CAPITOLO 20 - L'odio di Huxley e l'avvertimento di Sirius

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6 aprile 1972

Rabastan

«In che rapporti sei con Alisia Prewett?»

Severus sollevò la testa, confuso dalla domanda. Rabastan osservò la sua espressione con curiosità, gli angoli della bocca piegati verso l'alto, le dita che picchiettavano distrattamente uno scacco che attendeva impaziente la sua prossima mossa.

La Sala Grande era silenziosa, tant'è che i discorsi dei fantasmi che popolavano il castello erano ben udibili, starnazzamenti privi d'interesse che servivano solo a infastidire i pochi studenti presenti. L'aria era molto meno festosa rispetto ai giorni precedenti e Rabastan aveva notato come il nervosismo generale per gli esami di fine anno si fosse fatto nuovamente presente.

Severus, il volto giallognolo privo di emozioni, si decise infine a rispondere. «Siamo... amici.»

«Strano. Avrei giurato che Frederick e Robert fossero contrari a questa tua amicizia. Sbaglio?»

«Non mi hanno mai detto niente» borbottò Severus, gelido. «Altrimenti dovrebbero dire qualcosa anche a Evan, ma a nessuno di loro piace litigarci.»

Rabastan rise. Fece muovere uno degli alfieri e lo studiò decapitare un pedone avversario, sprovvisto di quella cosa chiamata pietà. «Sai, penso che solo Lucius approvi i tuoi legami. Possono tornare utili.»

Snape scrollò le spalle. «Non penso che essere amico di Alisia possa servire a qualcosa.»

«Ricorda: ogni Purosangue è ben gradito dal Signore Oscuro, anche coloro su cui non scommetteresti un galeone» disse Rabastan. Si massaggiò un polso, ignorando lo sguardo perplesso del ragazzino, la mente che vagava altrove. «Portali dalla sua parte e lui ti ricompenserà.»

«Alisia non ha alcuna intenzione di unirsi a Lui dopo la fine degli studi» precisò Severus, fissando la scacchiera con la fronte aggrottata; in quel momento non era altro che un ragazzino debole e pieno di dubbi.

Rabastan giocò pigramente con un pedone. «Mai darsi per vinti. Hai altri sei anni per farle cambiare idea.»

Poi ordinò alla regina di uccidere il re e Severus guardò pensieroso la propria disfatta.



8 aprile 1972

Alisia

Quella mattina pioveva, gocce leggere che si schiantavano sul terreno ormai zuppo, il cielo pronto ad aprirsi al bel tempo. Alisia abbracciò Caterina e la salutò con tristezza, mentre Gideon e Fabian aspettavano pazienti all'ingresso della tenuta, pronti a Smaterializzarsi non appena la cugina fosse stata pronta.

Le vacanze di Pasqua erano durate poco, o almeno così era sembrato ad Alisia; in tutto ciò, aveva visto il padre una manciata di volte, perlopiù la sera tardi, e una costante ansia si era impadronita di lei al pensiero del genitore coinvolto in situazioni pericolose. Perché, per quanto si trattasse solo di Obliviare Babbani in preda a crisi isteriche o troppo scioccati per capire cosa avessero visto, il pericolo che qualche Mangiamorte potesse attaccarlo era alto, fin troppo. Sfortunatamente per lei, origliare una conversazione di Gideon e Fabian inerente le costanti aggressioni ai dipendenti del Ministero non l'aveva aiutata a smaltire il terrore. E ora era costretta a tornare a Hogwarts – e felicità si era mescolata a paura e rifiutava di slegarsi.

Guardandosi più volte alle spalle per non porre fine al contatto visivo con la madre, Alisia avanzò verso i cugini; una volta vicina, afferrò il braccio che Gideon le porse, mormorando un debole 'sì' quando questi la pregò di stringerlo forte. Si Smaterializzarono in una delle vie che portavano alla stazione di King's Cross e Alisia mollò la presa con un leggero senso di nausea. Non parlò molto e, nell'esatto momento in cui raggiunsero il treno, Alisia si rese conto di aver ignorato tutto ciò che Gideon e Fabian le avevano detto; sempre che le avessero detto effettivamente qualcosa, ma, a giudicare dall'espressione di Gideon, probabilmente sì, le avevano parlato e lei non vi aveva prestato attenzione.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora