53.

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Jenny's pov.
"Perché non mangi?" mi chiede senza provare un minimo di pena.
"È un problema mio" ribatto "Giorgio, non cominciare per favore, non..."
"Tu mi devi dire perché non stai mangiando" insiste lui "Jenny avevo notato la tua carnagione più pallida rispetto al normale, e la debolezza"
"Non ho voglia di cibo in questo periodo"
Giorgio si alza.
"Okay, dimmi che cazzo succede altrimenti vado a dirlo a tutti"
"No, ti prego" lo scongiuro "Non dirlo a nessuno per favore, che rimanga tra noi. Se mi vuoi bene, fallo"
"Devi dirmi che cosa succede Jen. Voglio sapere che cosa ti sta accadendo"
Apro la bocca ma non mi vengono le parole, quindi la richiudo.
Giorgio continua a fissarmi e mi rimprovera con lo sguardo. "Avanti"
"Va bene, ma non sentirti in colpa per favore. Non è colpa tua"
Giorgio annuisce, ma già so che si sentirà in colpa. È lui la causa e mi costa dirglielo.
"È da un po' che non mangio come dovrei. Un mese penso. Vedi io mi sento sempre a terra, mi sento distrutta. Ma ascolta, ieri mi sono tolta un grosso peso okay? Quindi riprenderò a mangiare come prima, ne sono sicura"
"Il problema sono io. Tu non mangi per colpa mia"
Vorrei dirgli di no, che non mi importa niente né di lui né del suo rifiuto, ma purtroppo non è così, quindi annuisco.
"Questo fottuto potere che ti fa soffrire quando sei l'ultima che vorrei far stare male" borbotta.
"Smettila, non dire questo"
"No, non la smetto"
"Ti ho detto che d'ora in poi mangerò come prima, okay?"
Gli rivolgo un sorriso cercando di farlo apparire vero, almeno per quanto mi è possibile.
"Okay, mi fido delle tue parole"
"Grazie, non ti deluderò"
"Lo so. Adesso vai a fare questi controlli, io ti aspetto qui"
"No Giorgio ho la fobia degli aghi, non ce la faccio"
"Devi farti coraggio"
Il dottore fa capolino nella stanza e io guardo Giorgio implorandolo di aiutarmi.
"Dottore posso venire con lei mentre le fate il prelievo?" dice Giorgio.
"E va bene" risponde il dottore con un tono quasi scocciato.
Sorretta da Giorgio mi dirigo in un'altra stanza preparandomi al peggio.
"Stai tranquilla" mi sussurra il ragazzo stringendomi più forte e baciandomi in fronte "Ci sono io"
"Svenirò, me lo sento" dico con voce tremante.
Giorgio scuote la testa, sorridendomi.
"Non svenirai, devi essere forte!" e mi stampa un bacio all'angolo della bocca "Avanti, calmati un po'. Vedrai che andrà tutto bene, non lo sentirai nemmeno" e lascia un altro bacio nello stesso punto "Pensa a qualcosa di bello, chiudi gli occhi e rilassati okay?" aggiunge e apre la porta della stanza.
C'è un altro infermiere che prepara la siringa.
Giorgio mi guarda e io guardo lui, mi stringe la mano ed entriamo ufficialmente in quella che è la mia concezione di inferno.
"Pronta signorina?" chiede l'infermiere.
"Sì ma becca la vena, stai attento potrei anche morire, capito?" dico queste parole il più dolcemente possibile, solo per raccomandare l'infermiere. Mi siedo di fronte a lui e Giorgio proprio vicino a me.
Comincio a respirare profondamente e provo a seguire il consiglio di Gio ma ottengo scarsi risultati.
No, non voglio. Ho paura.
Giorgio mi prende per la seconda volta la mano libera, quella sinistra, e con l'altro braccio accarezza il mio.
L'infermiere spinge l'ago nella vena del braccio destro e senza rendermene conto una lacrima mi solca il viso. I miei muscoli si contraggono mentre l'ago trapassa la carne e nello stesso momento tutto il corpo comincia a tremare, mi sento sempre più debole. Mentre l'infermiere spinge lo stantuffo, mi giro a guardare Giorgio che mi sta ancora accarezzando l'altro braccio e mi sta sussurrando qualcosa nell'orecchio.
La sua presenza mi ha tranquillizzata, cosa che accade molto raramente, dato che ogni volta che lo vedo tutto faccio tranne che tranquillizzarmi.
"Grazie Giorgio" sussurro mentre mi lascio andare sulla sedia. 
"È tutto finito" dice, e mi asciuga la lacrima con il pollice.
L'infermiere mi lascia il braccio e non perdo tempo per stringere il ragazzo che mi è stato a fianco.
Lo abbraccio come non ho mai abbracciato nessuno, come non abbraccerò mai nessuno così.
"Tutto apposto" ripete con un filo di voce, poi mi bacia la fronte.
Stupidi prelievi che però fanno si che il mio cuore si riempi di gioia.
"Grazie di avermi accompagnata"
"Grazie a te di non avermi gridato nell'orecchio"
Rido per la sua stupida battuta e lo stringo ancora più forte.
"Ritorniamo in stanza adesso" dice sciogliendo l'abbraccio.

"Non è stato poi così terribile" dico quando sono di nuovo nella mia stanza.
"È più la paura che tutto il resto"
"Già" dico a bassa voce "Ma non posso farci niente"
Giorgio non parla, l'unica cosa che si sente a malapena è il ticchettio dell'orologio.
"Mi sto odiando in questo momento" mormora lui "È colpa mia se ti trovi in questa situazione e non posso fare niente"
"Ma non è colpa tua!"
"Forse no, ma non posso vederti stare male" e senza rivolgermi lo sguardo si avvicina alla porta.
"Aspetta, dove vai?" gli chiedo forse gridando un po' troppo.
"Da qualche parte, devo allontanarmi da te e ti prometto che lo farò"
"No, perché?"
"Perché ti faccio solo male"
"Non è vero Giorgio"
"Invece sì"
"Se ti allontani mi fai ancora più male, ti prego non farlo"
"No" ribatte "Non farlo tu. Non cercare di convincermi per favore. Ho preso la mia decisione, sai, anche tu dovresti pensarla ugualmente"
"No, io la penso diversamente perché non voglio perderti. Se ti allontani da me è la fine Gio, la mia fine"
"Sai perché lo faccio?"
Scuoto la testa anche se probabilmente lo so.
"Perché sei tu per me la fine. Tu cominci nel momento in cui io finisco"
Lo fisso con le sopracciglia aggrottate.  Non ho capito una parola di quello che mi ha detto, però sono rimasta colpita.
"Sto cercando di dirti che ci sei solo tu nei miei pensieri Jenny. Mi sto distruggendo, non riesco a concentrarmi nemmeno sulla mia musica, sei così presente nella mia vita e non va affatto bene. Non va bene perché la musica dovrebbe essere il mio unico pensiero e non lo è. Ma nonostante questo tu mi fai stare bene. Mi distruggi e contemporaneamente mi aggiusti. Cominci quando io finisco perché quando sono a terra tu mi rialzi, e non lo fai apposta. Nemmeno te ne rendi conto"
Mi sento scossa, mi sento bene. Sto per commuovermi ma non voglio assolutamente piangere.
Ha pronunciato queste parole con la solita freddezza, si percepiva, ma sono state comunque speciali. Nessuno mi ha mai detto certe cose. Sono veramente senza parole.
"Voglio allontanarmi da te. Voglio solo pensare alla musica, voglio pensare a me. Forse non è coerente con quello che ti ho appena detto ma non importa. Mi concentrerò sulla mia musica e non avrò nemmeno tempo per pensarti"
Apre la porta.
"Non ti allontanerai davvero"
"Farò del mio meglio"
Ma lo so che non si allontanerà.

Ciao!
Sono ancora viva, scusatemi se mi faccio sentire poco, ma la scuola mi ruba tutto il tempo e già lo sapete.
Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate.
Questa volta ho voluto fare un capitolo più dolce rispetto ai soliti perché boh, ci sta.
Ditemi se ce lo vedete un Giorgio dolce oppure no.
Con questo passo e chiudo.

Non NasconderloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora