49.

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Giorgio's pov.
Giorgio, tu mi piaci. Tu mi piaci.
Le parole che non avrei mai voluto sentirmi dire ma allo stesso tempo le più belle che abbia mai sentito.
È riuscita a confessarmelo e invece io no, non ci riesco. Fortunatamente mentre parlava non poteva vedere la mia faccia e quindi l'espressione felice ma allo stesso tempo triste che portavo in viso. Mentre parlava le tremava la voce e avrei tanto voluto calmarla con un bacio. Le ho asciugato la lacrima che in realtà non avevo visto ma conoscendola mi è venuto spontaneo. Quanto avrei voluto dirle che mi piace, che la voglio, che mi fa stare bene, invece che restare indifferente a quelle parole così tanto importanti per me. Sto lottando con me stesso. La sto proteggendo da quello che sono, un giorno lo verrà a sapere e mi ringrazierà. Non sopporto il fatto che stia con Valerio ma ora che so la verità posso decisamente stare più tranquillo. Ha detto che mi dimenticherà e io spero davvero che lo faccia, anche se mi costa tanto dirlo, e lo stesso dovrò fare io, purtroppo.
Ogni tanto mentre mi parlava, ancora prima che mi dicesse quello che prova, cercavo di evitarla per non farle capire davvero quanto ho bisogno di lei. Sto recitando meglio di un attore.
Adesso ne ho appena fatta un'altra delle mie. Volevo scherzare ma le ho fatto male. Le faccio sempre male. Fisicamente e psicologicamente. Giuro che vorrei essere un'altro, vorrei non essere io. 
Spero che Valerio arrivi presto, non so per quale motivo abbiamo chiamato lui e non l'ambulanza.
"Chiamo l'ambulanza?" le chiedo mentre le accarezzo le braccia. È spaventata e sta tremando.
"No, sto bene"
"Si sarà rotta la caviglia Jen, devi andare in ospedale"
"Vuoi aiutarmi Giorgio?"
"Ma certo, ci sto provando"
"Bene, allora fai come ti dico, aspettiamo Vale"
"Va bene"
"Ma dov'è? Non siamo poi così lontani!"
"Starà arrivando, stai tranquilla"
Mi allontano da lei per chiamare l'ambulanza. Lo so che non vuole andare in ospedale ma non può tornare a casa con la caviglia rotta. Mi volto a guardarla un secondo e sembra che stia per vomitare.
Corro subito da lei dopo aver chiuso la chiamata e le chiedo cosa c'è che non va.
"Ho la nausea e devo vomitare" dice.
"Sta arrivando l'ambulanza, piccola. Appena Valerio si accorgerà che non ci siamo sicuramente mi chiamerà e gli dirò che siamo in ospedale, okay? Va tutto bene"
Mi viene spontaneo chiamarla piccola, perché in realtà lo è. È bassina ed è così tenera, soprattutto quando è spaventata.
Fa cenno di sì con la testa molto lentamente. Sembra che stia più male di prima. Le ho praticamente dato il colpo di grazia.
Bravo Giorgio, hai fatto male alla ragazza che ti piace, complimenti.
Non è nemmeno la prima volta.

"Mh, sì effettivamente c'è una frattura del malleolo laterale ma non è grave. Fortunatamente l'osso non è fuori posto quindi non c'è bisogno di operazioni. Bisognerà gessarla e dovrà portare il gesso per almeno tre settimane" mi spiega il dottore.
"Ma possibile che una storta abbia portato a tutto questo?"
"Sì, succede spesso, mi dispiace. Se vuole può andare dalla sua ragazza"
"No, veramente io non sono... ci vado subito"
Entro nella stanza in cui si trova Jen e per fortuna è da sola, nel senso, non c'è nessun altro paziente.
Ha i capelli scompigliati e quella coda di cavallo perfetta di qualche ora prima è solo un ricordo, ma è comunque bellissima.
"Allora? Come va la caviglia?" chiedo risvegliandomi dai miei pensieri.
"È rotta vero? Mi devono operare? Ho paura, non voglio operarmi"
"Jenny" dico "No" continuo sedendomi vicino a lei. Le prendo le mani e la guardo negli occhi.
"Non ti devi operare, è rotta sì, ma hai solo bisogno del gesso"
Mi rivolge un sorriso.
"Devi tenerlo un mese circa, ma puoi usare le stampelle"
Scuote la testa.
"Il gesso? Un mese? E come faccio?"
"Come fai a fare cosa? Un mese passa velocemente, mi occuperò io di te" metabolizzo quello che ho appena detto e mi correggo "Cioè, Valerio si occuperà di te"
Mi guarda ed io le sorrido per rassicurarla un po'.
"Grazie per tutto Gio"
Si sente in colpa per tutto quello che è successo anche se in realtà la colpa è mia. Non del tutto ma lo è.
È così diversa da me, eppure mi piace.
"Ma di cosa, l'avrebbe fatto chiunque" le dico rivolgendole un sorriso ma lei abbassa la testa e subito dopo porta lo sguardo verso la finestra dell'ospedale.
"Non avrei dovuto dirtelo che mi piaci" sbotta e ritorna a guardarmi.
"Ma cosa dici? Perché non avresti dovuto?" le chiedo sbalordito.
Spero che la sua risposta non sia: Perché ho detto una cazzata, farebbe troppo male.
"Perché era un momento inadatto e non ho potuto guardarti in faccia" borbotta.
Tiro un sospiro di sollievo e rilasso i muscoli, chissà come andrà a finire tutta questa storia.
Male.
"Sono stata una stupida, l'ho detto senza preoccuparmi di nulla"
Sono sicuro che parla con se stessa in questo momento anche se lo sta facendo ad alta voce. Sono convinto anche io che il momento non era dei migliori ma non siamo in un film, non c'è davvero un momento perfetto per dirlo, era pronta a confessarlo e il momento e il luogo alla fine non importa. È stata anche brava, devo ammettere.
Peccato che davvero tutto questo non è un film e perciò non ci sarà un lieto fine.
"Però mi sento meglio, ora lo sai e ho capito tutto"
Tutto? Tutto cosa.
Piccola, non hai capito proprio niente.
"Hai fatto bene a dirmelo Jen, non farti tante paranoie, guarda che tutto questo non rovinerà la nostra amicizia"
"Ma certo che la rovinerà, anzi, l'ha già rovinata. È così, era inevitabile che succedesse. In realtà io non ci capisco niente" pronuncia l'ultima frase chiudendo gli occhi e sospirando profondamente.
Ha ragione, è tutto un casino e l'ho creato io, la prima volta che l'ho baciata. Se non l'avessi fatto lei non si sarebbe illusa, perché lo so che lo ha fatto, saremmo stati amici normali e io non mi sarei fatto così tanti problemi. Purtroppo il mio istinto non ha permesso tutto ciò, ha creato un macello e non si può tornare indietro. Le ho detto che non eravamo amici normali e ho creato l'ennesimo casino.
Ma è questa la vita, la mia vita. E anche la sua.
"Jenny!" Valerio fa capolino nella stanza avvicinandosi alla sua ragazza e baciandola in fronte.
"Cosa hai fatto?" domanda. Ha i capelli scompigliati e il fiatone. Mi
ha chiamato prima che parlassi con il dottore e gli ho raccontato tutto -omettendo ovviamente la confessione di Jenny che terrò per me, dato che non voglio creare ulteriori casini-.
"Sono inciampata" risponde Jenny, sistemandosi sul letto.
"Colpa dei tacchi" aggiungo per precisare.
"Mi dispiace" dice solamente "Non riuscivo a trovarvi e il cellulare non prendeva, dove vi eravate cacciati?"
"Facevamo una passeggiata, senza rendercene conto ci siamo allontanati troppo" dico.
"Perché non mi avete avvisato?"
Perché non ti preoccupi della tua ragazza dato che ha una caviglia rotta invece di farci il terzo grado?
"Scusami, Vale" Jenny si mette seduta e lo guarda con le lacrime agli occhi.
Non piangerà mica per lui?
Dovrebbe arrabbiarsi.
Ma lei non è te.
"Non ti devi scusare" mi intrometto.
Non mi piace vederla così, non ha fatto niente stavolta e nemmeno io.
Certo, hai portato Jen a fare una passeggiata, da soli, e ti ha confessato che le piaci.  
"Non ti intromettere. Valerio davvero, mi perdoni?"
Starà scherzando spero.
"Mi intrometto e ripeto, non ti devi scusare, perché non abbiamo fatto niente di male, solo un giro, come amici"
"Sì, non abbiamo fatto niente di male" ripete guardando negli occhi Valerio, cosa che mi infastidisce, e non poco.
"Immagino, è rotta la caviglia?"
Jenny sospira e annuisce.
"Giorgio è stato così gentile e premuroso" commenta lei.
Non avrebbe dovuto dirlo, cazzo.
"Sul serio?" chiede Valerio, abbastanza irritato.
"Non potevo mica lasciarla per terra?" ringhio con un espressione abbastanza severa in volto.
"No" dice, ma non è convincente per niente.
"L'ho solo presa in braccio, Valerio"
"Non ho detto nulla, infatti"
Ma l'hai pensato. Jenny ci guarda preoccupata. Deve aver notato anche lei la brutta aria che si è creata. La guardo cercando di tranquillizzarla ma vedo che già lo sta facendo Valerio.
"Stanotte rimango qui con te" dice Valerio, e la preoccupazione di Jen scompare e lascia spazio ad un sorriso a trentadue denti.
La gelosia mi divora ma cerco di non darlo a vedere, almeno per quanto mi è possibile.
Ricordati che a Jen piaci.
Sì ma io sono un coglione e lascio che sia Valerio a farla sorridere.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, non funziona, sono comunque agitato.
"Grazie Giorgio per averla aiutata, sei stato molto gentile" Valerio mi rivolge un sorriso.
"Figurati"
Prima sembrava irritato e ora a momenti si inginocchia. Sarà fatto.
"No, davvero, grazie" interviene Jen.
"Te l'ho detto, ti avrebbe aiutato chiunque"
Quanto è bella. Quanto vorrei che fosse mia. Quanto vorrei non farle del male.
"Comunque si può sapere quando posso uscire da qui? Non mi piacciono proprio gli ospedali" cambia discorso e io faccio cenno di no con la testa. Il dottore non mi ha detto nulla. Valerio esce fuori dalla stanza per andare a chiedere informazioni e io e Jen rimaniamo da soli, un'altra volta. Lei mi guarda come se volesse chiedermi scusa, non so forse per il comportamento di Valerio.
"Giorgio, mi abbracci per favore?"
"No Jen, non ti abbraccio"
Abbassa la testa e io l'avvolgo tra le mie braccia. Ci abbracciamo così poche volte.
"Grazie, ne avevo proprio bisogno. Ti voglio bene"

Anche io piccola mia.

Eccomi finalmente!!
Allora? Cosa ne pensate? Ci voleva il pensiero di Giorgio, non credete? Mi
dispiace di non aver aggiornato prima ma come potete ben capire la scuola mi ruba tutto il pomeriggio e ho poco tempo per concentrarmi sulla storia.
-Anche se molte volte la metto anche davanti allo studio, quindi amatemi-.
I prossimi capitoli saranno abbastanza tranquilli ma sappiate che all' autrice piacciono poco i momenti tranquilli, soprattutto quando le cose non sono al loro posto. Comprendetemi.
Passo e chiudo.

Non NasconderloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora