CAPITOLO 71 - Segnali

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4 giugno 1977

Lily

Quel sabato, poco dopo la colazione, si erano tenuti gli esami di Materializzazione. Erano passati mesi da quando avevano cominciato le lezioni con l'istruttrice del Ministero e alla fine una buona fetta degli studenti del sesto anno era riuscita a superare l'esame.

Alcuni erano passati subito – Avery si era rivelato il migliore – e altri avevano rischiato di non farcela per un soffio – Alisia e, a sorpresa, James –, ma alla fine soltanto i nati dopo il 31 luglio erano rimasti tagliati fuori.

Lily aveva preso la patente senza battere ciglio e ora camminava in direzione della biblioteca col respiro tremulo. Si sentiva sempre più intorpidita, e nonostante tutto si imponeva di restare lucida. Si alzava la mattina, andava a colazione, studiava, partecipava alle riunioni dello Slugclub. Affrontava esami importanti come quello di Materializzazione e si negava qualsiasi tipo di gioia.

In pratica, andava avanti per inerzia.

Nel suo petto, le ansie si accumulavano mozzandole il respiro. C'erano anche le parole dei suoi genitori la sera in cui aveva lasciato Cokeworth. C'era il pentimento che aveva scavato al punto da cucirsi sui suoi nervi. E poi c'erano le parole di James, la sua inaspettata comprensione e la paura che le aveva trasmesso solo con lo sguardo, quella paura di perdere ciò che era importante e che non era riuscita a trovare in nessun altro.

Avevano scelto di essere amici, anche se non avevano più avuto momenti come quello fuori dall'infermeria. Però Lily aveva parlato con Marlene, aveva dato un senso agli incoraggiamenti di James. E aveva pianto. Tanto, per ore, tra le braccia della propria migliore amica. Così il peso nel suo petto era diventato più leggero, aveva trovato modo di percepirsi a tratti, ma non era scomparso.

Salì le scale del secondo piano chiusa a tal punto nei propri patemi d'animo da dimenticare, a un certo punto, di saltare un gradino particolarmente infido che aveva l'abitudine di scomparire. Così, quando vi mise il piede e per poco non ruzzolò in avanti, neppure tentò di allungare le braccia per evitare di farsi male.

Una stretta gentile attorno alla sua vita fu ciò che separò la sua faccia dal marmo (e salvò con ogni probabilità il suo naso). Lily trattenne il respiro e si voltò, rendendosi conto che era stato Remus a salvarla.

«Per un soffio» osservò il ragazzo, aiutandola a piantarsi su un altro gradino. «Tutto bene?»

«Sì» mormorò Lily, scossa. Posò una mano sul corrimano di pietra e cercò di riaversi. «Grazie per l'aiuto. Mi ero dimenticata di quanto antipatica potesse essere questa scala.»

«Non sei l'unica, l'altro giorno ho visto Holborn del terzo anno volare giù dalle gradinate del sesto piano, quelle che molto spesso si spostano di soppiatto; per fortuna c'era il professor Flitwick dietro di lui e lo ha salvato, o si sarebbe rotto l'osso del collo» raccontò Remus, guardando verso il basso. «Comunque, sembri sovrappensiero in questi giorni, Evans. Tutto bene?»

«Sì» mentì Lily, stringendo a sé la borsa a tracolla. «Pensavo agli esami. E ora immagino penserò a quanto sia probabile rompersi qualcosa girando per il castello. Strano che in sei anni non sia ancora finita in infermeria.»

Remus le riservò un sorriso gentile. «Significa che sei stata abbastanza attenta.»

Ripresero a camminare e Lily non poté fare a meno di pensare che Remus avesse invece la sventura di passarvi la maggior parte del tempo. Osservandolo, ammirò per la prima volta la forza che sembrava mettere in ogni passo, come se la sua sfida quotidiana fosse affrontare il dolore e lasciarselo alle spalle. Anche se era sempre presente e a volte, studiando Remus con un occhio più attento, poteva notarsi la smorfia che sfuggiva alle sue labbra ogni cinque passi, o il modo in cui tendeva a massaggiarsi la parte bassa della schiena o il collo; erano pressioni caute delle dita in zone dove le ossa dovevano essere tanto malconce da causargli sofferenza.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora