Capitolo 4 💘

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È la terza sera che messaggiamo fino a tardi.
Non abbiamo avuto occasione di vederci.
Mi sono ricreduta sul suo conto, non è così male.
Mi fa ridere.
Stiamo bene insieme.
Intendo, ci divertiamo ecco.

"Io devo andare a dormire.
Notte"
Gli scrivo.
Io domani ho un compito importante e lui si sveglia presto.

"Notte scricciolo"
Ancora questo nomignolo di cacca.
Devo solo continuare a fingere che non mi dia fastidio e smetterà di chiamarmi così.

Una volta terminato il compito in classe, resto a parlare con la mia amica di cosa fare nel fine settimana.
Molto probabilmente andremo al centro città.
"Si, perché no.
Mi scoccia solamente chiedere a mio fratello di accompagnarmo.
One moment"
Alzo l' indice, chiedendole di aspettare.

Entro su WhatsApp e gli invio diversi messaggi, sperando che risponda subito.

"Riccardo bello bellissimo, lo so che sei tanto impegnato, però potresti, per caso, accompagnarmi nel fine settimana?
Devo uscire"
La vedo bianca, sono più che sicura che mi pianterà in asso.

"Non sono un taxi.
Piccolo avviso, vai a pranzo dalla nonna oggi"
Eh certo, come volevasi dimostrare.

Mia nonna abita ad un quarto d'ora da qui.
Solitamente pranzo da lei quando nessuno è a casa o non c'è niente da mangiare.
Allora mi spediscono dalla povera ma brava nonnina.
Quella è una santa, continua a pulire casa e cucinare come non mai, nonostante la sua veneranda età.

"Per adesso è un no, ma fammi fare.
So come convincerlo"

Concludo questa noiosa giornata scolastica e vado da mia nonna.
Questo si che è un bel pranzo.
Pasta alla norma, insalata, involtini e il dolce che non può mai mancare.

So di aver detto che solitamente cerco di prestare attenzione alla mia alimentazione, ma come dire, non posso recare un dispiacere tale alla nonnina.

Verso le tre del pomeriggio la saluto e mi dirigo verso la mia adorata fermata dell'autobus.
Attendo venti minuti.
Attendo quaranta minuti e già qui, qualcosa non quadra.
Solitamente non aspetto più di mezz'ora, quando proprio va male.
Attendo quaranta cinque minuti.

Cerco informazioni su internet...
Sciopero dei mezzi.

La mia solita sfiga.
Avrei dovuto saperlo.

Riccardo è stato molto chiaro.
Papà è off limits.
Mamma aveva una visita medica.
Ottimo.

Senza rifletterci troppo, digito il numero di Nicolas.
Dopo vari squilli risponde.

"Ehi!
Belloccio, disturbo?"

"Scricciolo, no.
Dimmi dove sei che vengo"
Ma come fa?
Come fa a sapere che gli stavo chiedendo di farmi compagnia.

"Sono vicino scuola, solito posto"
Lui sa quale sia il luogo.

"Va bene esco dalla caserma e vengo"
Onestamente abbiamo parlato ben poco del suo lavoro.
Di solito scherziamo e basta, non abbiamo parlato molto di noi.
Anzi, in realtà, lui mi ha chiesto diverse cose su di me.
Io non sono stata così attenta.

Scommetto che ci sia rimasto male.
Nella quotidianità una relazione si basa su un dare e ricevere, non voglio passare per quella chiacchierona alla quale non interessa niente dell'altro.

È anche verso che noi non abbiamo una relazione.

Il suono di un clacson interrompe i miei pensieri.

Nicolas.
Wow.
La divisa gli dona molto.
Molto molto.

Gli uomini in divisa, beh, siamo tutte d'accordo che fanno un certo effetto, vero?

"Ehilà"
Ricambio agitando la mano.

È stupida da parte mia, ma solo adesso che lo vedo vestito così penso alle prove fisiche e allo stress mentale al quale è sottoposto.

"Giulia stai sbavando proprio lì"
Indica l'angolo sinistro delle mie labbra piene.
In verità ho il labbro inferiore leggermente più pieno di quello inferiore, al momento non mi da fastidio questa differenza.
So che ci sono diversi trucchi col make-up o l'acido ialuronico.
Ripeto, al momento, non ci faccio caso.

"Certo!"
Come no.

"Ti infastidisce?"
Domanda serio, poggiandosi sulla sua macchina con le braccia conserte.

"No, perché dovrebbe?"
Sospiro, vorrei evitare l'argomento.
Non perché siamo stupidi, ma per il semplice fatto che non voglio vederlo col broncio.

"Sai che non è come dici.
Si è figa, ma è allo stesso tempo una responsabilità ed un peso enorme"

In breve racconto la mia giornata.

"Rapporto difficile con tuo fratello quindi"
Asserisce.

"Diciamo che la famiglia da un lato è bella, dall'altro un po' meno"
Basta pensare alle sfuriate di mia mamma quando passo in cucina ed il pavimento è bagnato.
Anche no.

"Lo pensavo anche io.
Poi mi sono trasferito qui con mia sorella"
Che figura di merda.
Possibile gli mancheranno i parenti ed io mi lamento dei miei.

Fantastico.

"Mi dispiace"

"No tranquilla, non mi pento della mia decisione"

Tra di noi cala un silenzio imbarazzante, preferisco stare zitta anziché fare altre figuracce.

"Come mai hai chiamato me e non uno dei tuoi super dotati?"
Dio, ma da dove gli escono sparate simili.
È già montato di suo, non oso immaginare dove possa arrivare la sua modestia, qualora dovessi dire che non ho nessun amico del genere.

"So che senza di me non resisti.
Per questo mi scrivi ogni giorno"
Ribatto.

"Sisi, se vuoi ho casa libera"
Mi dice con un ghigno e tono serio.

"Ma manco per sogno"

"Seriamente, devo andare a casa.
O resti qui.
O vieni"
E siamo a due.
È la seconda volta che mi mette di fronte ad un bivio.

Sa già che preferirei andare con lui che restare qui.

"E va bene, ci sto.
Mi rifiuto di rimanere qui"

"Ah ah allora vuoi venire a casa mia"

"Vuoi piantarla!"
Esclamo esausta.
Saliamo in macchina.

Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora