Capitolo 12 💘

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Dal giorno della casa a mare, una settimana fa, ogni volta che esco da scuola, mi ritrovo un militare molto bello ad attendermi.

All'inizio non gli dicevo nulla, anzi, mi faceva piacere vederlo, considerando il fatto che non passiamo molto tempo insieme.
Al terzo giorno pensai che lui potrebbe avere dei problemi col lavoro.

Mi ha liquidata alla grande.

"Avere a carico una donna incinta, ha i suoi vantaggi"
Fine della discussione.

La sera parliamo al telefono, o messaggiamo, fino allo sfinimento.
In realtà sono io quella che crolla con il telefono il mano, Nicolas a differenza mia sembra una macchina da guerra.
Beh, direi.

Non mi ero mai fatta chissà quali grandi aspettative sull'amore e sulla vita di coppia.
Devo ammettere che è bello.
Veramente bello.

Ingrid già aveva captato, intuito femminile suppongo, ma la nostra conferma ha fatto schizzare fino a Plutone i suoi ormoni.
Era talmente tanto felice che si stava annebbiando il cervello, perché farfugliava robe: una convivenza, io che la aiuto col bambino, cosa che avrei fatto a propri e soprattutto che siamo la coppia perfetta.
Quando ancora non siamo una coppia.

La campanella interrompe i miei pensieri e con un sorriso da ebete mi dirigo in fretta e furia verso l'uscita.

Con mia sorpresa non vedo la sua macchina.
Starà per arrivare, non mi lascerebbe mai qui senza avvisare.

Passa quasi un'ora e io sono ancora qui.

La mia acidità torna a galla.
La colpa è la mia, gli ho dato troppe sicurezze, mi sono rammollita e gli ho permesso di giocare con me.

So perfettamente che non tutti gli uomini sono stronzi, ma lui ora lo è.

Decisa prendo il telefono e faccio partire la chiamata, avrei dovuto farlo prima.

"Sricciolo dimmi"
Sta scherzando spero.
Lo dice con una tale tranquillità, mentre io sono qui come una scema ad aspettarlo.

"No dimmi tu"
Dico incazzata nera.

"Perché?"
Fa finta di niente, è proprio cretino.

"È da quasi un'ora che sono a scuola, ad aspettarti"

"Come?
Scusami, io credevo di averti avvisata. Purtroppo ho avuto un contrattempo a lavoro e non posso allontanarmi.
Come fai adesso?"
Con indifferenza decido di rispondere.
Non posso arrabbiarmi più di tanto, non dipende da lui.
Il lavoro è lavoro.

"Non ti preoccupare, ci penso io.
Come sempre"

"Mi dispiace, quante volte te lo devo dire?"
Sbuffa stufo.

"Per un'ora"
Lo stesso tempo che sono rimasta qua ferma ad attenderti.

"Ok,per farmi perdonare usciamo"
Se lo sogna.
Gli farò sudare venti camicie prima di tornare quella di prima.

Sicuramente sto esagerando, ma non sono il cagnolino che scodinzola felice vedendo la crocchetta.
Non mi conquista con così poco.

"No!
Devo studiare e poi devo uscire con dei miei compagni"
Grande bugia, solitamente i miei amici fanno un giro al centro, fanno le stesse cose e dopo un po' mi annoio.

Sto bene anche da sola.

"Quando allora?"

"Quando voglio io"

"Sei arrabbiata"

"Wow, che perspicacia"
Ribatto acidognola.

Dopo minuti di silenzio.
Sento la sua proposta.

"Perché non vieni?
Almeno so che sei qui, un posto sicuro"
Eh certo, ora siamo premurosi.

"Non posso entrare come se nulla fosse in una caserma"
Mi pare così ovvio.

"Ci penso io"
Mi dice in tono sicuro e rassicurante.

"Si come quando mi dovevi dire che non potevi venire"
Rispondo sarcasticamente.

"Ah ah ah... spiritosa.
Allora vieni o no?"
Ci rifletto.

L'ha avuta vinta, ancora una volta.

"Se magari sapessi dove sia"
Dico sbuffando arrendendomi.

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"Lei è Giulia, un'amica"

Ebbene si!
Gli avevo detto che non volevo vedere nessuno, che con lo zaino in spalla e l'aria da ragazzina non mi sentivo a mio agio.
Avrei preferito chiudermi in qualche stanza ed uscire a fine giornata con Nicolas.

Purtroppo questo ragazzo ha una dote, rompere i coglioni.
Ha insistito talmente tanto, che ho ceduto.

D'altronde questa è zona sua, io non saprei dove andare.
Mi avrebbe portato comunque dai suoi amici, barra colleghi.

"Ciao"
Saluto agitando la mano verso una decina di uomini, indossano tutti la medesima divisa.
Tutto sommato, non è così male qui.
La divisa fa sempre un certo effetto.

Qualcuno ricambia il saluto, qualcun altro fa un cenno o chi ancora agita la mano.

Quanto meno sono educati.

Mi siedo vicino a lui.
Considerando il fatto che non ho pranzato, il militare che oggi mi ha fatto incazzare di brutto, mi ha portato qualcosa dalla mensa.
Una cotoletta con delle patate al forno.

Al momento, ci troviamo nella "loro" sala ricreativa.
Ce ne sono diverse, questa caserma è abbastanza grande e se non erro una delle più moderne in città, ma appunto questa zona è usata prevalentemente da Nicolas e da quelli del suo gruppo.

"Carina la ragazzina"
Commento uno zotico, e pensare che avevo aspettative alte.
Partiamo male.

"Mi chiamo Giulia, non ragazzina"
Il ragazzo accanto a me trattiene la risata.

"Non vi avevo avvisati, è una tipa tosta"
Aggiunge.

"Piacere Marco"
Dice con fare da superiore.
Mentre gli altri lo spingono per le spalle, devono giocare così tra di loro.
O almeno, suppongo.

Marco si reputa il migliore amico di Nicolas.
Sebbene quest'ultimo non me ne abbia mai parlato, penso che sia la verità.
Lo capisco dal modo in cui scherzano e dalla confidenza che vi è tra i due.

Disse con occhi sinceri e pieni di gioia.
Mentre sorridevo sento le sue labbra, sulla mia guancia.
Avvampo.
Deduco che le guance saranno rosse.
Che figuraccia.

Una volta finito il mio pasto, guardo questi ragazzini cresciuti prendersi in giro.
Si divertono con poco.

Alla fine restiamo in quattro.
Io, Nicolas, Marco e un certo Fabrizio, non ho parlato molto con lui.

"Visto Giulia?
Sono o non sono il più forte?"
Domanda Marco, stropicciando i capelli biondi di Nicolas.

"L'importante è essere convinti nella vita"
Rispondo.

Marco non si aspettava questa risposta, lo stupore gli gioca un brutto scherzo e Nicolas riesce a sfuggire dalla sua presa.

"Si può sapere da dov'è uscita una tipa così?"
Si aggiunge Fabrizio.
È rimasto per la maggior parte del tempo in silenzio, dev'essere quel tipo di persona che osserva e ascolta tutto.

"Da scuola"
Aggiunge Nicolas, sistemando il danno che hanno fatto lui ed il suo amico.

Fabrizio e Marco si ammutoliscono, sembrano increduli.

Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora