CAPITOLO 39 - Ghiaccio di Durmstrang e sorrisi da Veela

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1° settembre 1974

Alisia

Dorcas la stava aspettando fuori da uno scompartimento vuoto, i capelli scuri lasciati sciolti sulle spalle, una rarità per lei, che soleva tenerli costretti in acconciature pratiche.

Alisia le venne incontro e l'abbracciò allegra, Lucretia che miagolava ai loro piedi, salutando a propria volta la Serpeverde.

«E Alphonse? Dov'è?» chiese Alisia, guardandosi attorno.

«In verità non l'ho ancora visto» rispose Dorcas con un sorriso tirato. Non pareva entusiasta della domanda e Alisia si chiese se non fosse accaduto qualcosa durante l'estate; da quando l'amica e il Corvonero si erano messi assieme, le due ragazze avevano potuto passare poco tempo nella Stanza delle Necessità e in generale da sole, complici anche i problemi di insonnia di cui Alisia continuava a soffrire.

La notte prima aveva chiuso occhio a stento, ma era riuscita a recuperare verso le tre di notte, assopendosi il necessario per restare sveglia durante il viaggio in treno.

Si sistemarono nello scompartimento mentre Mulciber e Wilkes entravano nel vagone. Si ignorarono a vicenda e Alisia si premurò di non guardare Wilkes in faccia; aveva ancora in mente l'avviso di Evan e non era per nulla contenta che quello stronzo mezzo tedesco l'avesse presa di mira.

Con meno fatica di quanto creduto, riuscirono a sistemare i bagagli sulle apposite reti e si sedettero. Il treno era in attesa di poter partire, probabilmente c'erano studenti che dovevano arrivare alla stazione, mentre loro erano in anticipo.

«La mamma ha fatto installare in casa un telefono Babbano» disse Dorcas, eliminando con una spinta delle dita una piega sul tessuto del pantalone che indossava. «Magari durante le vacanze possiamo parlarci così, dato che anche a casa tua c'è un oggetto simile» suggerì, un'altra nota di tensione celata nelle parole.

«Cas, tutto bene?» si azzardò a chiedere Alisia, incapace di ignorare il palese disagio che si era impossessato dell'amica; la conosceva bene, la rigidità non le apparteneva.

Dorcas era più dolce e fragile di quanto volesse mostrare.

Quest'ultima strinse le labbra, poco incline a sfogarsi, ma impiegò qualche secondo ad arrendersi. «L'altro giorno io e la mamma abbiamo ricevuto una visita. Niente di speciale, solo... non è stato divertente.»

«Che genere di visita?» domandò Alisia, confusa. Non sapeva molto della famiglia di Dorcas, se non che la madre aveva perso la vista dopo un esperimento al Ministero - era un'ex Indicibile.

Nemmeno Dorcas sapeva cosa fosse accaduto alla madre quella volta all'Ufficio Misteri e non si era mai azzardata a chiedere ulteriori dettagli. C'erano delle regole, regole imposte con la magia, per impedire a chiunque vi lavorasse di poter divulgare informazioni vitali.

Dorcas, che si era abbandonata nel frattempo contro il sedile, si portò una ciocca di capelli alle labbra, gli occhi celesti assorti. «C'è una cosa che non ti ho raccontato.» Altri studenti passarono davanti allo scompartimento; Alisia intravide Francis Macmillan, Daniel Goldstein, Xenophilius Lovegood, e Serpeverde più grandi a cui non avrebbe rivolto la parola per nessun motivo.

Tornò a guardare Dorcas. «Che genere di cosa?»

«Ti sei mai chiesta perché Rabastan mi chiami per nome, malgrado io non sopporti lui e lui non sopporti me?» iniziò Dorcas, un'altra volta agitata. «Oltre al non trascurabile dettaglio dell'essere una Mezzosangue.»

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora