Capitolo 33

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"Poco dopo essere ritornata a casa, il telefono ha iniziato a suonare.
Non risposi subito, non ne avevo voglia.
Però non smetteva di suonare, così decisi finalmente di rispondere"
Prese fiato, cercando di calmarsi.
Era ancora estremamente agitata.

Fissava il pavimento, mentre si toccava il grembo, quasi in maniera ossessiva.

Per confortarla le strinsi la mano e le rivolsi uno sguardo tenero.

"Neanche lessi il nome, di quanto ero nervosa e irritata.
Quando sentì la voce di mio padre, senti il cuore, restringersi.
L'odio, la rabbia, la delusione, crescere sempre di più dentro di me.
Iniziai a sentire il mio piccolino, so che è presto, ma giurai di averlo sentito muovere.
Come a dirmi 'ei ...ci sono io con te. Sta calma...sennò ne risentirò pure io.  Sta tranquilla mamma'.
Neanche risposi, che iniziò ad urlare...mi diceva che eravamo dei figli ingrati...che avevamo umiliato la nostra famiglia...ma che se saremmo tornati a casa...dopo una severa punizione e il mio aborto..."

Fu in quel momento che scoppiò a piangere...e la capisco.

"Lei diceva che potevamo ritornare a casa...e in quel momento mio padre urlando...le strappò il telefono o almeno credo...lui si è superato stavolta.
Ha detto che...noi non esistiamo più per lui...e che io mi sto rovinando la vita...col mio bambino...e che Nicolas è solo uno stupido a credere che...possa fare carriera...tra i militari.
In quel momento, urlai con tutte le mie forze, gliene ho cantate quattro sai!"
Rise.
E io insieme a lei.

"Ovvio...sono sicura che gli hai dato pan per focaccia"
La incoraggiai, forse era meglio smettere.

"Perché non vai a riposarti adesso"
Le proposi aiutandola ad alzarsi.

"No...no...ho tante cose da fare...io..."
Iniziò a farfugliare.

"Giulia non ha tutti i torti...un bel riposino può farti solo bene.
Fidati"
Si alzò Riccardo, e notandomi in difficoltà decise di intervenire.
Così avvicinandosi a noi, le parlò.

Confusa mi guardò, come a chiedermi se fidarsi o meno.

"Ingrid...noi rimaniamo qua.
E sta tranquilla...hai bisogno di riposare...se molto stanca.
Sul serio...penso a tutto io"
Dissi con voce sicura e dolce.

Continuava a guardami e iniziò ad annuire.

"Va bene...grazie di tutto"
Così mi abbraccio.
Con un sorriso a 32 denti, ricambiai.

Quando ci staccammo, le diedi un'occhiata seria.

"Ora và!"
Senza esitare salì su per le scale.

Così Ingrid, sparì.

"Ah!
Accidenti è proprio un osso duro.
Sai mi ricorda qualcuno"
Sbuffa sonoramente, buttandosi all'indietro, cadendo su una poltrona.

Mi misi a ridere.

"Che ci vuoi fare"
Alzai le spalle.

Gli diedi un pugno sulla spalla.
"Dai dammi una mano"

"Te lo scordi"
Sbottò subito dopo.

"Dai....comunque ho notato come guardavi Ingrid.
Eh...eh...fratellone"
Lo stuzzicai.
Effettivamente si comportava in modo strano, ma dato che non l'ho visto con qualche ragazza, non so se lei fosse l'eccezione.

"Ma che dici!"
"Sisi...certo certo"

Feci finta di niente.
Però è qualcosa da non sottovalutare.

Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora