40 CAPITOLO

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"Io non sento nessun odo..." Non ebbe il tempo di terminare la frase che qualcosa o qualcuno di molto veloce lo afferrò per il collo e lo sbattè bruscamente a terra. Spalancai gli occhi non capendo cosa fosse improvvisamente successo, la prima cosa che feci fu correre da lui e assicurarmi che stesse bene.

"Stefan! Dimmi che stai bene!" Dissi chinandomi accanto a lui, lui mi guardò respirando quasi a fatica, notai che la sua mano copriva il suo collo così lentamente gliela spostai da esso per vedere cosa avesse, ma ciò che vidi mi terrorizzò. "Oddio! Ma... Ma cosa..." Il suo collo era di un colore spaventoso: violaceo e le sue vene sembravano quasi che stessero per esplodere da un momento all'altro, non avevo mai visto una cosa del genere. Lui lentamente col mio aiuto cercò di rialzarsi e non appena lo fece, del sangue uscì dalla sua bocca. "Oddio, adesso andremo a casa ok? Così potrò prendermi cura di te." Dissi accarezzandogli dolcemente il viso. Ancora una volta sentii la presenza di qualcuno alle mie spalle, così mi voltai e afferrai quel “qualcuno” per il braccio. "Il vantaggio di avere ottimi riflessi." Dissi alzandomi e facendo voltare quella ragazza verso di me, ma quando questa si voltò a guardarmi sembravo stessi vivendo un incubo. Quella ragazza ero io ancor prima che decidessi di tingermi i capelli.

"Ciao nuova Nancy, mi riconosci?" Mi chiese lei sorridendomi maliziosamente. I suoi occhi erano rosso fuoco e più la guardavo più mi ricordava mia madre.

"Tu non sei me." Dissi guardandola, eravamo una di fronte all'altra e la tensione fra noi era quasi palpabile.

"Oh si, certo che sono te o meglio, sono la vecchia te o meglio, la parte oscura che tenti sempre di opprimere." Disse lei avanzando di qualche passo verso di me. Le sue parole mi fecero davvero arrabbiare, mi accigliai e i miei occhi divennero dorati.

"No! Tu non sei me!" Dissi avvicinandomi e spingendola con violenza contro un albero poco lontano da noi, a quel punto la “vecchia me” riprese le sue sembianze originali.

"Piccola mia." Quella voce, la conoscevo fin troppo bene.

"Papà! Sapevo che c'eri tu dietro a tutto questo!" Dissi guardandolo accigliata.

"Sei diventata un Alpha davvero potente, ho fatto davvero un ottimo lavoro, il capobranco sarebbe fiero di te." Disse guardandomi, poi guardò Stefan. Stefan ricambiò lo sguardo guardandolo con tutto l'odio del mondo poi i suoi occhi si dipinsero lentamente di giallo. "Oh, un Tylor, scusami... Non mi ero accorto della tua presenza, comunque, sentite condoglianze." Gli disse.

Stefan con le poche forze che aveva gli si avvicinò.
"B-brutto bastardo! Giuro che..." Ma mio padre lo interruppe.

"Non sprecare energie inutili ragazzo, solo un Alpha può farmi veramente del male." Gli disse mio padre. Io guardai mio padre senza dire una sola parole, ci aveva appena rivelato la soluzione su come eliminarlo definitivamente; e quella soluzione ero io.

"Hai appena dato vita a qualcosa che metterà fine alla tua, papà." Dissi guardandolo.

"Adesso capisci perché voglio che tu muoia bambina mia? Credevo che il mio fosse un altro esperimento fallito ed invece al contrario, si è rivelato un gran successo e questo mi ha lasciato pensare. L'unica soluzione è quella di ucciderti." Disse guardandomi.

"Anch'io credo che l'unico modo per vivere in pace sia ucciderti, almeno siamo d'accordo su qualcosa." Gli dissi prima di attaccarlo e sbatterlo contro un albero, ma lui si difese subito infilzandomi le sue sottili e affilate unghia nella spalla sinistra. Il dolore fu atroce e ciò mi spinse a reagire; gli tirai una ginocchiata allo stomaco e dopodiché lo scaraventai a terra. "Hai creato un arma a doppio taglio papà." Dissi bloccandolo sul terreno.

"Nancy!" Urlò Stefan tirandomi un ramo ben appuntito di quercia bianca, io lo afferrai e guardai mio padre.

"Buona notte papà." Gli dissi prima di colpirlo al petto con quel ramo, ma proprio in quel momento lui scomparve nel nulla. "No! No porca puttana! Dovevo essere più veloce!" Dissi tirando un pugno al terreno dalla rabbia.

"Bastardo, è solo un bastardo!" Disse Stefan infuriato, intanto però sembrava già stare meglio. Io mi alzai e lo guardai senza dire nulla, poi decisi di andare via da quel posto.

"Andiamo." Gli dissi iniziando a camminare verso casa, lui mi affianco e mi seguì.

"Sei ferita, ti sanguina la spalla." Disse guardandomi.

"Lo so, ma non importa, guarirò in fretta." Dissi continuando a camminare guardando davanti a me.

"Mi dispiace per tutta questa storia." Disse abbassando il capo dispiaciuto, ma io continuai a camminare senza rispondergli. Ci fu altro silenzio fin quando Stefan decise nuovamente di parlarmi. "Hey, guardami." Mi disse. Ma io continuai a non dargli ascolto, ero troppo concentrata a realizzare ciò che era successo pochi minuti prima, ma lui non demorse, si mise davanti a me e mi fermò. "Nancy, smettila di ignorarmi." Disse guardandomi. Io finalmente lo guardai e lui mi sorrise dolcemente. "Non fare così, ne avremo di occasioni." Mi disse.

"Ho avuto la possibilità di risolvere tutti i casini che ha causato e invece me lo sono lasciato sfuggire!" Dissi guardandolo in modo accigliato.

"Ci riuscirai, lo so che ce la farai, tutti noi crediamo in te, mio padre vive in te e sono sicuro che gli renderai giustizia." Disse guardandomi dritta negli occhi.

"Lui mi ha cresciuta, anche se lo odio nel modo più profondo possibile, è pur sempre mio padre." Dissi guardandolo e subito dopo abbassai lo sguardo.

"Lui vuole ucciderti Nancy! Un padre non permetterebbe mai che accadesse qualcosa ai propri figli e né tantomeno lo farebbe lui stesso." Disse prendendomi le mani.

"Si, hai perfettamente ragione scusami, adesso vorrei solo tornare a casa." Dissi riprendendo a camminare. Lui si offrì di accompagnarmi, ma rifiutai così la nostra passeggiata insieme si concluse non prima dei confini tra il bosco e la cittadina in cui vivevo.

"Sta attenta ok? E appena puoi chiamami." Mi disse. Io annuii semplicemente e mi voltai per andare via, ma lui mi raggiunse e ancora una volta mi fermò, mi fece voltare verso di sé e dolcemente mi baciò. Mi lasciai andare per qualche secondo, quelli furono gli unici attimi più belli di quell'uscita, ma non durarono a lungo perché mi staccai.

"Adesso devo davvero andare, non voglio che si faccia buio prima del mio rientro." Gli dissi.

"Certo, scusami." Disse prima di allontanarsi a poco a poco da me. "Beh allora a presto." Disse prima di voltarsi e andare via. Proseguii il cammino da sola e assolta dai miei pensieri non mi resi conto di quanto si stesse facendo tardi, ma improvvisamente sentii una presenza alle mie spalle e una mano sulla spalla che mi fermò.

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