2 dicembre 1971
Alisia
Quel giorno Remus non si presentò a nessuna delle lezioni che avevano in comune. Alisia conosceva la ragione di tali assenze, era già successo nei mesi precedenti, ma la preoccupazione che provava al riguardo non faceva che aumentare, anziché diminuire. Quella notte ci sarebbe stata la luna piena, e durante i giorni che sarebbero seguiti Remus avrebbe evitato di frequentare le lezioni, millantando con la complicità del corpo insegnanti problemi inerenti la sua fantomatica ‘salute cagionevole’.
Quando anche la lezione di Volo terminò e Madama Hooch li congedò, sparendo all’interno degli spogliatoi, Alisia ripose il proprio manico di scopa assieme agli altri e controllò di sfuggita James e Sirius, in cerca di segni rivelatori, ma non notò nulla di diverso: erano i soliti spacconi.
«Com’è che tutti noi peggioriamo mentre tu e Lucinda sembrate uscite da una rivista di Quidditch?» si lamentò Andrea, riponendo la scopa sopra la sua, le guance chiazzate di rosso e i capelli d’ebano gonfi e con qualche foglia sparsa tra i ciuffi scuri.
Madama Hooch li aveva portati al campo di Quidditch per una piccola prova pratica, invitandoli a volare più in alto possibile e a schivare le tre porte; sfortunatamente il tempo non era dei migliori e il vento che tirava, gelido, portava con sé rametti e foglie, che si erano via via agganciati alle loro divise o ai capelli, come nel caso di Andrea. Alisia, che per l’occasione si era legata i capelli in una coda alta, aveva già provveduto a ripulirsi.
Lucinda, intanto, sventolò una mano all’indirizzo di Andrea come a dire ‘Non esageriamo’ : «Se fossimo davvero così talentuose come dici, Slughorn ci ammetterebbe nel suo club esclusivo; purtroppo, siamo dei comuni mortali.»
«Severus però è nel suo club» disse Evan, tirando in mezzo Snape, che se ne stava rigido accanto a lui, «ma non credo voglia provare a entrare nella squadra di Quidditch, vero?»
«In sella a una scopa è penoso tanto quanto Leandra» abbaiò Lucinda, priva di tatto; Leandra gemette sentendola. «Sì, Burke, è così. Il nostro piccolo Snape è il cocco di Slughorn unicamente per le sue fantastiche doti in Pozioni, non è così?»
«Di certo Slughorn gli riderebbe in faccia se chiedesse di poter partecipare a un provino per la squadra» ghignò Avery, mettendo un braccio attorno alle spalle di Severus, che se lo scrollò subito di dosso, infastidito.
«Oh, andiamo, Sev, ti stiamo solo prendendo in giro» disse Mulciber, ridendo.
«Non chiamarmi così» sibilò Severus.
La tensione era palpabile, tant’è che i pochi Grifondoro rimasti al campo si misero a osservare la scena, incuriositi – non era cosa di tutti i giorni veder litigare due Serpeverde. James e Sirius, che avevano smesso di bighellonare, si avvicinarono per sentire meglio la conversazione.
Alisia era consapevole di dove sarebbe andata a parare quella farsa: il diminutivo usato da Mulciber era utilizzato affettuosamente da una sola persona, e quella persona era Lily Evans. Dovette accorgersene anche Snape, perché evitò in tutti i modi di indirizzare gli occhi all’amica, che era lì presente.
Mulciber si pizzicò il naso con due dita. Era del tutto al suo agio, come se non stesse per umiliare Severus. «Pensavo ti piacesse essere chiamato così, Sev. Devo forse pensare che tu preferisca sentirtelo dire dalla tua preziosa Sanguesporco?»
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Looking too closely [Libro I - The Lovers]
FanficLa Morte propone a una donna Babbana di rinascere negli anni Sessanta in una famiglia magica, dandole delle limitazioni e un unico avviso: Lily Evans è destinata a morire. Fa la stessa proposta a un Sirius Black in attesa nel limbo dopo aver attrave...