[67] La pecora nera

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I ragazzi chiamarono la sicurezza del campus che portò noi tre nel piccolo dipartimento di polizia all'interno, potevo già sentire mio padre e quello che mi avrebbe detto, ma mi ero divertita, tolto quando avevo rivisto Bryce toccarmi il seno.

"Non capisco perché una confraternita debba chiamare la sicurezza" disse Clay.

"Sei ancora sbronzo" disse Zach, non che io e lui fossimo sobrissimi.

"Da un sacco di tempo".

"Tua sorella lo regge meglio... Ma che cazzo di problema hai?".

"Che cazzo di problema avete voi due ultimamente" disse Clay ed alzai le spalle, volevo solo fare la vita che non avevo potuto fare nei due anni prima.

"Cose così non dovrebbero accadere. Dovete cercare di essere prudenti, tutti e due... Vi conosco" disse Clay e noi due sorridemmo.

"Sono stato prudente per tutta la mia cazzo di vita".

"Anche io" dissi osservando Clay, volevamo solo divertirci un po'.

"Non l'avete fatto voi vero? Il graffito".

"Cazzo, no. Come ti viene in mente?" chiese Zach.

"No, avrei sbagliato a scrivere sotto pressione" dissi facendolo sorridere, quando il poliziotto fece entrare mio padre con Justin.

"Oddio" disse lui vedendoci tutti e tre.

"Signor Jensen, ci hanno praticamente sequestrati" disse Zach.

"E ringrazia che sia così. Vi sono state rivolte accuse pesanti. E se non fosse che i Sigs non hanno credibilità qui alla sicurezza, avremmo un grosso problema" disse mio padre.

"Chi sono i Sigs?" chiesi io.

"La confraternita. Ma che cosa avete in testa? Tutti e tre" non avevo mai visto mio padre così arrabbiato con me.

"Ho detto a Gary che eravate state trattenuti e l'autobus è ripartito per la Liberty. Clay, hai perso il colloquio e ora non so se lo chiederò per Ella" sospirai, era tornata la normalità.

Ero tornata ad essere la pecora nera dei Jensen, quella che combinava casini in giro e che veniva sgridata. Quasi un po' mi mancava, voleva dire che potessi di nuovo vivere da adolescente come avrei voluto fare al terzo anno, tanto i miei genitori avevano sempre un figlio perfetto, non più Clay, ma Justin.

"Ne parleremo a casa" disse lui firmando.

"Zach, dovrò parlare con tua madre" disse mio padre, Zach sembrava quasi esserci abituato anche lui.

"Mi dispiace davvero" disse lui alzandosi e lo seguii fuori, quando uscirono Justin con la maglia sporca di vomito, di Clay probabilmente e poi salimmo in macchina.

"Merda... Merda..." dissi io portandomi in avanti e vomitandomi quasi sui piedi fra il sedile anteriore dove era seduto mio padre e quello mio.

"Ella! Ne parliamo seriamente" disse mio padre ed io mi appoggiai al sedile e Zach mi strinse la mano, c'era solo lui per me ed io c'ero solo per lui.

Una volta a casa, parlarono prima con Clay e poi chiamarono me. Mi sedetti sul divano come al solito con loro due davanti a me.

"Ella, cosa ti prende?" mi chiese mia madre.

"Nulla".

"Nulla? Hai vomitato un sacco di alcol e... Non è da te fare questo" disse mia madre.

"Ho fatto ben di peggio che bere al college" dissi io beccandomi uno schiaffo, dovevo aspettarmelo, normalità.

"Sai da quanto non ti davo uno schiaffo? Da quando sei tornata ubriaca dopo una festa con Monty nel 2015!" disse mia madre.

"La normalità, non volevate questo?" chiesi.

"Questa non è normalità, se vai a fare queste cose... Allora non andrai al college con Zach se ha questa influenza".

"Se fossi io a influenzare Zach? Se ci influenzassimo? Zach è l'unico che mi capisce veramente, avete mandato Clay da un dottore, ma non funziona. Perché non sapete capirci!" dissi io urlando, non li sopportavo quando facevano così.

"Ella, adesso basta, noi più di questo non possiamo fare per voi. Ma, dovrai pagare, il telefono" disse mia madre e glielo lanciai praticamente.

"Cambia atteggiamento".

"Vaffanculo" dissi a bassa voce alzandomi.

"No, scusa, ripeti" disse mio padre fermandomi con un braccio.

"Vaffanculo" dissi io beccandomi il secondo schiaffo, dovevo aspettarmelo, anche quello e tornai in stanza.

"Non voglio che i tuoi spensano altri soldi per me" disse Justin mentre io entravo nella nostra casa senza dire nulla.

"Non ti preoccupare, tanto sei l'unico figlio perfetto qui dentro" dissi io prendendo il suo telefono.

"Non voglio che tolgano dei soldi a te o a Clay. Per farvi andare dove volete".

"Tanto dopo il discorso di prima, non mi faranno accettare la stessa città di Zach, rompicazzo...".

"Che fai col mio telefono?".

"Me l'hanno tolto... Ehi, passa da me, è un casino" mandai il messaggio vocale a Zach e guardai tutti e due prima di chiudermi in stanza e buttarmi sul letto.

Scoppiai a piangere, era la tensione alle stelle. Non era un momento facile per me o per Zach, ma nessuno lo notava, i miei genitori soprattuto non lo notavano. Assolutamente. Loro pensavano sempre a Clay perché io non davo problemi, non davo mai problemi.

"Ehi" disse Zach entrando dalla finestra, mi abbracciò, non che lui stesse messo meglio.

"Tua madre?".

"Solite cose, ma non preoccuparti, direi anche te" disse lui e io annuii abbracciandolo semplicemente.

"Beh, rivolevo la normalità e l'ho ottenuta, la pecora nera dei Jensen" dissi io, lui sorrise.

"Davvero? Allora sono così fiero di stare con la pecora nera. Di stare con te, perché nessuno è come noi, è come te. Per questo mi piaci, mi piace Ella Jensen in qualsiasi forma lei sia" disse lui e sorrisi baciandolo.

"Anche io, voglio solo... Che tu possa tornare a toccarmi il seno come prima, perché non è giusto..." dissi quasi piangendo.

"Vuoi provare? Mi dici quando fermarmi. Non te le tocco subito, vado piano" disse lui ed io annuii.

"Va bene, dai" mi tolse la maglietta e il reggiseno, eravamo distesi e lui prese ad accarezzarmi la pancia per salire e mi baciava il collo.

"Va bene così?" mi chiese lui salendo, quando arrivò sotto un seno lo feci fare, piano piano lo toccava con le dita senza darmi fastidio.

"Provo ad aprire la mano?" mi chiese ed annuii, però quando aprii la mano per metterla sul seno gliela levai e scoppiai a piangere.

"Ok, vieni, vieni. Sei stata brava, bravissima" disse lui accarezzandomi i capelli, io mi strinsi a lui calmandomi.

"Zach... Ma... Cosa succede? Cioè, siamo così come sempre, ma sembra che ultimamente siamo felici solo bevendo" gli chiesi io, non che non fossimo felici senza alcol come coppia, anzi, il contrario, ma quello ci serviva per essere più felici.

Lui scoppiò a piangere, io mi avvicinai e lo strinsi forte levandogli le lacrime. Lui sospirò senza dire nulla e gli tremò la voce.

"Va tutto a puttane, così non pensiamo... A tutto, a tutto... Io ti amo, ti amo da ubriaco e da sobrio... Ma da ubriachi, in giro, sembriamo delle cazzo di persone felici come vogliono tutti... Io... Voglio solo stare con te" disse lui piangendo e lo strinsi fortissimo.

"Anche io, anche io, Zach. Ti amo, noi non cambieremo mai, fanculo agli altri" dissi io baciandolo, lui mi strinse fortissimo e iniziammo a farci le coccole finendo addormentati, avevamo solo voglia di stare insieme.

Spazio autrice:
Sottovalutare lo stress di Ella e Zach non sarà una buona cosa per nessuno che cerca di capire come mai due come loro stiano reagendo così.
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate🫶🏻.

LA LUCE NEL BUIO; Zach Dempsey Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora