Capitolo 57

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Allontano il mio viso dal telefono e lo fisso stranita, ma una cosa è certa, hanno detto Ingrid, devono essere i suoi genitori.

Cosa fare?
Chiudere o avvertire la diretta interessata?

Butto l'aria, fuori dai miei polmoni.

"Ingrid, credo sia per te"
Parlo affranta e triste, preparandomi al peggio.

Lei con una sola occhiata ha capito tutto, si avvicina con passo felpato e con un leggero tremorio prende il telefono in mano e lo avvicina al suo viso.

"Du?"

Rimango accanto a lei, per solidarietà, ma già so che non capirò una mazza di quello che si diranno, ma basta sentire il tono o vedere l'espressione per capire come sta andando la situazione.

"Mamma du onsker?"

Em...potresti ripetere?
Sai com'è non ho capito l'ultima parola.

Sbuffa sonoramente e dall'altra parte sento dei lamenti, avvolte dei singhiozzi e altre volte delle urla, quelle però si capisce che vengono dal padre.

Non penso che sua mamma abbia un tono di voce pari all'uomo delle caverne.

Senza offesa!

La ragazza accanto a me inizia ad innervosirsi, ad agitarsi.
Sbuffa, si lamenta, agita le mani.

Manca poco che scoppi e distrugge il mondo.

Stima.

"Nok er nok!"
Urla prima di sbattere il telefono e di attaccare la chiamata.

"Ho l'impressione di sbagliarmi, ma non è andata a finire bene.
Vero?"
Dico sarcastica e poggiando la mano sulla sua spalla, mentre lei si strofina la mente con le dita.

"Non cambierà mai Giuli, non caambieranno mai"
Conclude affranta e rassegnata.

Forse è meglio così, che ne sia consapevole.

"Magari, ora mi vorrai strozzare, ma forse questo potrebbe essere un nuovo inizio per voi.
Te, il bambino e Nicolas"

Quegli occhi lucidi spariscono, non appena si ricorda che lei non è sola.
Lasciando perdere, me e Nicolas, lei ha una persona ancora più importante, il suo piccolino.
Questo suo frutto che nasce dentro di lei.
La invidio, quando vedrà quella piccola parte di se e del suo cuore e la avrà tra le sue braccia, che dorme e chissà cosa starà sognando.

Quando aprirà lentamente quei suoi piccoli occhi, quelle piccole fessure sul mondo e della sua vita.
Quando si muoverà durante il sonno, poi la sua prima parola, le sue cadute, i suoi primi passi, le prime volte che avrà paura e se ne andrà dalla mamma.

Il suo profumo, la sua manina delicata e così piccola, il suo primo bagnetto.

Ingrid non sarà mai sola e lo stesso vale per lui.

"Ingrid, posso chiederti come hai conosciuto il padre del bambino"
Le domando.

"Certo!
Allora, era Ottobre, quella sera io e delle mie compagne di classe volevamo andare in un locale.
Una specie di discoteca.
Non ce ne sono in Italia, è come un piccolo centro commerciale, c'erano la pizzeria, un negozio di cosmetica, di vestiti e poi una specie di discoteca.

Prima abbiamo fatto un bel po di compere e poi siamo andate a ballare.
Avevo fatto finta di aver dimenticato il telefono a casa, così da non sentire le lamentele di mio padre.
Nicolas era l'unico ad essere contento quando uscivo.
Comunque, una di queste mie compagne era fidanzata, il suo compagno aveva portato dei suoi amici, tra cui...."

Mette una mano sul petto, come se facesse fatica.
È passata dal solare, stava raccontando tutto col sorriso e dolcemente, ricordando come stava bene.

"Finn.
Il suo nome....Finn.
All'inizio non c'era particolare filling, da parte di nessuno.
Poi una sera che avevo un gran mal di testa, iniziò ad avvicinarsi.
E io sentendomi, voluta bene, accettata, coccolata, mi soni innamorata.
Due mesi dopo ci baciammo, ad una festa in paese.
La nostra relazione è andata avanti due anni....poi sono rimasta incinta.
Non mi pento di nulla, solo di aver dato la notizia prima ai miei che a Finn.
I miei e i suoi genitori si infuriarono e ci divisero.
Ma trovai un modo per incontrarlo prima di partire con Nicolas.....e mi disse che....era disposto a darmi dei soldi...che forse all'inizio lo avrebbe accettato....ma dopo aver parlato con la sua famiglia aveva capito che lui non se la sentiva e aveva paura di rovinarsi la vita.
Non so quanto piansi, ma con orgoglio ricordo quelle cinque dita stampate sulla sua guancia e cio che gli dissi.
'Non sei un uomo se rifiuti ciò che è anche tuo.
Ma io sono sua madre, la persona che sarà sempre con lui e tu sarai presto rimpiazzato e tu non esisterai più.
Le nostre strade si dividono e inoltre tu lo consideri un errore, io ti devo ringraziare, perché non potrei essere più felice e orgogliosa di avere più palle di te' "
Sputa in fine con odio.
Le lacrime iniziano a farsi vedere.

"Sei stata grande!"
Mi avvicino e la abbraccio.
Ha avuto una forza che poche hanno.

Rimaniamo abbracciate, dandoci forza e coccolandoci.

Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora