CAPITOLO 72 - Estate 1977 [Partenza]

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«So lеt it go, let it go, that's the way that it goes
First you'rе in, then you're out
Everybody knows you're hot, then you're cold
You're a light in the dark
Just you wait and you'll see that you're swimmin' with sharks.»

(Sharks - Imagine Dragons)

28 giugno 1977

Dorcas

Quella sera di fine giugno era bollente al punto che le pareti emanavano calore. Dorcas indossò il mantello da strega e scoccò un'occhiata alle finestre, che sua madre aveva spalancato nella speranza che nel loro piccolo salottino entrasse un filo d'aria fresca. Purtroppo, c'era un'umidità tale che sembrava quasi di sentirsi soffocare e quella brezza leggera tanto attesa non si era fatta viva in alcun modo.

Dorcas sollevò la bacchetta e la puntò sul camino, chiudendolo. Aveva la fronte imperlata di sudore e una gran voglia di tamponarsela con un fazzoletto. «Mamma, io devo uscire. Mi raccomando, non aprire a nessuno» disse, voltandosi verso sua madre con espressione risoluta.

«Stai andando al posto di cui mi hai parlato, vero?» domandò Cassandra, adagiata contro lo schienale della poltrona. Una delle sue mani era poggiata sulla radiolina che svettava solitaria sul tavolino di noce accanto a lei. Era già accesa, ma il volume era stato abbassato al minimo.

Conservando la bacchetta, Dorcas piantò gli occhi in quelli vuoti della madre. Ora che ci pensava, non ne ricordava più il colore originario. Forse erano stati azzurri, un tempo, come quelli di tutti i Lestrange. L'ultima volta che li aveva visti, aveva tre anni. «Sì. Non so a che ora tornerò. Cerca di riposare, d'accordo?»

«D'accordo» mormorò Cassandra, stringendo le labbra. «Stai attenta, là fuori.»

Dorcas sorrise flebilmente. «Lo farò.»

Lasciò la casa senza voltarsi indietro. Sulla strada principale, illuminata dai lampioni ai lati delle strade e il cui sfarfallio rompeva la quiete serale, Dorcas si Smaterializzò, ritrovandosi di fronte a un viale sterrato circondato da alti alberi, e che celava alla vista una tenuta imponente, le cui finestre rimandavano luci tenui che segnalavano la presenza di persone al suo interno.

Con passo sicuro, Dorcas superò la barriera che proteggeva il luogo e attraversò i cancelli dischiusi, immettendosi sulla stradina di pietre grigie e bianche che si snodava davanti a lei, attorniata da un'altra fila di alberi alti e rigogliosi, querce i cui rami si tendevano quasi ad abbracciare la via.

Raggiunto il maniero, Dorcas salì la scalinata che conduceva al portone d'ingresso e lì si fermò. Batté una mano contro il battente - due rapidi colpi - e trasse un profondo respiro. Non dovette attendere molto: ad aprirle fu Edgar Bones, un uomo sui trent'anni dagli arruffati capelli castani e lo sguardo del medesimo colore; la sua pelle color del caffè era carezzata dalle ombre create dalle raffinate lampade a olio agganciate ai lati del portone.

«Sei in anticipo anche oggi, Dorcas» commentò Edgar, facendosi da parte per consentirle di passare. La camicia che indossava si tese a quel movimento, evidenziando le sue spalle larghe. «Immagino che il vecchio Elphias apprezzerà come la prima volta.»

«Non mi dispiace l'idea» rispose Dorcas, educata, passandogli davanti.

Ginger Court era accogliente, elegante e arredata in modo tale da ostentare la ricchezza del suo padrone; era grande abbastanza da accogliere tutti i membri dell'Ordine della Fenice per le riunioni e aveva un quantitativo esagerato di stanze, una delle quali era stata adibita a infermeria, mentre un'altra alla preparazione di pozioni e strumenti per il combattimento.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora