CAPITOLO 55 - Marzo

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«No, I don't need another one
Just give me her, give me her
Please, don't look at the things I've done
Just give me her, give me her

Tell me where the line is
I'll set my life away, no regrets
Yeah, I know that nothing lasts forever
Yeah, it does, just like that

No, I don't need another one
Just give me her, give her»

(Give Me Her – Michl)

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16 febbraio 1976

Sirius aveva meditato molto durante la giornata. E ora, in una prima pausa dopo le lezioni e con delle occhiaie spaventose, si era costretto a confessare a James di quanto accaduto con Snape, sebbene fosse certo che non l'avrebbe presa bene.

Un sospetto lecito, a giudicare dalla faccia che James assunse in quel preciso istante, nel corridoio che portava all'infermeria.

Le sue orecchie erano diventate viola. «Che cazzo ti è venuto in mente?»

Bene. Non che non se lo aspettasse. «L'ho fatto per levarci Snape dai piedi» mormorò, una giustificazione così poco convincente che James fece una smorfia. «No, davvero, Dumbledore non avrebbe mosso un dito. E avevo la situazione sotto controllo...»

«Così sotto controllo che Alisia per poco non veniva morsa?» replicò James, arrabbiato. «E non parliamo di Snape. Francamente di lui non mi importa un accidente, ma non mi sta sulle Pluffe al punto da desiderare vederlo morto; o contagiato. E Alisia si sarebbe potuta fare male. Questo non lo avevi previsto, vero?»

«Beh...»

«E Remus? Hai pensato che quando andremo a trovarlo starà uno schifo?»

Cazzo, certo che lo sapeva. Sapeva che Remus l'avrebbe presa male. «... basterà consolarlo e dirgli che Snape deve averci seguiti e...»

«Aspetta un momento.» James sollevò le sopracciglia. «Non glielo vuoi dire?»

Sirius esitò. «No, certo che no. Non ho molta voglia di litigarci... non capirebbe.»

James aprì la bocca e poi la richiuse, come se non riuscisse a tirare fuori le parole giuste per commentare le sue affermazioni. Alla fine, si scompigliò i capelli e lo guardò con espressione accigliata. «Fammi il favore di non parlarmi fino a domani.»

«Dai, andiamo, Jamie...»

«E non usare il diminutivo! Non mi rabbonisco per un cavolo!»

Sirius cercò di dire altro, ma James si voltò e marciò fino alla porta dell'infermeria, la spalancò ed entrò dentro senza guardarsi indietro. Malinconico, lo seguì nella sala e si richiuse la porta alle spalle, dando una rapida occhiata ai letti per individuare quello in cui quasi certamente Remus riposava. Lo trovò subito, era l'ultimo sulla destra e con le tende tirate.

«Oh, ragazzi miei, non gli avrete portato qualcuno dei vostri scherzi, spero!» esclamò Madama Pomfrey uscendo dal proprio ufficio e squadrando lui e James come se fossero dei furfanti.

James scosse il capo. «No, staremo qui per poco, lo giuriamo.»

Beh, almeno parlava per entrambi. Non era poi così arrabbiato con lui, giusto?

L'infermiera li esaminò con occhio critico. «Voglio credervi. Vi concedo dieci minuti con Lupin, non di più. È estremamente stanco, ma non c'è bisogno che ve lo dica ogni volta, presumo.»

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora