Capitolo 100

4.5K 196 7
                                    

Vi volevo ringraziare per i vostri commenti, mi siete stati molto d'aiuto.
Grazie tante.

Il libro sta per finire.
Non vi prometto niente, ma credo altri cinque o sei capitoli e poi ci sarà il sequel, sempre se vi va.

Ora vi lascio alla lettura.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

GIULIA'S POV.

Ingrid bussa alla porta, io e Nicolas, all'unisono le rispondiamo.

Entra in camera un po' stanca.
Mi allontano dal ragazzo, cerco di diminuire la distanza mia e mi avvicino a Ingrid.

"Finn mi ha chiamata, vuole venire qui per il bambino"
Dice a bassa voce, con il viso rivolto verso il basso.
Come se fosse colpa sua, piccola.

Guardo Nicolas che stringe in un pugno la mano.
Infastidito e seccato.

"Digli di rimanere dov'è.
Noi tra qualche giorno partiamo, torniamo momentaneamente a casa"
Dice in tono autoritario.

Stavolta quella ad abbassare la testa sono io.

"Giulia tu verrai con noi"
Continua Nicolas, incredula alzo subito la testa.

I suoi occhi si agganciano ai miei.

"Hai capito bene, Riccardo mi ha detto che puoi venire.
Penserà a tutto lui"
Continua il suo discorso, anche se io non capisco una virgola.

Perché non me l'ha detto prima?!
Perché tutto questo mistero?!

Non voglio dare scena davanti a Ingrid, non in questo momento che la vedo particolarmente stressata.
Dagli occhi lucidi potrei dire che ha pianto.

"Che bello!
Non sarò da sola!"
Mi abbraccia da dietro, essendo più grande, mi circonda il collo con le sue braccia.

Il suo pancione è di intralcio per il nostro abbraccio.

Ridacchio, senza farmi vedere e sentire.

"Visto.
Magari potrei darti una mano con i bagagli"
Provo a distrarla così che possa parlare con calma, a Nicolas.

"Certo"
Sorride, ora sembra che va molto meglio.

"Perfetto, io vado in camera mia"
Ci interrompe l'unico maschio della casa e se ne va.

Ma che gli prende.
Io ed Ingrid ci scambiamo varie occhiate, fa spallucce.

"Non riesco a capire neanche io cosa gli sia preso"
Si difende.

Annuisco, cercando di inventarmi qualcosa.

Scendiamo di sotto e prepariamo la cena.

Cotolette di pollo ed una bella insalatona, con: mozzarella, pomodori e tonno.

"Giulia per favore lo chiami a Nicolas.
Grazie"
Vedo Ingrid affaticarsi e fare delle smorfie di dolore.

"Ingrid, stai male.
Ti prego siediti"
Al diavolo la cena e Nicolas.

Le stringo la mano e la aiuto a sedersi.

Tira la testa all'indietro, respirando a fondo.
Sta facendo tutto in modo corretto, ma ancora non si sta riprendendo.

Ha bisogno di zucchero.
Prendo un bicchiere, lo riempio d'acqua e mescolo, con molto zucchero.

"Tieni, dovrebbe aiutarti"
Sono decisamente preoccupata, ma non lo devo dare a vedere.
Quando qualcuno che sta male, vede i suoi partenti o amici stare male per lei o lui, potrebbe essere influenzata psicologicamente e peggiorare la situazione.

Beve il liquido opaco tutto d'un sorso.

"Già va meglio.
Grazie"
E non mente, ha preso anche colorito.

Mi tranquillizzo, annuisco e vado in camera del militare.

"Ehi"
Lo avviso della mia presenza, aprendo la porta ed entrando nella sua camera.

È seduto ai piedi del letto, sta fissando il telefono.

È talmente concentrato che neanche mi caga.

Voglio capire cosa c'è di tanto importante.
Mi siedo accanto a lui, poggio la guancia sulla sua guancia e vedo una foto.

C'è lui, Ingrid con i capelli più corti e un poco più bassa, sua mamma e senza dubbio quello serio, alto dev'essere suo padre.
Sembrano felici, eppure, guarda come sono finiti adesso.

Divisi, con un odio reciproco.
Una famiglia completamente opposta da quella della foto.

"Eravamo in vacanza un anno fa.
Eravamo felici.
Mio papà per la prima volta si ricordò del saggio di Ingrid, faceva danza classica.
Per lui era più importante il lavoro, diceva sempre "sono sicuro che sei stata brava, ma io devo pensare al lavoro per andare avanti".
Non gli faccio un torto per questo, ma poteva qualche volta delegare.
Anche perché quando io avevo i tornei di basket non mancava mai ed anche se mia sorella non diceva niente, se ne accorgeva e teneva tutto dentro di se.
Il suo unico, grande, difetto"
Rimango ad ascoltarlo per tutto il tempo.
Percepisco ogni fibra dei suoi muscoli irrigidirsi ed emanare solo odio.

Stringo il suo braccio, tra le mie braccia.
Per sentirlo più vicino a me.

"Vedrai che tutto si sistemerà.
Ora andremo in Norvegia e magari le cose prenderanno la piega giusta"
Gli do un po' di speranza, ma tenendolo sempre pronto ad un possibile effetto contrario.
È adulto e deve essere pronto a tutto, dalle cose belle a quelle brutte.

"Andiamo di sotto che è pronto da mangiare"
Ci alziamo e mano nella mano andiamo in cucina.

Dove Ingrid già mangia, ma non la obbietto anzi, ha fatto bene e lo stesso gli dice Nicolas.

Sarebbe bello vivere così, con le persone che ami.

Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora