CAPITOLO 4 - Sentire le voci non è mai un buon segno

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2 settembre 1971

Alisia

Il mattino dopo, Alisia entrò nella Sala Grande con Andrea accanto. Si erano svegliate molto presto entrambe e di comune accordo si erano lavate ed erano salite per fare colazione, elettrizzate per l’imminente lezione di Incantesimi che si sarebbe tenuta quella mattina col professor Flitwick.

La Sala Grande era un po’ vuota, fatta eccezione per alcuni studenti più grandi e i professori, che occupavano tutti il tavolo delle autorità. Appena le due ragazze si sedettero, davanti a loro comparvero alcune pietanze e una varietà interessante di bevande. Alisia prese una caraffa e si versò nel bicchiere quello che era chiaramente del succo di zucca, mentre Andrea prendeva qualche fetta di pane tostato e della marmellata di more.

«Ti andrebbe di accompagnarmi alla Guferia? Vorrei mandare una lettera ai miei genitori» chiese Alisia, pensando alla busta sigillata che aveva riposto in borsa quella mattina. La notte precedente aveva passato un quarto d’ora a trascrivere su un foglio quanto era accaduto e in che Casa era stata smistata, lamentando il fatto che sua madre avrebbe pure potuto sbagliarsi, una volta nella vita. Era cosciente che suo padre leggendola si sarebbe fatto una grossa risata, per questo non aveva esitato a lamentarsi come una bambina piccola.

«Certo. Dopo chiediamo al Prefetto dov’è, così nel pomeriggio possiamo spedirla.»

«Grazie, Ann.»

Andrea fece un gran sorriso. «Di cosa? Ah, c’è qualcuno che vorrebbe parlare con te.» E indicò alle sue spalle, addentando la propria fetta di pane e more.

Alisia si voltò per trovare Remus in piedi a fissarla, le mani nelle tasche. Profonde occhiaie cerchiavano i suoi occhi verdi e assonnati, mentre la pelle chiara mostrava i segni di una febbre imminente. Malgrado d’aspetto non brillasse, lui le fece un sorriso caloroso.

«Buongiorno. Posso sedermi qui un attimo?» chiese timidamente.

«Certo, fai pure.» Remus scivolò accanto a lei senza esitare. «Ah, questa è la mia amica Andrea. Andrea, questo è Remus, ci siamo conosciuti questa estate, a Diagon Alley.»

Andrea farfugliò qualcosa con la bocca piena, che sapeva tanto di ‘piacere di conoscerti, Remus’ ma che suonò più o meno ‘piafere fi conoferti, Femus’. La ragazza, rendendosene conto, mandò giù e reiterò: «Scusa, sono un’ingorda. Volevo dire che è un piacere conoscerti, Remus.»

«Non ti preoccupare. Il piacere è anche mio» disse Remus, divertito. Poi si rivolse ad Alisia. «Ieri non abbiamo avuto modo di parlare, e tua madre ha dimostrato di avere ragione, quindi, beh… come ti senti?»

«Stranamente a mio agio» disse Alisia, riflettendo. «Mi basterà stare il più lontano possibile da Avery e sarà grandioso, suppongo.» Alisia non cercò nemmeno di tenere per sé quell’affermazione, perché anche Andrea le aveva confessato, al mattino, che Avery non le piaceva per niente. Nel suo caso, l’antipatia era frutto delle affermazioni idiote del ragazzo.

«Non lo conosco, ma immagino non sia una brava persona, no? Se ne parli a questo modo... In ogni caso, ieri James ha passato la serata a persuadermi di lasciarti perdere» raccontò il giovane Lupin, scuotendo la testa. «Mi ci è voluta tutta la pazienza del mondo per ignorarlo.»

«Dubita di me?»

«Credo dubiti di chiunque finisca a Serpeverde» precisò Remus, abbassando la voce.

«Questo James pensa che siamo tutti dei possibili Maghi Oscuri?» domandò Andrea, inserendosi nella conversazione. «Perché non è molto carino.»

«L’odio reciproco tra Serpeverde e Grifondoro alimenta le sue convinzioni, ma magari tra un po’ di tempo cambierà idea. Per ora è normale che ragioni così» cercò di giustificarlo Remus, seppur con molta difficoltà; rispetto ai ragazzi della sua età mostrava una maturità insolita, che ad Alisia piaceva, inoltre era evidente che stesse sviluppando dell’affetto per James, segno che i Malandrini si sarebbero formati di lì a poco.

Looking too closely [Libro I - The Lovers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora