47.

968 76 20
                                    

Valerio abbassa gli occhi squadrandomi da capo a piedi con un' espressione piuttosto sorpresa, poi finalmente si decide a parlarmi.
"Sei bellissima" dice mordendosi il labbro.
Oggi a Valerio è venuta la brillante -si fa per dire- idea di organizzare un'uscita a quattro insieme a Giulia e Giulio, a cui, non si sa né come né perché, si sono aggiunti Chiara e Tommaso.
Da quanto mi dice Chiara si stanno frequentando e sembra che vadano davvero molto d'accordo. In ogni caso l'uscita non è più a quattro ma a sei. Inconsciamente il mio pensiero va a Giorgio e a come sarebbe stato se al posto di Valerio ci fosse stato lui ma lo ritiro subito ripensando al suo brutto carattere e alla sua sfrontatezza.
Intanto il mio ragazzo mi sta ancora fissando e si sta letteralmente frantumando il labbro.
Gli avevo promesso che avrei cercato di essere più elegante, ma i risultati non sono stati poi tanto positivi.
Indosso una maglia bianche a righe blu e un paio di pantaloncini di jeans. Ci ho abbinato dei tacchi blu, non molto alti e ho legato i capelli in una coda di cavallo.
Arrossisco appena metabolizzo quello che mi ha detto e lo ringrazio mentalmente senza rendermene conto, mentre lui aspetta una mia risposta, o perlomeno una reazione.
"Terra chiama Jen" grida Valerio sventolando la sua mano davanti ai miei occhi.
Lui indossa una semplice maglietta nera che fascia perfettamente il suo fisico e dei jeans attillati. Ha aggiunto come accessorio una piastrina che completa il suo look molto sobrio.
Riesce ad essere sempre attraente al contrario di me che nemmeno mi importa di come appaio.
"Vuole che la porti in braccio fino all'auto signorina?" Valerio fa un piccolo inchino e mi fa capire che lo sto decisamente ignorando.
Inaspettatamente mi sento sollevare ma nemmeno in questo caso rivolgo la parola al moro. Mi ha presa in braccio e mi sta portando verso l'auto proprio come aveva detto qualche secondo prima, non mi ha dato nemmeno il tempo di parlare. Stavolta non era colpa mia.
Passato qualche secondo mi lascia andare e si sistema al posto di guida.
"Possiamo andare?" chiede ormai stufo.
In realtà non ci voglio andare, ma non ho altra scelta. "Direi di sì" dico.
"Allora ce l'hai la lingua" scherza Valerio.
"Pensavo che lo avessi già constatato tu stesso"
"Oh sì ma credevo che l'avessi persa oggi"
Lo fulmino con lo sguardo. "Mi dispiace ma no"
"E menomale!" esclama.
"Certo, ti interessa la mia lingua solo per limonare"
Valerio gira la testa e mi fissa un attimo, poi ritorna a guardare la strada.
"Se lo dici tu" dice "In ogni caso a che stavi pensando prima? Avevi proprio la testa fra le nuvole"
"A niente d'importante. Mi chiedevo come mai sei sempre così affascinante"
Valerio si gira a guardarmi una seconda volta e io gli rivolgo un sorriso sghembo. Senza rendermene conto appoggio la mia mano sulla sua che è posizionata sul cambio di marcia.
"Siamo in ritardo!" cambia discorso il ragazzo, accelerando. Credo proprio che questo complimento l'abbia messo a disagio.
"E non ti allarmare così, sono sicura che loro non saranno in orario esattamente come noi e poi non mangeranno se non prima arriviamo, ci aspettano"
Valerio annuisce.
"Hai ragione" aggiunge poi "Ci aspetteranno" continua.
"Ora rallenta" gli ordino.
"Va bene rallento, certo che sei una fifona, non stavo nemmeno andando a duecento, rilassati"
Un brivido mi percorre lungo la schiena. Ho sempre avuto paura della velocità. È la mia più grande paura dopo i folletti. I folletti mi hanno sempre messo paura. Quelli di Babbo Natale sono il mio incubo. E poi quelle orecchie...
"Riesci a continuare un discorso senza perderti nei tuoi pensieri?"
Senza pensarci due volte scuoto la testa.
"Dovresti imparare a farlo perché non si può andare avanti così, mia cara" sorrido e mi metto a guardarlo.
"Imparerò!" esclamo poco convinta.

Arriviamo nel locale ma nessuno dei due parla, ci dirigiamo verso l'interno della struttura e Valerio non appena nota Giulio sfodera un grande sorriso e si avvicina a lui per salutarlo.
Per quanto riguarda la mia amica è impegnata a parlare con qualcuno e non si sarà nemmeno accorta della nostra presenza. Neanche lei si è impegnata a sembrare elegante. Indossa semplicemente una maglietta con una strana fantasia arancione e un paio di jeans. Abbasso lo sguardo per guardarle le scarpe e sorpresa noto un bel paio di Nike bianche.
"Ciao bellezza, non mi caghi neanche?" Giulio mette un finto broncio e incrocia le braccia. Potrà essere anche il ragazzo più cattivo e maleducato dell'universo ma quando mette il broncio è così buffo e tenero che non puoi fare a meno di sorridere.
"Scusa, ero sovrappensiero"
"Mh vabbè, ti perdono. Sai che mi sei mancata?"
"Mi sei mancato anche tu"
Le braccia di Giulio mi avvolgono e mi rendo conto di quanto, davvero, mi sia mancato.
"Non tradirmi così"
Sciolgo l'abbraccio e mi volto verso Valerio.
"Sei troppo geloso"
Annuisce mentre Giulio si allontana e va a chiamare Giulia poi mi getto al collo del mio ragazzo e gli sussurro: "Quando torniamo a casa rimani con me?"
"E me lo chiedi anche?"
"Sì, non si sa mai"
Ecco che arrivano anche Chiara e Tommaso. Valerio batte un pugno a Tommi e saluta Chiara con la mano. Dover aver salutato anche io i ragazzi mi allontano ed esco fuori dal locale per chiamare mia madre e avvisarla che sarei tornata tardi ma mi blocco davanti alla porta quando vedo Giorgio appoggiato sull'auto di Tommaso a fumare.
Dentro di me scatta subito qualcosa, ogni volta che lo vedo mi succede. Come un dolore nello stomaco che non riesco a spiegare.
Sono ancora molto arrabbiata con lui ma sono curiosa di sapere perché si trova qua.
"A che pensi?" domando.
Si gira lentamente e mi fissa senza lasciar trasparire nessuna emozione.
"Penso che non vorrei essere qui ma mio fratello mi ha obbligato a venire"
Gli sorrido. Nonostante io sia arrabbiatissima con lui mi dispiace che debba essere qui da solo mentre tutti noi abbiamo un accompagnatore o un accompagnatrice. Non capisco perché Tommi l'abbia obbligato a venire ma non starò qui a domandarglielo.
"Penso che tu debba entrare, mangi qualcosa con noi e poi te ne torni a casa"
Giorgio si morde il labbro e serra la mascella.
"Non lo farò" dice con fermezza.
La sua voce mi fa letteralmente impazzire senza contare anche la sua mascella e i suoi lineamenti, ma questo l'ho già detto tante volte. Mi sta guardando con gli occhi socchiusi mentre aspira la sua sigaretta. Mi avvicino un po' però mi fermo non appena apre la bocca.
"Se hai intenzione di discutere adesso sulla questione Hai spifferato tutto a Valerio, sappi che non sono dell'umore"
Annuisco leggermente anche se non volevo proprio riprendere quel discorso. Valerio mi aveva perdonata e quella era la cosa più importante secondo me.
"Okay ti ringrazio, appena entri avvisa Tommaso che sono andato via, mi faccio un giro"
"Okay"
"Ora vado"
Butta per terra il mozzicone di sigaretta e si allontana dalla macchina di Tommi.
"Gio, aspetta, sei sicuro che non vuoi restare?"
Mi rivolge un piccolo sorriso e porta le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Sono sicuro, no"
"Guarda che non disturbi, anzi, più siamo più ci divertiamo"
"No" ripete scuotendo la testa.
"Se è per Valerio..."
Mi interrompe.
"Non è per Valerio"
"E allora perché non vuoi rimanere?"
"Non ho voglia, preferisco farmi un giro" dice tirando fuori un pacchetto di Camel ancora chiuso e tirando fuori un' altra sigaretta.
Si sentirebbe a disagio, lo so, e mi fa tremendamente intristire questo.
"Vuoi?" Giorgio mi offre una sigaretta.
"No, grazie" e sospiro.
Non ho mai fumato e non ho intenzione di cominciare proprio adesso.
"Va bene, adesso se non ti dispiace me ne vado"
"Sì, mi dispiace. Che ti costa rimanere? Farai contenti tutti"
"Non mi costringere a risponderti male, non voglio restare"
"Voglio provare ad andare d'accordo con te! Fai un sacco di cazzate ma nonostante questo ti voglio bene e non voglio allontanarmi da te" ammetto ormai stufa della piega che ha preso il discorso.
Giorgio rimane immobile ad osservarmi. Sono un' idiota lo so benissimo, ma non voglio stare lontana da lui, ho bisogno di tenerlo accanto anche se litighiamo. È difficile per me allontanarlo così, vorrei comunque essere sua amica.
"Davvero Gio, cerchiamo di andare d'accordo"
"D'accordo"
"Grazie"
Vorrei leggergli nel pensiero per capire a cosa sta pensando adesso, mi guarda come se fosse distrutto da questa situazione e in realtà penso che lo sia, come lo sono io. Mi concentro suo suo aspetto. È davvero bello, il lampione del locale illumina il suo sguardo e si possono notare benissimo i suoi occhi marroni con qualche sfumatura di verde.
Incontro il suo sguardo ma imbarazzata abbasso la testa facendo finta di nulla. Sono stata male per colpa sua ma non posso evitare di amarlo. Lo amo ormai ne sono sicura.
"Allora entriamo?" chiede nervosamente.
"Hai cambiato idea allora"
Giorgio alza un sopracciglio e accende la sigaretta.
"Mi stavi rompendo i coglioni"
"Sei delicato. Allora forza, entriamo che ci aspettano" dico con una voce fin troppo dolce.
All'improvviso Giorgio è di fronte a me. Come sempre il suo respiro solletica il mio collo e la voglia di un semplice contatto fisico si fa spazio nella mia mente. Mi irrigidisco ogni volta che è così vicino, perdo il lume della ragione e penso cose che non dovrebbero assolutamente passarmi per l'anticamera del cervello, soprattutto adesso che ho un ragazzo, soprattutto adesso che l'ho tradito e mi sono ripromessa di non farlo mai più e di dimenticare quest'individuo che ho davanti.
"Prima di entrare possiamo fare un giro? Insieme" mi sbuffa il fumo in faccia, poi sorride "Altrimenti non entro"
Batto più volte le palpebre per colpa del fumo e tossisco rumorosamente. Mi fa proprio schifo il fumo.
"Va bene ma non sbuffarmi più il fumo in faccia" dico irritata.
"Okay" risponde lui "Avvisi il tuo ragazzo che vieni a fare un giro con me oppure andiamo?"
Mi volto a guardare la porta del locale. Se lo dicessi a Valerio sicuramente non mi manderebbe ma se invece non lo avviso potrebbe preoccuparsi e venire a cercarmi.
"Cosa mi consigli di fare? Forse è meglio che glielo dica"
"Meglio di no" dice prendendomi il mento per far si che lo guardassi "Tu stai tranquilla, facciamo veloce, giusto per camminare un po'"
Mentre parlava gli fissavo gli occhi, sono incantata dai suoi occhi.
"Su andiamo"

Camminiamo per un po' e io sento sempre più freddo. Mi fermo per massaggiare la caviglia. Non sono abituata a portare i tacchi anche se non sono molto alti mi provocano comunque dolore alla caviglia e al resto del piede. Voglio tornare in quel maledetto locale e sedermi. Sono una persona molto freddolosa e anche sapendo questo non mi procuro mai una giacca.
Sei stupida Jen.
"Non sei abituata a portare i tacchi vero?" dice notando sicuramente la mia goffaggine.
"No, però volevo provare"
"Non è andata molto bene" dice, poi va a sedersi su una panchina di fronte ad una fontana. Non sono mai venuta qua, è un bel posto.
"Vieni" mima con la bocca.
"Finalmente seduta, ho un dolore fortissimo alla caviglia, dannati tacchi" dico non appena mi siedo.
"Aspettiamo che ti passi un po' la caviglia e poi torniamo indietro"
Abbiamo percorso parecchia strada dato che camminavamo da dieci minuti, non so se riuscirò a tornare indietro.
"Forza" penso ad alta voce "Puoi farcela, sopporta questo dolore in nome della femminilità"
Giorgio ride ed io mi mordo la lingua.
"Ti porto in braccio se vuoi"
Scuoto la testa.
"Ce la farò"
Giorgio avvolge un braccio intorno al mio collo.
"Non mi stancherei mai di stare con te" dice "Anche quando litighiamo mi piace stare con te, non voglio mai che tu te ne vada"
Questa sua confessione mi annebbia la mente.
Jenny, devi dimenticarlo.
"Dovremmo tornare indietro" dico dopo un lungo momento di silenzio "Potrò finalmente stare al calduccio"
"Se era questo il problema potevi anche dirmelo prima. In realtà lo so che il tuo scopo è quello di ricevere un mio abbraccio"
"Mi dispiace deluderti ma voglio solo il caldo"
"Il caldo puoi riceverlo anche adesso" mi sussurra.
Non ci penso due volte e soddisfo la sua richiesta abbracciandolo forte, forse troppo forte.
"Cazzo, calmati, vuoi spezzarmi?" grida con un sorriso però stampato in faccia.
"Sarebbe una buona idea"

Stiamo tornando indietro, è passata ormai una mezz'ora da quando sono uscita da lì dentro e Valerio sarà sicuramente preoccupato. Sto camminando il più velocemente possibile. Giorgio è dietro di me e cerca di stare al mio passo.
Nonostante abbia i tacchi riesco a camminare abbastanza veloce ma inciampo e mi slogo una caviglia. Il dolore è lancinante, sono ormai per terra, sull'erba bagnata e Giorgio è accanto a me e massaggia la mia caviglia.

"Va meglio?"
"Non riesco a muoverla"
"Dai ti prendo in braccio"
Lo fa sul serio, porta un braccio al di sotto del sedere e uno attorno al collo, mi solleva lentamente e comincia a camminare.
"Aspetta, fermiamoci" dico dopo pochi minuti.
"Va bene, ma perché?"
"Sono pesante, mettimi giù, provo a camminare"
"Non sei pensante, Jen"
"Invece sì"
"Allora facciamo così. Ti metto giù e vediamo se ti fa ancora male, se riesci a camminare puoi continuare da sola altrimenti ti riprendo in braccio, vuoi o non vuoi"
Annuisco e appena mi mette giù urlo per il dolore.
Non voglio che mi tenga in braccio, mi sento a disagio ma non ho potuto fare a meno di gridare.
"Sei sicura che non è rotta?"
Mi guarda preoccupato e si abbassa per incrociare i miei occhi. Non c'è nessun lampione qui che illumina la strada, solo la luce della luna.
"Jen aspettiamo qui e chiamiamo Valerio"
Annuisco e Giorgio si allontana per chiamarlo.
Ci mancava solo questa, andrà su tutte le furie non appena verrà a saperlo.

Ciao!
Come promesso, ecco a voi un nuovo capitolo. Fatemi sempre sapere cosa ne pensate!
Basta, non ho niente da aggiungere.
Baci baci.

Non NasconderloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora