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Jenny
È una nuova, noiosissima giornata, Giorgio, un mio compagno di classe, non viene a scuola da una settimana. Non è una novità, si assenta molto spesso. Tutti lo evitano, non parla mai con nessuno tranne che con Giulio, il suo migliore amico. Sono anni che ci conosciamo eppure non so nulla di lui, o quasi. Non abbiamo mai parlato tanto in realtà, in questi quattro anni ci siamo soltanto scambiati qualche saluto. Lui è molto riservato, io invece sono sempre stata una ragazza curiosa e quando si tratta di personaggi strani diventa proprio un'ossessione conoscerli fino in fondo. Quando ci siamo conosciuti eravamo dei ragazzini di quattordici anni, avevamo interessi completamente diversi, lui è sempre stato interessato molto alla musica, allo skateboard e al pugilato, io invece sono affascinata dall'arte, e poco incline a qualsiasi sport. Forse però una cosa in comune l'abbiamo sempre avuta: l'amore per la musica. Sta di fatto che non abbiamo mai condiviso nulla assieme e mi piacerebbe davvero farlo, iniziare a farmi notare, solo per conoscerlo meglio e instaurare un rapporto d'amicizia con lui. Siamo cresciuti, potremmo trovarci bene insieme. Tra l'altro è davvero un bel ragazzo.
"Jenny, hai studiato biologia?" la voce di Chiara, la mia migliore amica, mi fa ritornare alla realtà. Chiara è una ragazza davvero dolce e comprensiva, ma anche lei, davvero diversa da me. Tralasciando l'aspetto estetico, caratterialmente è molto più affettuosa ed espansiva rispetto a me. Sto cambiando però, grazie a lei sto cominciando ad aprirmi e lottare per ciò che voglio.
"No" le rispondo aprendo il libro.
"Cazzo, oggi interroga"
"Stai calma"
La prof.ssa entra in classe e Chiara comincia a sfogliare il libro e a pregare i santi.
"Oggi Giorgio è assente?"
"Si prof" urla Federica.
"Possibile che questo ragazzo si assenti così spesso? Oggi dovevo interrogarlo"
"Ma porca puttana dico io, se fosse venuto..." comincia Chiara.
"Chiara smettila, non ti ci mettere anche tu. Magari sta male"
"Male? Ma se si assenta ogni due per tre"
"Allora interroghiamo..."
"Ti prego dio oggi no, non ho studiato" si dispera Chiara.
"Marcelli" urla la prof.ssa sbattendo la sua borsa sulla cattedra.
"Grazie dio" Chiara tira un sospiro di sollievo.

Ricreazione.
"Jenny scendiamo?" mi suggerisce la mia amica.
"No Chia, non ho voglia"
"Dai cosa fai che rimani in classe?"
Ci penso un attimo.
"Okay, andiamo"
Scendendo incrociamo Alessia, una nostra amica che è in quinto.
"Come va?" ci chiede mentre sorseggia la sua bevanda.
"Bene bene, stasera che si fa?" domanda Chiara.
"C'è una festa in maschera nel locale di fronte al supermercato"
"Fantastico, io e Jenny ci saremo"
"Perfetto"
Suona la campanella che annuncia la fine della ricreazione.
"Chiara ma io non voglio venire" le confesso mentre saliamo le scale.
"Perchè no? Ci divertiamo"
"Non ho voglia"
"Tu verrai, sei sempre chiusa in casa a non fare niente, sempre con quelle cuffiette nelle orecchie ad ascoltare non so chi"
Non so chi. Nessuno sa che Giorgio scrive canzoni, nessuno sa che le ascolto continuamente. Fa rap, ma non è tanto conosciuto. Si fa chiamare Mostro. Ascoltando le sue canzoni ho capito un po' che persona è. Ha quel tipico carattere irascibile, è permaloso, depresso e pessimista ma voglio comunque conoscerlo, instaurare un rapporto con lui, perché lo so che c'è qualcos'altro oltre a tutti questi suoi difetti. È così misterioso, mi attrae un sacco.
"Quindi senza storie stasera andremo a quella fottuta festa"
"Ma è in maschera, come devo vestirmi?"
"Non lo so, io credo che diventerò una ragazza emo"
"Mi sa che metto una maschera e via"
Entriamo in classe, Sara mi viene incontro entusiasta di comunicarmi che la prof di matematica è malata.
Ho sempre odiato la matematica. Ho approfittato della sua assenza per anticipare i compiti di Spagnolo.
Finalmente suona, il che vuol dire che per tre giorni non vedrò questa dannata struttura. Scendo in stazione per aspettare il treno e da lontano intravedo Giorgio, non capisco cosa ci fa qui ma impulsivamente mi avvicino per salutarlo. Lo fisso per un po' senza pronunciare parola, poi lo abbraccio, senza alcun motivo. È stato un gesto impulsivo che avevo voglia di fare da tanto anche se non ne ho mai avuto il coraggio. Lui rimane fermo, confuso. È stato il nostro primo contatto fisico, e sono quasi rimasta turbata. È stato strano.
"Scusa. Come stai?" gli chiedo.
Mi allontano imbarazzata, abbasso la testa fissando i binari.
"Bene" mi risponde freddamente.
"Aspetti il treno?"
"Sì"
Chissà da dove sta venendo e dove sta andando.
"Anche io"
Giorgio si siede sulla panchina e si fissa le scarpe. Io non sapendo cosa fare e sentendomi in imbarazzo mi siedo su un' altra panchina.
Giorgio mi sta fissando, mi faccio coraggio e gli rivolgo lo sguardo. Mi sorride. Credo che prima d'ora non l'avesse mai fatto, e il mio cuore, per qualche assurdo motivo ha iniziato a fare capriole. Mi sento bene.
Poco dopo il treno arriva.
"Devi prendere questo treno?" mi chiede Giorgio vedendomi alzare.
"Sì, tu no?" gli chiedo sperando mi dicesse di sì.
"No, non sto andando a casa"
"Ah va bene"
Salgo sul treno, con l'immagine di Gio impressa nella mente, e con un sorriso da ebete stampato in faccia.

Non NasconderloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora