3 gennaio 1972
Alisia
Remus si sistemò la cravatta rossa e oro e mormorò: «Sta di nuovo nevicando.»
Quella sera Hogwarts era piena di vita, tra fantasmi in festa e studenti divisi in piccoli gruppi allegri; questi erano assiepati nei corridoi del castello, ad aggiornarsi sull’andamento delle vacanze appena trascorse, un vociare alto e pieno di entusiasmo. I fantasmi, contagiati dal loro buonumore, girovagavano qua e là, mentre Filch imprecava per il troppo chiacchiericcio, gli occhi ridotti a due fessure cupe; Mr Norris gli sedeva accanto, la coda in movimento e un’espressione tutt’altro che gentile, non troppo dissimile da quella del padrone.
Alisia lanciò un’ultima occhiata fuori dalle grandi vetrate – un paesaggio bianco in cui era difficile distinguere una figura dall’altra – prima di tornare a osservare Remus: era cresciuto in altezza, o era solo una sua impressione? Di sicuro, aveva il viso più scavato e gli occhi un po’ più tristi, la divisa sgualcita e molti pensieri per la testa.
«L’inverno è appena iniziato, no?» rispose infine Alisia, sforzandosi di sembrare allegra.
Quel giorno, nell'attesa dell'arrivo di Remus, Alisia aveva cercato di parlare con Andrea, ma questa si era intestardita a ignorarla, andandosene a braccetto con Ester verso la Sala Grande, mentre Lucinda si era invece limitata a fare spallucce, bofonchiando un: «Lasciala stare, è solo stupida» che era risultato ben poco consolatorio.
Si era illusa che le cose sarebbero tornate alla normalità restando separate per un lungo periodo, e tale convinzione l’aveva accompagnata per tutto l’arco della giornata. Anche il regalo che Andrea le aveva donato per Natale aveva contribuito ad alimentare le sue speranze. Come aveva potuto illudersi così facilmente? E perché diavolo ce l’aveva con lei? Non poteva dirle semplicemente cosa non andasse, anziché trattarla come un'appestata?
«Stai bene? Alisia?»
La voce di Remus la riscosse da quei pensieri.
Alisia lo guardò confusa per qualche secondo prima di rendersi conto che doveva averle posto quella domanda ben più di una volta. «Sì, sto bene» borbottò, massaggiandosi distrattamente il polso. «È solo che…»
«Andrea non ti ha rivolto la parola, giusto?» Remus sospirò. «L’ho notato prima, quando l'abbiamo incrociata. Non vi siete sentite durante le vacanze?»
«No. Non ho sentito né te, né lei» rispose Alisia, rimarcando quanto lui per primo si fosse reso irraggiungibile.
Remus si grattò il collo – un segno di nervosismo. «Avevo troppe cose da fare» disse, a mo’ di scusa. «La salute di mia madre non è delle migliori e la mia... beh, non è tanto differente.»
Ah. «Sei sicuro che...» si affrettò a chiedere Alisia, mortificata.
«Non ti preoccupare» rispose Remus, rimanendo sul vago, un tono stranamente brusco. «Sto bene, davvero. »
Questa però era una bugia.
Alisia si sfregò una guancia, la pelle irritata, e virò gli occhi di verde e acqua sui propri piedi, riflettendo su quanto a Remus potesse pesare mentire a se stesso e agli altri. Persino la salute di sua madre era uno scudo, un altro modo per proteggersi e non rivelare la propria natura.
«Sarà meglio incamminarci, tra poco inizierà la cena» disse Remus. «E poi credo che Dorcas ti stia aspettando.»
Si separarono tiepidamente, e quando Alisia raggiunse il tavolo dei Serpeverde notò che Andrea era seduta ben lontana dal solito posto, tanto da essere vicina a quelli del terzo anno. Accanto a lei, ovviamente, c’era Ester.
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Looking too closely [Libro I - The Lovers]
FanfictionLa Morte propone a una donna Babbana di rinascere negli anni Sessanta in una famiglia magica, dandole delle limitazioni e un unico avviso: Lily Evans è destinata a morire. Fa la stessa proposta a un Sirius Black in attesa nel limbo dopo aver attrave...