Capitolo 5 💘

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Sento caldo.
Sarà colpa della temperatura?
Sarà colpa della mi agitazione?
Non lo so.
Apro il finestrino e l'aria mi scompiglia i miei capelli particolarmente lunghi.

"Rapunzel.
Ho i tuoi capelli in faccia"
Mi richiama il guidatore.
Ha ragione.

"Sarai daltonico"
Continuo mentre mi sistemo i capelli in una coda alta, porto sempre nel polso destro un elastico.
I miei capelli sono castani.

"Da quanto, beh, quando hai iniziato questo lavoro?"
Chiedo curiosa.

"Quasi due anni fa.
Non appena feci diciotto anni e potevo decidere da me il mio destino.
Diciamo che con i miei non ho un rapporto pacifico, non siamo nella fase 'guerra fredda'.
Abbiamo idee molto diverse, in più i loro giudizi costanti non erano per niente gradevoli"
Mentre mi racconta, per la prima volta, qualcosa di così personale agita la mano sinistra.
Credo che questo argomento lo innervosisca.

Gli poggio una mano sulla spalla, cercando di calmarlo.
Se non se la sente, possiamo chiudere il discorso qui, non mi importa.
Quando si gira, gli rivolgo uno sguardo dolce.
E lui sembra ricambiare.

"Tranquillo, non devi parlarne per forza"

"Pensi che sia così debole?
Ti preoccupi così tanto per me?"

"No!
Non sembri debole, non con quelle spalle"
Ridacchio.
Abbasso la testa per la verità delle mie parole.

"So cosa vuoi dire.
Tutto qui"

"Siamo arrivati, scendi"
Taglia corto.
E io senza creare problemi faccio come dice.

"Quindi non hai solo le spalle grosse e la macchina fighissima"
Siamo giunti in una zona di villette a schiera.

Lo prendo in giro.
Casa sua è molto grande.
Più della mia sicuro.
E sembra anche moderna.

"Se vuoi ti faccio fare un giro in camera mia, anche quella è molto bella"
Si volta verso di me e strizza l'occhio sinistro.
Il mio volto prende fuoco, è solo un cretino.

"Ti piacerebbe, ma no!"
Cerco di fare la preziosa e non fargli capire che quella parole mi scombussolarono.
Il cuore inizia a battermi forte.
Disagio?
Ansia?
Forse non avrei dovuto accettare la sua proposta.

"Qualora dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi.
Fidanzata?"
Mi chiede passando dall'ironico al serio.
Prese la posta dalla buca delle lettere, per poi avviarci verso l'ingresso.

Lo stile moderno è il protagonista di questa casa.
I colori chiari e scuri che creano un gioco di luce e ombra meraviglioso.

Il primo ambiente è un open space, cucina a vista con mobilia di colori chiari ed un salotto con un divano a "L" e due poltrone.

Nicolas poggia la posta sul tavolino del salotto.

"No"
Non mi sono mai interessata, al concetto in sé.
E non me ne pento, ho tanti progetti per il futuro.
Un ipotetico ragazzo mi rallenterebbe, non è previsto.

"Allora io sarei il tuo ragazzo eh.
Beh avremo molto su cui lavorare"

"Ma la vuoi smettere!
Credimi ho visto di meglio"

"Vestito o nudo?"
Mi chiede in tono pervertito.

"Non credo che siano affari tuoi"
Ovviamente vestito, ma meglio non dirglielo.
Altrimenti la sua vanità potrebbe arrivare fino al pianeta Venere.

"Non hai visto un bel niente vero?"
Continua con un sorrisetto, che detesto, sulla faccia.

"E credimi non voglio vedere niente"
Ribatto.

NICOLAS' POV.

Io non dovrei essere qui con lei.
Io non dovrei nemmeno contattarla.
Io non dovrei stuzzicarla di continuo.
Io non dovrei godere nel vederla arrossire, o nel farla arrabbiare.
Io non avrei dovuto sorridere come un cretino al pensiero che, in un momento di difficoltà, abbia chiamato e pensato a me.

Io e lei non abbiamo nulla in comune.
Io non so, non so e non controllo un bel niente.

La mia vita è dettata dal destino.
La mia vita è un tuffo verso il vuoto, verso l'incognito.

Una persona che condivide il mio lavoro, capisce bene cosa sto dicendo.
Si, puoi avere dei desideri, tantissime ambizioni dal punto di vista della carriera militare, ma vivi consapevole che un giorno ci sei e l'altro no.

Questa realtà dovremmo averla tutti chiara, purtroppo la vita è instabile e dovremmo godere a pieno di ogni singolo istante.

"Tu ora come torni a casa?"
Le chiedo.

"Mi puoi lasciare alla fermata"
Mi risponde tutta tranquilla.
È fuori discussione.

"Scordatelo, il tempo che arrivi il primo autobus si faranno le sei e sarai a casa verso le sei e mezza.
Non se ne parla proprio.
Ti accompagno io"
Dico con tono autoritario, motivando il perché.
Non le do il tempo per ribattere.

"Niente ma, si fa come ho detto"
Il futuro comandante che è in me, si fa sentire.
Ci accomodiamo nel salotto, mettendoci comodi.

Giulia si siede su una delle poltrone, io mi rilasso sul divano.

"Qual è il tuo cantante preferito?"
Mi chiede.

"Perché?"
Il suo quoziente intellettivo può formulare domande più importanti.

"Sai così, tanto per conversare"

"Non ne ho uno in particolare.
Tu?"
Chiedo a mia volta.

"In questo periodo, mh, si Avril Lavigne"
Mentre pensava si sono formate delle fossette sulle sue guance, accanto alle sue labbra con l'arco di cupido marcato.
Ha il labbro superiore leggermente più grande di quello inferiore.
È così carina.

"Allora dimmi, dov'è casa tua?"
Ricordo la zona, dato che la volta scorsa, ci nascondemmo dai suoi e la lasciai nelle vicinanze.
Oggi faremo qualcosa di diverso.

"No!"
Mi dice agitandosi sul sedile, non so perché ma non vuole che qualcuno ci veda.

"Non ti lascio sola, dimmi dov'è casa tua"
Ribatto.

"Cazzo!"
Impreca.
Freno di colpo spaventato.

"Cosa c'è?"
La vedo calarsi sempre più, scivolando verso il basso.
Si sta nascondendo.

"Perché stai giocando a nascondino?
Hai paura dell'uomo nero?"
Le dico prendendola in giro.

"Scemo, sei di fronte l'università di mio fratello.
Se ci dovesse vedere, prima ti uccide e poi non mi farà uscire di casa fino a 40 anni.
Vedi di spostarti..."
Mi metto a ridere.
Ha una fifa paurosa, ogni tanto si sporge per vedere la zona limitrofa.

Il semaforo rosso ferma temporaneamente la mia marcia.
Attraversa un ragazzo di almeno un metro e ottanta, con una forma del viso similare a quella della ragazzina qui accanto a me.

"Per caso, è alto, capelli scuri, con una tracolla blu scuro e scarpe sportive?
Credi che prima possa averti vista?"
Spalanca gli occhi allarmata.

"Che cosa? Si potrebbe essere lui, pensi che mi abbia vista?"
La sua tattica giunge alla fine e si rimette comoda.

"Non lo so, tranquilla, la chiave di tutto è  mantenere la calma.
Fai finta di nulla, così mi faciliti le cose.
Sai com'è se dovessi rompere la macchina, penso che attireresti l'attenzione"
Le spiego, partendo, dato che è scattato il verde.

"Ok"
Sussurra.

"Lasciami più avanti e gira alla prima a destra"
La guardo come a chiederle conferma.
Annuisce.

Seguo gli ordini del caporal maggiore.

Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora