CAPITOLO 67 - Il serpente e l'amore 🔴

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«Je, je vais t'attendre là, viendras-tu pour moi?

Je vais t'attendre là, seulement toi

Tu peux me tenir, jusqu'à ce que le soleil se cache

Et embrasse-moi doucement, jusqu'à ce qu'il revienne.⁽¹⁾»

(Sacred Heart – The Civil Wars)

14 gennaio 1977

Sirius le aveva concesso del tempo per riprendersi, ma quanto accaduto con la Morte – ciò che era venuto a galla mentre lei era nel limbo – non aveva trovato una conclusione, né risposte accettabili. Avevano provato a parlarne, ma Alisia – fresca di traumi e coperta di lividi – si era rivelata criptica nelle risposte, ben poco incline a rispondere alle sue domande. Sembrava che quanto accaduto dovesse restare nel limbo, che ogni parola scambiata con la Morte non potesse essere divulgata a terzi. Tradimento, quindi: non c'erano alternative.

Questa era l'unica cosa che Alisia non aveva negato.

15 gennaio 1977

L'acqua scorreva nel lavandino, sciabordando lungo la ceramica bianca. Alisia infilò le mani sotto al rubinetto, la pelle calda che si scontrava malvolentieri col fluido ghiacciato; ne voleva trarre un qualche tipo di sollievo, anche se quella notte – rivelatasi piena di incubi, tra la morte della mamma e l'ombra della Morte – non sarebbe certo svanita lavandosi le mani.

Insoddisfatta, Alisia chiuse il rubinetto e si asciugò tremante, le immagini delle sue paure che si spalmavano di fronte ai suoi occhi a ogni battito delle ciglia. Portò una mano al collo, sentì il lieve gonfiore lasciato dalle dita di Sirius – no, della Morte – ed emise un respiro strozzato.

Si era fatta coraggio. Si era rialzata, aveva rassicurato Sirius, si era di nuovo spezzata; continuava a spezzarsi ogni giorno. Aveva paura, ma non poteva averne. Era fragile, ma non poteva esserlo. Essere brava, essere forte, essere coraggiosa, essere semplicemente: doveva fare tutto ed essere tutto. Ma non aveva scelto di tornare in vita per reprimersi così, per essere qualcosa che non era.

Alisia non era Alice e di questo era contenta; ma non poteva nemmeno spingersi oltre il limite, perché a furia di essere altro non sarebbe stata neanche più se stessa.

Così si osservò allo specchio, cercò di vedere soltanto la sé presente, e aprì il proprio cassetto personale in cerca del fondotinta magico, decisa ad applicarne un nuovo abbondante strato, di modo da non ritrovarsi col collo esposto. Non voleva che altri se ne accorgessero. Non voleva che Sirius vedesse ciò che era accaduto, ciò che lo aveva ferito e reso impaurito.

Era colpa della Morte. Tutta colpa sua.

Quella violenza, quei pedaggi, quel futuro pilotato.

27 gennaio 1977

L'ufficio del Preside era immerso nel silenzio. Sirius aveva collezionato, nei mesi, molte ammaccature, lividi e mal di testa, nel tentativo di portare a termine un compito che si era inizialmente rivelato impossibile: imparare l'Occlumanzia nel minor tempo possibile e prima di quanto scommesso dal Preside.

Alla fine, aveva avuto ragione quest'ultimo, come sempre: Sirius era riuscito a respingerlo per ben tre volte di fila in un'unica sessione solo dopo mesi di prove, imprecazioni e dolore.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora