C a p i t o l o 46.

1.7K 152 25
                                    

La pioggia cadeva su di loro, due corpi. Uno in ginocchio, l'altro sdraiato sull'asfalto bagnato.
Nella mente di Stiles c'era solo confusione, un onda imponente stava cercando di rovesciare le sue certezze. Non gliel'avrebbe permesso, fino a quando avesse avuto le forze per farlo. Un oceano di pensieri bagnava la sua mente.
"D-derek, che succede, sei per caso impazzito? Nessuno ha ucciso mia madre, è morta in un incidente". In ginocchio, a pochi centimetri dal suo viso, cercava di farlo parlare, far sì che gli spiegasse.
"ERO AL TELEFONO CON LEI" urlava più a sè stesso che a Stiles. Il viso rivolto verso il cielo, le braccia aperte. Si stava lasciando andare, proprio come l'ultima volta.
"I-io, io non sto capendo nulla, l-la conoscevi? Tu conoscevi m-mia mamma?". Non sapeva cosa dire, voleva solo sapere. La sua mente stava impazzendo. Aveva davanti Derek, il ragazzo di cui si stava innamorando, completamente in preda al panico, o forse investito dalla verità.
"MI HA SALVATO LA VITA E IO, IO HO SPEZZATO LA SUA, STILES."
Era come se tutto il dolore represso in un anno, tutto il senso di colpa che lo aveva tormentato giorno e notte stesse entrando senza bussare nella sua mente, accecandolo, storpiando il ricordo. Si stava sentendo di nuovo come gli anni scorsi. Una nullità, al mondo per nessun motivo, al mondo per errore.
Sentiva sua madre urlare, vedeva suo padre bruciare, la sua famiglia diventare cenere.
"D-derek, dimmi cos'è successo? Perché ti comporti così?" implorava con gli occhi sbarrati. Le gocce di pioggia, pesanti come sassi, gli stavano rigando il viso.
"VATTENE, NON CERCARMI MAI PIÙ"
"Dimmi cos'è successo."
Il suo non capire sembrò tramutarsi all'improvviso in rabbia. A denti stretti, gli urlò contro.
"DEREK, DIMMI COS'È SUCCESSO".
Iniziò a piangere insieme al cielo, le braccia non lo reggevano più in quella posizione. Si lasciò cadere, sbattendo le ginocchia contro L'asfalto. Gli occhi bruciavano, il cuore in fiamme, la mente in preda alla disperazione.
Derek, accasciato a terra, senza forze, aprì la bocca per dirgli la verità. Gli raccontò di quella notte.
"L-lei era in macchina, i-io la chiamai.
Ero su un ponte, stavo per buttarmi, stavo per farla finita, andarmene da questo mondo in cui mi sentivo soltanto uno sbaglio. Chiamai lei, volevo dirle addio. Mi ha preso in cura psichiatrica sei anni, trattandomi come un figlio. Era la madre che non avevo più. In preda al panico, sentendomi in quelle condizioni, perse il controllo della macchina. L'ho uccisa io, Stiles. Ho ucciso tua mamma".
Fu allora che Stiles si alzò, arretrando lentamente, un passo dopo l'altro.
Fu allora che cadde quasi all'indietro, non capendo nemmeno dove stesse andando. L'unica cosa che voleva era scappare, andare lontano.
"T-tu..." disse senza voce, la gola piena di disprezzo. Si sentì violato, deturpato, sbagliato. Si era innamorato dell'assassino di sua madre. La persona che aveva davanti, la persona che lo aveva fatto sentire vivo, era la stessa che aveva fatto morire sua madre, e con lei la sua stessa vita.
Corse all'indietro, non calcolando le distanze.
Due fari illuminarono la strada.
Si avvicinarono sempre più.
Continuava a camminare all'indietro, la mente annebbiata, gli occhi ostruiti dalle lacrime. I denti stretti, i pugni chusi e privi di forze al tempo stesso.
Si avvicinarono sempre più.
Si avvicinarono troppo.
Quelle luci furono la penultima cosa che Stiles vide quella notte, prima di guardare Derek un'ultima volta per quella sera.

"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora