28.

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Quando mi sveglio la mattina, Giorgio non è accanto a me. La ferita fa meno male, quindi mi alzo e scendo giù per cercarlo. È in cucina a parlare al telefono, anzi, ad urlare. Sta discutendo con qualcuno ma quello che riesco a capire è soltanto un Non mi rompere. Si accorge della mia presenza quando tossisco. Attacca e si avvicina velocemente.
"Perché sei scesa?" chiede preoccupato.
"Ti stavo cercando, la ferita non mi fa tanto male" sorrido
"Non ho ancora preparato la colazione" dice
"Posso accontentarmi di un caffè"
"Okay"
Lo guardo attentamente mentre prepara il caffè e mi chiedo per quale motivo sia così bello, così dannatamente trascurato, ma bello.
"Ecco a te" mi porge il caffè
"Grazie"
Parliamo un po' della vecchietta che abita sotto casa sua che è sempre fuori ad occuparsi del giardino e di come procede il disco.
"Forse dovrei tornare a casa, i miei saranno preoccupati" dico ad un certo punto. Non ho nemmeno controllato il cellulare. Sta per rispondere ma qualcuno suona il campanello. Giorgio va a rispondere.
"Perché sei venuta? Ti ho detto che non posso, vattene" poi torna da me.
"Chi era?" chiedo. Lo so che non dovrei rivolgergli questa domanda, ma sono curiosa.
"Nessuno di importante, un'amica"
"Va bene, allora? Mi riporti a casa?"
"Non ti piacerebbe rimanere qui almeno per il pranzo?" chiede guardando il pavimento.
"Non lo so"
Mi afferra il polso e mi fa sedere sul
divano.
"Sì, ti piacerebbe" dice. Per un attimo penso a quello che mi piacerebbe davvero, ma mi pento subito del mio sporco pensiero e mi alzo.
"I miei saranno preoccupati"
"Non lo sono" e mi fa sedere ancora.
"Okay, vuoi vedere un film?" domando.
"No" risponde.
Si siede accanto a me, e appoggia la sua testa sulle mie gambe. La cosa che desidero in questo momento è spettinargli la cresta, lo desidero da quando lo conosco. Mi sento in imbarazzo, non so cosa fare, non so cosa dire. Lui è in silenzio e mi guarda, io ho le mani bloccate sul suo petto.
"È carino il tuo appartamento" riesco a dire
"Beh, è piccolo"
"Sì ma è molto carino"
"Sapessi quanto mi è costato"
"Cioè?"
"Volevo rubare per pagarlo, ma mi sono messo a lavorare"
"È una bella cosa" dico
"Sono stanco, voglio solo fare musica"
"I tuoi cosa ne pensano di questa tua passione?"
Penso di aver fatto la domanda sbagliata. Serra la mascella e chiude i pugni.
"Lasciamo stare, per favore"
Annuisco.
"Se ti senti meglio, ti va di bho, stasera" dice nervoso
"Cosa?"
Ho capito perfettamente che vuole passare la serata con me, ma voglio che lo dica senza imbarazzo. Da quando si imbarazza?
"Niente, lascia stare"
Come? Perché?
"Va bene" bisbiglio. Avrei dovuto rispondere subito.
"Ti riporto a casa" esclama alzandosi e prendendo le chiavi della macchina.
Annuisco e lo seguo fuori.
"Fammi sapere come va con il fianco" dice appena mette in moto
"Okay, e grazie per l'ospitalità"
"Figurati, il minimo per quello che ti ho fatto" serra la mascella. Quella maledetta mascella.
"Comunque prima" borbotta, poi fa una pausa "mi chiedevo se ti andava di uscire"
"Ah..." mi interrompe
"Però se ti fa male la ferita o se semplicemente non ti va tranquilla, per me non cambia niente"
"A che ora mi passi a prendere?" dico, spiazzandolo. Ci pensa su.
"Verso le undici?"
"Così tardi?"
"Non ti porterò mica in un ristorante"
"Lo so ma..." sospiro "Mi farò trovare pronta"
Nessuno dei due parla fino a quando non arriviamo di fronte a casa mia.
"Posso entrare con te?" mi chiede.
"Perché?"
"Posso?" ripete con tono infastidito.
"Okay"
Busso e viene ad aprirci mio fratello.
"Dov'è la mamma?" domando subito.
"Non c'è" risponde per poi tornare a divorare il suo panino.
"E dov'è andata?"
"Ha detto che si fermava dalla zia"
"Quando torna?"
"Non so"
Giorgio è rimasto fermo sulla porta, la mamma non verrà mai a sapere della mia ferita e nemmeno mio padre.
"Dato che non c'è tua madre, vado" dice Giorgio.
"Dovevi parlare con lei?"
"No"
Se ne va. Non lo capisco.
Decido di non pensarci e di farmi una doccia fredda. Penso per un momento a come potrò vestirmi ma  allontano il pensiero e mi concentro sulla musica che passano in radio.  Esco dalla doccia e indosso una maglietta bianca e dei pantaloncini a vita alta. Per essere aprile fa già molto caldo ma infilo un cardigan per sicurezza. Vorrei che fosse tutto diverso, vorrei uscire con Giorgio e divertirmi senza dover trattenere i miei istinti, baciarlo quando mi va, confidarmi con lui, parlargli dei miei problemi. È tutto così complicato ma non posso pretendere nulla, lui non è un tipo da relazioni anzi, tutt'altro. Oltre a questo, penso di essermi innamorata troppo in fretta: lui non mi conosce per niente, e nemmeno io lo conosco. Forse non è nemmeno amore, solo attrazione. Oppure il fatto che scriva canzoni in cui mi ritrovo molto e che passi del tempo con me mi fa perdere la testa. Devo essere pazza.
Prima di fare i capelli e truccarmi decido di fare una passeggiata. L'aria è fresca e in giro c'è tanta gente, è passata da un bel pezzo l'ora di pranzo ma io non ho ancora mangiato. Entro in una piccola pizzeria, ordino una pizza ed una lattina di coca-cola.
Verso le sette rientro a casa e mio padre è in piedi di fronte la porta a fissarmi con occhi carichi di odio.
"Ciao" dico
"Dove sei stata stanotte"
Non voglio mentire.
"Mi sono fatta male e Giorgio è stato così gentile a medicarmi e ad ospitarmi"
"Fammi vedere"
Sollevo la maglietta e mio padre improvvisamente cambia espressione.
"Vuoi andare dal medico?" chiede
"No, sto bene"
"Devo ringraziare quel ragazzo"
"Già"
"Adesso vai a letto e riposati"
"Sì"
Non gli dirò della mia uscita, non mi permetterebbe di andare fuori. Gli stampo un bacio e salgo in camera.

La sveglia suona, questo significa che sono le nove e che devo cominciare a prepararmi. Liscio i capelli e applico un po' di fondotinta. Sono solo le 9:40 allora scrivo a Giorgio, giusto per parlare un po'.
Jenny: Sono già pronta
Giorgio: Non ci credo
Jenny: Giuro
Giorgio: Va bene ma l'appuntamento è alle 11
Jenny: Appuntamento?
Giorgio: Quello che è
Jenny: Cosa stai facendo?
Giorgio: Nulla
Jenny: Perché non passi a prendermi adesso?
Giorgio: Non posso
Jenny: Perché?
Giorgio: Fai troppe domande, aspetta le undici

Spengo il cellulare scendo di sotto e mi sdraio sul divano. Papà è già andato a dormire e mia madre avrà sicuramente il turno in ospedale. Passo il tempo leggendo un libro fino a quando Giorgio bussa alla porta.
"Ciao" dico, lui non risponde ma mi scruta da capo a piedi.
"Ciao" ripeto alzando la voce.
"Sali in macchina" esclama
"Dove andiamo?"
"Sei irritante"
"Parla lui"
"Stai zitta"
"Perché mi tratti così male?"
"Perché sei esasperante"
"Lo so"
"Sentirai molto freddo, lo sai?"
"Perché?"
"Lo vedrai"

Non NasconderloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora