CAPITOLO 44 - Il triangolo invernale

182 11 1
                                    



2 dicembre 1974

Sirius

C’era stato un momento in cui Sirius aveva capito di aver sottovalutato Remus Lupin.

Di solito Remus era tra gli ultimi a lasciare i dormitori, preferendo aspettare i suoi amici prima di scendere a fare colazione.

Quella mattina, del giovane non c’era nemmeno l’ombra.

Sirius e James immaginarono fosse andato in infermeria – nei giorni post trasformazione lamentava forti dolori alle ossa impossibili da dissimulare – ma capirono subito di aver sbagliato ipotesi quando, arrivati alla Sala d’Ingresso, lo videro in piedi davanti alle clessidre delle Case con le braccia incrociate al petto e l’espressione distesa, circondato da un folto gruppo di studenti sghignazzanti.

Non si resero subito conto di quanto stesse in realtà accadendo, fin quando non videro Peeves sgusciare sinuoso tra una clessidra e l’altra ridendo come il pazzo che, tra parentesi, era.

Fu a quel punto che, abbastanza vicini e superata quell’insolita calca, notarono qualcosa ai piedi dell’amico.

A Eugene Wilkes erano state calate le braghe, mettendo in mostra delle banali mutande marroni, e sul davanti vi era stata scritta la parola insignificante, mirando a una doppia valenza che aveva causato le risa sguaiate di alcune studentesse del sesto anno di Corvonero.

Non solo: il Serpeverde era stato legato alla clessidra dell’omonima Casa e pareva che Peeves ne stesse approfittando per lanciargli addosso qualsiasi cosa gli venisse suggerita da chi aveva attorno – sparsi attorno al ragazzo c’erano gessetti, gomme Bolle Bollenti, copie della Gazzetta del Profeta e addirittura qualche biglia e un Frisbee Zannuto.

Remus, in tutto questo, aveva l’espressione di chi avrebbe voluto fare di meglio, dovendosi accontentare di poco.

«Per le mutande di Merlino» esalò James, strabuzzando gli occhi, una volta che gli furono accanto.

Sirius si guardò attorno, in cerca degli insegnanti, ma non ne vide nemmeno uno.

Remus dovette accorgersene, poiché si voltò a guardarlo e disse: «Sono occupati a sistemare un’improvvisa crisi nel bagno di Mirtilla Malcontenta: pare che Mulciber abbia fatto saltare i gabinetti, allagando mezzo piano» spiegò, come se la cosa non fosse stata ovviamente orchestrata da lui.

«Come…?» osò chiedere Sirius, perplesso.

«Peeves» rispose Remus, serafico. «Potrei essere riuscito a convincerlo ad attirare Mulciber e potrebbero aver duellato... a modo loro.»

«Convincerlo?» domandò James, fissando il poltergeist. «Non dà retta a nessuno! Come ci saresti riuscito?»

«Qualche giorno fa Mulciber lo ha provocato, voleva solo una scusa per vendicarsi» rispose Remus, sorridendo. «Slughorn glielo aveva impedito ed io ero lì per caso. Me lo sono ricordato ieri e ho deciso di ricordarlo anche a lui.»

Sirius fissò l’amico a bocca aperta, rammentando che in effetti durante l’adolescenza Remus aveva rivelato lati di sé insospettabili che, crescendo, si era lasciato indietro; le difficoltà della vita adulta lo avevano costretto a darsi una regolata, mettendo da parte il suo io Malandrino.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora