«Put your arms around somebody else
Don't punish yourself (punish yourself)
Truth is like blood underneath your fingernails
And you don't wanna hurt yourself, hurt yourselfLooking too closely
I could be wrong 'bout anybody else
So don't kid yourself (kid yourself)
It's you right there, right there in the mirror
And you don't wanna hurt yourself, hurt yourselfLooking too closely.»
(Looking too closely – Fink)
21 aprile 1976
Nell'arco della notte
Era come se non ci fosse, persa in una deriva di eventi fuori controllo. Veniva sballottata in giro, sollevata, posata, rassicurata, interrogata – i volti delle persone che conosceva erano gentili o spazientiti o ancora tristi – e non c'erano momenti specifici in cui fosse del tutto in sé.
Ricordava a stralci.
L'inizio dopo la fine, in cui l'avevano torchiata per ottenere informazioni – Moody era stato mandato via dalle urla di Dorian, le rimbombavano nelle orecchie per la furia che vi era stata impressa; la presenza di altri Auror, Alice Longbottom e suo marito Frank, la figura sconosciuta di Travers; l'attimo in cui Gideon l'aveva affidata a Molly, obbligandola ad andare alla Tana.
Odore di bagnoschiuma, i vestiti che venivano tolti, il sangue che pian piano veniva lavato via dall'acqua calda, la cura con cui sua cugina l'aveva ripulita, rivestita, messa a letto.
Il pianto di Wren, un sottofondo crudele durato ore.
E poi di nuovo gli Auror, questa volta solo Alice – Gideon e Fabian erano fin troppo coinvolti nella vicenda, non sarebbe stata un'indagine lucida – e mille domande dette con gentilezza ma anche con le pressioni di chi doveva svolgere il proprio lavoro, come da copione.
Dov'eri? Chi ti ha fatto fuggire? Tua sorella ti ha portata nell'Armadio Svanitore? Come funziona quest'ultimo? Hai visto qualcuno al ritorno? Hai toccato qualcosa mentre eri lì?
Troppe domande, incantesimi non verbali, tazze di pozione tranquillante portate per calmarla – c'erano panico, dolore, ansia – e altre urla, il tono alto di Fabian, l'abbraccio di Molly.
E infine gli incubi, terribili, inevitabili, era diventata resistente alla pozione scaccia sogni.
Le urla, il sangue, le immagini di sua madre aperta e squarciata, violata dalla magia oscura.
Sangue, morte, urla, sangue, sangue, sangue–
...
22 aprile 1976
Ore 02.13, Valiant's Lodge
Le immagini erano sfocate, le membra scosse da brividi freddi e insistenti, malgrado si fosse avvolta stretta nelle coperte. Sfregò i palmi delle mani gli uni contro gli altri e strizzò gli occhi nell'oscurità, ma non riuscì a levarsi di dosso la sensazione di vedere il sangue della mamma addosso, di vederlo su Wren, che le dormiva inquieta accanto.
Nella sua mente era ancora giù in salotto, a guardare il volto senza vita di Caterina – il corpo scomposto, le grida di una bocca aperta in cerca di aiuto, la carne dischiusa in ferite grondanti sangue.
Una violenta ondata di nausea la travolse. Alisia si portò una mano alla bocca, emise un conato; si alzò e corse in bagno, sollevò la tavoletta del water e vomitò, sentendo lo stomaco rimandarle fitte incontrollabili, e restò aggrappata ai bordi di ceramica finché non ebbe più modo di svuotarsi di liquidi inutili.
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Looking too closely [Libro I - The Lovers]
FanfictionLa Morte propone a una donna Babbana di rinascere negli anni Sessanta in una famiglia magica, dandole delle limitazioni e un unico avviso: Lily Evans è destinata a morire. Fa la stessa proposta a un Sirius Black in attesa nel limbo dopo aver attrave...