CAPITOLO 23 - Un nuovo anno a Hogwarts

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1° settembre 1972

Alisia

«Volete qualcosa dal carrello, cari?»

La vecchietta dell’Espresso per Hogwarts non era cambiata di una virgola: stesse rughe, stessi occhi tondi e gentili, stessa voce roca ma decisa. E stesso, identico carrello dei dolci.

Alphonse balzò subito in piedi. «Ragazze, volete qualcosa? Offro io!»

Alisia fece finta di pensarci su e annuì, mentre Lucretia le dormiva quieta sulle gambe, la schiena che si alzava e abbassava dolcemente. «Qualche Cioccorana, grazie.»

«Anche per me» aggiunse Dorcas, sollevando gli occhi dalla Gazzetta del Profeta.

«Niente per me, mi sono portata dei panini da casa, ma grazie comunque, Corvetto» rispose invece Lucinda, che stava giocando a scacchi con Rosier.

Prima che qualcun altro potesse chiedere di farsi offrire qualcosa in più – lo avrebbero fatto senza pensarci due volte – Alphonse si fiondò sulla vecchietta col borsellino ben in vista e prese tutto quello che poteva. Rosier si alzò qualche secondo dopo, galeoni alla mano.

Alisia guardò Alphonse, divertita: aveva intercettato lei e Dorcas poco prima di salire sul treno, a corto di fiato e coi vestiti stropicciati, dopo una corsa a perdifiato attraverso il muro del binario nove e tre quarti. Lo avevano visto arrivare veloce come un fulmine coi bagagli che sbatacchiavano nel carrello rendendo la vita della sua civetta Ponder un vero inferno. Avevano cercato uno scompartimento insieme, e Alisia aveva fatto in modo che non vedessero quello dei Malandrini, che aveva dei posti liberi, preferendo piuttosto sorbirsi le discussioni di Lucinda e Rosier.

All’inizio si era detta che dividere lo scompartimento coi Grifondoro non avrebbe creato problemi, ma Rabastan l’aveva salutata in una delle carrozze occupate interamente da studenti di Serpeverde, come aspettandosi di vederla passare, di conseguenza aveva archiviato l’idea di cedere alla tentazione di stare coi Malandrini, temendo che Lestrange potesse farsi venire in mente di cercarla per parlarle: se l’avesse trovata con loro, i suoi screzi con Sirius non avrebbero fatto altro che aumentare e rafforzarsi e non aveva intenzione di causare più problemi di quanti fosse in grado di gestirne. Se poteva evitare altre grane, lo avrebbe fatto; ne andava non solo della sicurezza della sua famiglia, ma anche di Sirius e Regulus – d’altronde, Rabastan non aveva forse minacciato Sirius di fargliela pagare se avesse continuato a mettergli i bastoni tra le ruote?

E poi lo aveva promesso a Gideon.

Doveva evitarlo solo per un po’, almeno finché suo cugino non si fosse tranquillizzato abbastanza. A quel punto il suo collegamento coi Malandrini si sarebbe potuto rafforzare, tanto da consentirle di inserirsi meglio nelle loro dinamiche e nella loro storia, quanto bastava per mantenere i contatti dopo Hogwarts.

L’unico problema ora riguardava Regulus. Non poteva evitarlo. Se avesse lasciato che Rabastan gli mettesse delle sciocche idee in testa, il suo destino sarebbe stato segnato.

Sarebbe morto e Sirius lo avrebbe perso per sempre.

Alisia guardò fuori dai finestrini, mentre il treno curvava infilandosi in una galleria, quando l'improvvisa immagine del giorno della nascita di Wren le appannò la vista, distraendola dai suoi progetti sui Black. Fu un attimo, fugace ma vivido, e le lasciò addosso una brutta sensazione. Troppo sangue, si disse. Forse era per questo che non riusciva più a chiudere occhio. Dalla nascita di sua sorella, le sue notti si erano fatte tormentate; e anche la sola vista della bimba, i primi giorni, l'aveva in qualche modo turbata, impedendole di volerle bene nel modo giusto.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora