CAPITOLO 40 - Il secondo fine

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«My heart’s racin’ now, I just can’t take a breath
I’m catchin’ you starin’ again
I swear all this shit isn’t just in my head
I know that we’re more than

Friends, friends, friends
I know that we’re more than
Friends, friends, friends.»

(more than friends – Isabel LaRosa)



2 settembre 1974

Alisia

L’aula di Babbanologia era deserta.

Alisia entrò quieta, osservando i banchi vuoti e le ampie finestre che rendevano luminosa la classe, la cattedra in fondo coperta di libri e su cui svettava un mappamondo di legno e ottone, certamente non di quel secolo. Vicino alla lavagna piazzata alla destra della cattedra c’erano alcuni oggetti Babbani che l’anno precedente mancavano, come un tostapane, delle radio portatili, un minuscolo televisore con tanto di telecomando, una bicicletta per bambini e una bilancia da cucina quadrata di un giallo sbiadito.

Alisia prese la bilancia tra le dita e notò che era abbastanza pesante – negli anni Settanta tutto era colorato, enorme e scomodo; differente di certo dalle tecnologie del futuro, dove ogni cosa sarebbe diventata sempre più leggera e sottile, favorendo la praticità. Era pronta a scommettere, tuttavia, che buona parte dell’oggettistica di quell’epoca sarebbe durata molto più di quella degli anni duemila, poiché in quel tempo ogni cosa veniva settata per rompersi presto.

«Quello cos’è?» La voce nota di Daniel Goldstein si espanse per la classe vuota, creando una eco che le ricordò quanto la McGonagall avesse azzeccato la scelta del cronista per le partite del campionato.

Alisia mise giù la bilancia, osservando Daniel avvicinarsi e indicarle il tostapane, incuriosito come lei da tutte quelle cianfrusaglie Babbane. «È un tostapane. Dovrebbe abbrustolire il pane» disse, pratica.

«Ne hai già visto uno in passato, vero?» domandò Daniel, per nulla sorpreso. «Anche l’anno scorso sembravi un’enciclopedia degli oggetti Babbani».

Alisia annuì, arrossendo compiaciuta. «Te l’ho detto, un mio parente adora le cose Babbane. Ho imparato molto da lui» sentenziò ripensando a quando, sei anni prima, Arthur Weasley le aveva fatto vedere la sua collezione di reperti Babbani, tra cui c’era appunto un tostapane.

La magia non andava d’accordo con la tecnologia, quindi ogni volta che Arthur aveva tentato di mettere qualcosa in funzione ne era nata qualche piccola tragedia; il tostapane, per dirne una, era andato a fuoco.

Daniel esaminò gli altri oggetti, curioso. «Siamo solo noi?» chiese ad un tratto, guardandola.

«Sirius e James non ci sono» rispose Alisia, adocchiando la porta; quei due ancora non arrivavano e la professoressa Relish pareva aver deciso di ritardare a propria volta.

«Mi domando cosa stiano combinando» mormorò Daniel, divertito. «La loro propensione a creare scompiglio è quantomeno interessante.»

«Cosa sarebbe interessante?» chiese la voce di James Potter.

Lui e Sirius erano appena arrivati, entrambi scarmigliati, entrambi con le cravatte allentate e i bottoni superiori delle camicie slacciati; dovevano essere andati da qualche parte a combinare dei guai, perché James aveva la faccia arrossata dallo sforzo e Sirius non riusciva a trattenersi dal ridere.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora