CAPITOLO 11 - Il Natale

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20 dicembre 1971

Alisia

Cara cugina,

Si può sapere perché non vuoi tornare a casa per Natale? Siamo davvero indignati! Credevamo non vedessi l'ora di passare di nuovo del tempo coi tuoi cugini preferiti, invece ci deludi! Persino Molly ci è rimasta male, aveva preparato un certo regalino per te... ma lasciamo perdere.

Dorian ci ha detto che te la stai cavando bene, a scuola; anche il tuo professore di Difesa contro le Arti Oscure, Octavius Puckett, ce l'ha riferito - se te lo chiedi, è un ex Auror, ha lasciato poco prima che finissimo l'Accademia Auror, ma è in contatto con Alastor, che a quanto pare ha chiesto di te. Abbiamo come il sospetto che ti ami più di quanto ami me e Fabian. Non ho ancora capito perché (non dargli retta - Fabian).

Non dovremmo raccontartelo, ma da quando non sei più a casa tuo padre si sente molto solo, non ha preso bene la tua decisione di non tornare per Natale. E ribadiamo, nemmeno noi. Quindi sei pregata di farti viva almeno durante le vacanze pasquali!

Tua madre farà la sua classica scommessa natalizia senza di te: ci assicureremo che non ti coinvolga in alcun modo - il fatto che tu sia finita a Serpeverde è già di per sé un terribile errore. Ah, già che siamo in tema: ti stanno causando problemi? Abbiamo sentito per caso che alcuni di loro sono i degni figli di certi soggetti con cui stiamo avendo a che fare ultimamente al Ministero. Se ti trovi in difficoltà, non esitare a dircelo, Alis: siamo Auror e siamo autorizzati a pestare gli idioti. Più o meno.

Passa delle belle feste, cuginetta!

Con affetto,

Gideon e Fabian

P.S. Prima o poi smetterà di scrivere le lettere per entrambi, te lo prometto - Fabian.

Alisia rise e ripiegò la lettera scuotendo la testa.

Piccoli fiocchi di neve cadevano leggeri dal cielo ingrigito e freddo, il sole nascosto dietro nuvole gonfie e minacciose; l'aria gelida le arrossava la pelle nei pochi punti che aveva lasciato scoperti.

Rabbrividendo, Alisia diede una carezza al gufo fulvo di Gideon, Godfrey, e conservò la lettera del cugino, incitando il piccolo a tornare indietro dal proprio padrone. Godfrey sbatté le ali e con uno sguardo penetrante prese il volo, allontanandosi dalla Guferia e da lei. Alisia rimase lì a osservarlo finché non scomparve alla vista, poi si guardò attorno sconsolata e si avviò verso le scale che portavano fuori dal castello, facendo attenzione a non scivolare; le piaceva l'inverno, ma i pavimenti ghiacciati e la neve che le bagnavano costantemente i vestiti non erano il massimo.

Quegli ultimi giorni avevano visto i suoi compagni preparare le proprie cose per tornare a casa per le vacanze. Erano partiti tutti quella mattina, tra cui Andrea, che l'aveva ignorata negandole il saluto. In effetti, si disse mentre scendeva gli ultimi gradini di pietra, atterrando sul manto soffice e bianco che ricopriva i vasti giardini del castello, era da un po' di giorni che la sua amica evitava di parlarle, come se fosse arrabbiata con lei. Inizialmente non ci aveva fatto caso, ma quando quel giorno Andrea si era congedata salutando tutti eccetto lei, la sensazione di averla potuta inavvertitamente offendere si era piantata inevitabile nella sua testa.

«Ehi, Alisia.» Peter era vicino alla fontana, seduto su una delle panchine di pietra che l'attorniavano, imbacuccato dalla testa ai piedi, e i suoi occhi blu le erano puntati addosso.

Curiosa, la Prewett gli si avvicinò. «Ciao. Non dovevi partire questa mattina?» chiese, interrogativa; l'aveva sentito raccontarlo a Avery la sera precedente a cena. Il ragazzino sospirò da sotto la sciarpa di lana che gli copriva metà del volto. «Cambio di programma. Mia zia sta male, così mi hanno detto che avrei fatto meglio a stare qui. L'ho saputo un paio di ore fa.»

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora