Capitolo 36

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A Ingri dissi che aveva chiamato Nicolas, dato che stava riposando non l'avevo svegliata e che neanche abbiamo parlato tanto....le domande basilari dissi.
Credevo si arrabbiasse e invece rise...diceva che capiva...poi io e lui abbiamo un rapporto particolare.
Mi raccontò le prime volte che Nicolas partì, lo tartassava di domande, senza neanche lasciarlo parlare.
Perciò capiva, mi ringraziò per il pisolino, per essere arrivata il prima possibile e infine sospirò sperando che la chiami presto.
Rivolgendosi a suo fratello.
Io la tranquillizzai dicendole, quello che mi disse qualche minuto prima Nicolas, ovvero che avrebbe richiamato.

Già ero nel panico...per domani.

Qualche minuto più tardi tornai a casa.
Riccardo era stremato, psicologicamente parlando, ovviamente.
E lo ero anch'io, così andammo entrambi nelle rispettive camere.

Non riuscii a chiudere occhio.
Il giorno dopo, mi alzai con delle occhiaie enorme e per la prima volta, da quando era iniziata la scuola, mi misi il correttore.
A scuola, la solita routine.
Salutai Federica, andammo in classe...ed era da tempo che mi chiedeva di mettermi il mascara.
Ma, non me lo sono mai messo, non mi piacciono queste cose.

Adora le mie ciglia, già lunghe, naturalmente.
Quale giorno cedetti.
Iniziò a battere le mani e a saltellare davanti a me, una volta finito, talmente era contenta e mi incuriosì.
Con lo schermo del telefono, notai le mie ciglia mostruosamente lunghe, folte e nere.
Non stavo così male, lo avrei rifatto, solo per occasioni più speciali o particolari.
La campanella ci avvertì dell'inizio delle lezioni.
Nessuno, come solito, si smosse.

Stranamente il professore arrivò subito, di solito arriva mezz'ora dopo.
Dietro di lui, c'era un ragazzo, mai visto prima.

"Bene ragazzi, allora.
Lui è il vostro nuovo compagno di classe"

Veramente? Non ci sarei mai arrivata!
Pensavo fosse un maniaco, che la seguiva dappertutto, e dopo quella avrei visto tutto.
Dopodiché avrei chiamato un bravo psicologo per il ragazzo.

Il ragazzo si fece avanti.

"Ciao....mi chiamo Lorenzo.
Vengo da Milano, ci siamo trasferiti qui per motivi di lavoro.
Spero di andare d'accordo con tutti....perché alla fine dobbiamo stare insieme per cinque anni.
Almeno, facciamo in modo che passino in modo piacevole"
Così finì.
Il prof gli indicò il posto accanto a Giovanni, un mio compagno.

Non mi aveva colpita...mi è sembrato il solito discorso per sembrare un bravo ragazzo.
Poi la parte finale, mi è sembrato coerente, che smielato.

Alla ricreazione, tutti uscirono, Fede voleva aspettarmi, ma non avevo voglia, così dopo un po' se ne andò con le altre.

Non ero sola in classe.
C'era pure Lorenzo.





Un amore impossibile. {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora