C a p i t o l o 64.

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Quella notte dormirono come non avevano mai fatto, chiudendo gli occhi e riaprendoli col sorriso stampato sulle labbra. Il fiato corto, l'animo pieno. Pieno di piacere, pieno di bellezza. Pieno di conforto, pieno di serenità ritrovata.
Uno sull'altro, i corpi a contatto, più vicini che mai. Uno sull'altro, i cuori a contatto, più vicini che mai.
Battevano alternati, prima uno, rincorso e raggiunto dall'altro. Il filo impalpabile rosso sangue che li legava, tremava. La connessione fisica, ai massimi livelli, non era nulla confrontata a quella mentale. C'è poco da aggiungere: quei due angeli vivevano solo se insieme. Senza uno, l'altro non avrebbe mai indossato un paio d'ali, aspirato a raggiungere orizzonti lontani, conquistando sorrisi veri e non più maschere.
Stiles, su quel corpo, stretto da quelle braccia, si sentiva vivo.
Derek, sotto quel corpo, stringendo quelle braccia, si sentiva vivo.
Passarono i secondi, i minuti e le ore, ma nessuno dei due osò spostarsi da quella posizione: così naturale, così giusta.
Fu quando un rumore assordante li svegliò che furono costretti ad alzarsi, cadendo letteralmente dal divano. Derek, non capendo nulla, corse alla porta. Stava quasi per aprire quando Stiles lo bloccò con la voce.
"D-derek!"
"Eh? Si? Che c'è?", farfugliò, gli occhi serrati, la mano sulla maniglia.
"Sei nudo"
"I-io? C-os...Oh". Fu quando abbassò lo sguardo sul suo corpo che si rese conto di essere completamente senza vestiti.
"Tieni questi". Stiles si alzò a fatica, ancora in estasi per la notte trascorsa, recuperando un paio di pantaloni sul pavimento e portandogli.
Derek gli sorrise e se li mise in fretta e furia, il campanello che continuava a suonare.
"Derek? Sei in casa?"
"Un attimo!"
Infilò una gamba: fu quando ebbe finito che si accorse di quanto fossero stretti e corti.
"Stiles, questi sono i tuoi!", disse in silenzio, cercando di non farsi sentire. "Mettiteli e basta, Hale, veloce"
"Non mi stanno"
"Mettiteli, non trovo gli altri". Cercò sotto al divano, ma nulla.
Di sicuro quella notte la loro priorità era stata tutto tranne che piegare accuratamente i vestiti per ritrovarli al mattino.
"Almeno c'è una maglietta che non sia di quattro taglie in meno?"
"I-io c-credo di avertela strappata ieri sera", si grattò la testa, tra il divertito e il tono colpevole.
"Ti odio", disse sottovoce, tradendosi con un sorriso che esprimeva tutto tranne che disapprovazione.
Al solo pensiero, Stiles deglutì, ripensando alla sensazione che aveva avuto nel compiere quel gesto, dettato solo dalla voglia che aveva di quel corpo, di lui.
"Derek, sono qui da una vita, muoviti"
"Arrivo!", esclamò, non sapendo nemmeno chi ci fosse dall'altra parte della porta. Era in un tale stato confusionale che non riconobbe nemmeno la voce.
"Dai, apri", lo intimò Stiles.
"Sono mezzo nudo"
"Beato chi sta dietro la porta allora". Gli sorrise maliziosamente, provocando nell'altro la voglia di prenderlo e baciarlo contro al muro.
"Tu nasconditi, vai in camera di Claudia"
"Non posso rimanere qui?"
"Sei nudo anche tu, per la cronaca"
"Derek!". Ma quella voce passò in seconda piano nel momento in cui Derek passò in rassegna ogni centimetro del corpo di Stiles con lo sguardo.
"Non mi guardare così"
"Cosi come?", disse con sguardo tutt'altro che innocuo, non avendo abbastanza forza di volontà per distaccare gli occhi.
"Come se volessi saltarmi addosso"
Amava essere così diretto con lui, lo faceva sentire bene.
"Sei un ragazzo perspicace, ma ora vai", tagliò corto Derek, ridendo e facendogli segno di andare in camera.
Quando Stiles chiuse, o meglio socchiuse la porta dietro di sé, Derek finalmente aprì la porta.
"Lydia, cosa ci fai q..."
"Dio mio, ma quanto ci hai messo?"
"S-scusami, mi sono appena alzato"
"Questo lo vedo" sottolineò, facendo uno scanner del suo abbigliamento, consistente in un pantalone per di più indossato al rovescio. I capelli erano scompigliati come non li aveva mai visti.Tuttavia, non potè non ammettere che in quelle condizioni fosse più attraente del solito, ma non era quello il momento adatto per soffermarsi su certe cose.
"Entra pure"
Lydia camminò ansiosa nella stanza, come se fosse impaziente di dargli la notizia.
"Sei qui per un motivo particolare?"
"So come puoi riconquistare la fiducia di Stiles, ed è decisamente più che un motivo particolare", disse soddisfatta.
"L-Lydia"
"Si?"
"Non credo ce ne sia più bisogno"
"Scusa, come?" chiese sbalordita.
"D-diciamo che è andato tutto a posto", sorrise leggermente imbarazzato, temendo che capisse qualcosa riguardo quella notte.
E la sua paura fu subito concretizzata.
Lydia spostò lo sguardo oltre il corpo di Derek, inclinando il viso, scannerizzando il locale da capo a piedi. I cuscini per terra, la coperta lontano dal divano. Le imposte aperte, il tavolino non allineato. Per quanto potesse avere un'intuizione degna di un agente dell' F.B.I., chiunque avrebbe immediatamente capito cosa fosse successo in quella stanza.
"Dio, voi due l'avete fatto"
"F-fatto cosa?". In quell'esatto istante, sia Derek che Stiles, dal momento che stava ascoltando ogni singola parola, deglutirono.






"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora