Capitolo 3 💘

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"Allora scriocciolo.
Focaccia ripiena, panino o tavola calda?"
Chiede il biondino.

"Non.
Chiamarmi.
Scricciolo!"
Tutta questa confidenza.
E poi non ho mai sopportato nomignoli del genere.
A sottolineare la mia età o la mia corporatura.

Non sono un hobbit, ma non sono paragonabile alla Tour Eiffel vicino a me.

Io arrivo al metro e sessantacinque.
Tendo a mettere ciccia sui fianchi, infatti mi contengo, per il resto non mi posso lamentare.
Ho un fisico rettangolare, ovvero senza particolari forme e di solito lo si riconosce perché le spalle sono parallele ai fianchi.

"Si scricciolo"
Vuole farmi infuriare, potrebbe prendere dieci se ci fosse una materia del genere.

Indica con la mano destra il bancone di un pub distante pochi minuti dal mio liceo, il biondino viene qui quasi tutti i giorni.
Effettivamente c'è vasta scelta e so che dovrei scegliere cosa prendere.

"Senti pallone gonfiato che non sei altro, non sei mio amico, non sei mio parente, non sei mio fratello, non sei nessuno per chiamarmi scricciolo.
Chiaro?"
Dico alquanto innervosita, puntando l'indice verso il suo petto.

Questo deve indossare l'armatura di Iron man, sembra marmo.

"Uhh, vedi vedi, la pelle d'oca"
Solleva la manica per farmi vedere che mentiva.
Posso capire che per uno come lui, non sono per niente minacciosa.

"Ti piaccio così tanto?"
Cosa?
Questa sì che si chiama modestia.

Ha davvero il coraggio di dire e pensare una cazzata simile.

"Onestamente, si.
Ti ho pure sognato"
Adesso ti faccio vedere con chi hai a che fare.

"Veramente?"
Chiede incrociando le braccia con fare strafottente.

"Si non sai quante volte ho sognato il tuo viso e la figura di merda che mi hai fatto fare al panificio!
Non avevo bisogno del tuo aiuto, me la sarei cavata benissimo da sola"
Si mette a ridere, muovendo leggermente la testa, come se si aspettava qualche frase simile.

"Dimmelo quando finirai nei pasticci"
È tutto inutile, questo ha il fieno nel cervello.

L'autobus.
Oh merda!

Prendo il mio adorato Samsung, mio compagno fedele da quasi due anni.
Guardo il display per vedere l'orario.
13:45.

"Accidenti!"
Sbuffo.
"Che succede?"

"Niente, l'autobus, aspetterò il prossimo"
Che passerà si e no fra un'ora.

"Ti do un passaggio io"
Certo, devo essere proprio autolesionista se passassi altro tempo con Nicolas.

Quando siamo arrivati alla cassa, stavo per pagare la mia parte, ma Iron Man, mi fermò.
Abbiamo discusso anche davanti alla cassiera.
Alla fine ha vinto lui, mi ha fatto venire persino il mal di testa per quante me ne ha detto, solo per avere ragione lui.

"A sto punto, vado verso la fermata"
Mi ha già offerto il pranzo, direi che può bastare.

"No!
Ti accompagno, così ho più tempo per insultarti"
Proposta allettante.

"Uhh"

Nicolas mi fa strada, per giungere davanti ad un Audi. (E tron gt)

Non me ne intendo di macchine, ma è stupenda, raffinata in questo blu scuro e di certo gli sarà costata un occhio della testa.
Su due cose ci ha azzeccato: lo stile ed il colore, il mio preferito.

"Chiudi la bocca che ci entrano le mosche"

"Ti ucciderò mentre dormi"
Sussurro l'ultima frase.

Saliamo in macchina, mettiamo le cinture di sicurezza e accende la radio, imposta un volume basso, per permetterci di sentire l'altro.

"Quanti anni hai?"
Domanda seguendo le mie indicazioni.

"Quasi quindici.
Tu?"

"Venti"

"Uhh, solo io sento le sirene?"
Avvicino la mano al mio orecchio destro.
Alludo al fatto che possa essere un pedofilo.

"Non ci tengo, non sono un pervertito.
Sembri una sveglia, lo avresti già capito"
È un complimento?
Forse è la prima volta che mi dice qualcosa che non sia un insulto.

In che razza di situazione mi sono cacciata.
Sospiro.

"Infatti, una come me meriterebbe uno più figo"

"Più fighi di me?
E chi sarebbero?"

"Amici"
Rispondo rimanendo sul vago.
Anche perché al momento, non mi viene in mente nessuno.

"Puoi fermarti qui, ferma"
Dico frettolosamente, mi ero dimenticata della strada.

"Ma sei scema che mi fai frenare così"

"Può darsi"
Scendo dalla macchina e metto lo zaino in spalla.

"Il fidanzatino si ingelosisce?"
Ha capito che non siano di fronte casa mia.
È intelligente il ragazzo.

"No, mio fratello e credimi, meglio lasciar perdere"

"Avanti, dammi il tuo numero"
Dice prendendo il suo contenuto iPhone.

"No!
Perché dovrei?"
Mi metto a ridere, crede seriamente che gli dia il mio numero.
Pazzesco.

Sorride.
Devo ammettere che ha un bel sorriso.

"Le cose sono due:
O mi mandi un messaggio appena arrivi a casa.
O ti accompagno fino a camera tua.
A te la scelta"
Allunga il suo telefono verso di me.
Pensavo che dovessi salvare il mio contatto.

Invece vedo Nicolas con la divisa militare.
È un militare.

Suppongo che farà l'impossibile per vincere anche questo scontro e non si arrenderà facilmente.

"Non oseresti"
Ribatto, anche se sono pronta a dargli il mio numero.
Basta che smamma.

"Ho affrontato cose ben peggiori di un fratello geloso"
Allunga la mano sinistra alla maniglia, per scendere dalla macchina
Fa sul serio.

"Va bene, stupido"
Borbotto.

"Ti ho sentita..."

"E senti pure, le orecchie esistono per questo"

Dopo che ci siamo scambiati i numeri lo saluto e lo ringrazio.

Giornata particolare, si, più unica che rara.

Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora