamo a casa che devi riposarti poi ti dico ciò che mi ha detto il Dottore > mi dice mio padre aiutandomi a risedermi su una sedia a rotelle che hanno appena portato.

< Ok va bene > dico disorientata.


Mio padre mi fa sedere sui sedili posteriori di un suv nero, per riuscire a stare diritta tiro giù il poggia braccio centrale, fatto ciò noto sui posti davanti una chioma castana chiara, la donna si gira verso di me sorridendo.

< Ciao Ketrin io sono Gemma la fidanzata di tuo padre > mi dice, è veramente molto bella ora capisco perché mio padre si sia innamorato di lei, ha dei bellissimi capelli a caschetto con gli occhi marroni e un bellissimo sorriso, sembra una donna molto semplice sui 45 anni. Mi aspettavo una trentenne alla ricerca di soldi invece è l'opposto, potremmo anche andare d'accordo. 

< Ciao > rispondo debolmente, non voglio fare la figura della stronza ma non ho le forze questa visita mi ha veramente prosciugata.

< Scusala ma è debolissima > gli dice mio padre salendo al posto di guida.

< Tranquilla ora andiamo a casa e riposi un po' > mi dice lei e poi partiamo diretti a quella che sarà la mia nuova casa.




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Vi prego di non criticare la descrizione dei problemi fisici della protagonista, sono frutto dell'immaginazione.

COGLI L'ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora