Beacon Hills, 27 luglio.
Era una calda serata, e non una qualsiasi. Stiles Stilinski, che di lì a poche ore sarebbe diventato maggiorenne, se ne stava disteso sul letto, con la finestra aperta. La chiudeva solo di notte, mentre durante il giorno era ormai usata dal suo migliore amico come entrata secondaria, anche se forse, riguardo questa scorciatoia, la madre di Stiles avrebbe avuto qualcosa da dire.
Quel giorno non aveva visto Scott se non che a scuola, per finire un progetto estivo, e già sentiva la sua mancanza. In banco insieme sin dalla prima media, si consideravano fratelli. "Non di sangue, ma per scelta" era una delle frasi ricorrenti durante i loro momenti insieme.
Stiles se ne stava dunque disteso sul letto, tamburellando le dita sul lenzuolo a ritmo delle canzoni che scorrevano in riproduzione casuale. Era entusiasta, non vedeva l'ora della mezzanotte. Diciott'anni. Nella sua mente affioravano ricordi, momenti, eventi, emozioni vissute. Pensava ai primi giorni di scuola, a tutte le volte in cui era inciampato e caduto a piombo col viso sul pavimento. Pensava ad Allison, la sua vicina di casa, la migliore che avesse mai potuto avere. Pensava a Scott, a quanto fosse stato fortunato quel giorno in cui entrambi persero la fermata del pullman e si misero a parlare senza smettere per ore. Guardò la finestra.
Aveva il forte presentimento che avrebbe trovato proprio Scott in camera sua a mezzanotte in punto, con le braccia distese pronte ad abbracciarlo, come era suo solito fare, regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi.
Non aspettava altro. Scendere a cenare con i suoi, andare a buttare l'immondizia per poi fermarsi da Allison a parlare un po', e infine attendere suo "fratello" in camera.
Il flusso di pensieri fu interrotto da suo padre, che lo chiamò.
Speriamo sia la mamma, così si mangia, finalmente, pensò tra sé e sé.
Scese le scale di fretta, con un sorriso smagliante ed eccitato, pronto a infilare le gambe sotto il tavolo. Rimase però deluso nello scoprire che sua madre fosse in ritardo e che di cibo non ci fosse ancora traccia.
"Papá, quanto manca? Sto morendo di fame!", sbottò impaziente.
"Appena arriva tua madre mangiamo, Stiles. Credi di poter resistere o devo mettere sotto chiave la dispensa?".
"Non sei affatto divertente, sai? L'ultima volta che l'hai fatto ho potuto offrire a Scott solo una mela, papà, una mela! Quella cosa rossa che ha talmente l'aria sana da farmi venire ancora più voglia di Burger King!
"Avresti voglia di Burger King anche dopo esserti sbranato l'intero menu, Stiles. Non farne un caso eccezionale"
"Sai che potrei farlo, mi conosci veramente Stilinski Senior", disse ammiccando a suo padre, imitando una delle mosse tipiche da sceriffo, suscitandogli un sorriso divertito.
Nonostante Noah Stilinski cercasse in tutti i modi di essere autoritario col figlio, Stiles era talmente indomabile da fargli perdere qualsiasi speranza ad ogni tentativo. Un uragano sin da piccolo, aveva quell'energia che lo rendeva speciale. Ingestibile, ma speciale: si, questo era Stiles. Era suo figlio, lo amava, ed era tutto sommato fiero della sua perenne frenesia e del suo perenne sarcasmo. Non voleva cambiarlo, avrebbe soltanto voluto avere più il controllo su di lui.
Stiles passò i successivi quaranta minuti a fare su e giù dalle scale, avendo l'immagine di un piatto di lasagne stampata nella mente, non vedeva altro. Sull'orlo di una crisi di nervi data dalla fame, si decise a scendere
"Ok, papà. Sono stato bravo ad avere pazienza, devo riconoscerlo io stesso. Ma sono passati quaranta minuti, dove ca...califragilistichespiralidoso è la mamma?"
"Provo a richiamarla, forse si è fermata al supermercato"
"Ma se quando l'ho chiamata prima ha detto che stava per tornare, non può essere! Ci avrebbe avvisato se avesse avuto bisogno di rimanere ancora un po' fuori" replicò Stiles. Facilmente andava in panico. Era tanto capace a far sorridere gli altri e a tranquillizzarli, quanto poco lo era a tranquillizzare sè stesso.
"Aspettami qui, vado a cercarla, d'accordo. Tu resta qui, promettilo".
Le sue parole erano rassicuranti, ma la voce tremava leggermente. Cercò di nascondere quest'ultimo aspetto al figlio.
"Perché devo sempre rimanere a casa mentre tu risolvi casi interessanti, cerchi prove nei boschi e insegui coyoti?"
"Sei ancora minorenne". Suo padre aveva la risposta pronta.
"Ancora per poco, sceriffo, ancora per poco" e lo imitò ancora. Stavolta aggiunse anche un qualcosa che potrebbe assomigliare a un balletto improvvisato.
"Vado, Stiles" disse suo padre prendendo la giacca ed esplorando le tasche in cerca delle chiavi della macchina.
"Cosa cerchi?" chiese con tono ironico, conoscendo la risposta e avendo già la battuta successiva pronta.
"Le chiavi", continuando a frugare nelle tasche.
"Papà, da quando abbiamo due macchine? Caspita, potevi dirmi che era questo il regalo di compleanno", scherzò Stiles appoggiato al muro. Il sarcasmo era stata da sempre la sua arma contro l'ansia.
"Non sei divertente. Prendo la moto".
A suo padre tornò il sorriso, un piccolo bagliore di serenità in una crescente preoccupazione. Ovviamente Stiles notò tutto, ma preferì rimanere in silenzio.
Si limitò a un semplice "Vi aspetto direttamente a tavola".
"Non avevo dubbi", replicò suo padre, lanciandogli un'occhiata quanto più possibile serena.
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"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017
FanfictionQuella che state per leggere non è nient'altro che la storia d'amore tra due ragazzi. Due ragazzi che si sono voluti contro gli ostacoli della vita, desiderati in bilico sui precipizi dell'amore, amati contro il tempo. Highest Rank: #82 in FanFicti...