C a p i t o l o 36.

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"Ti chiamava il suo capolavoro?" chiese dopo che si furono rimessi nella posizione iniziale: Stiles sdraiato e Derek sopra di lui, la testa appoggiata al suo petto.
Riusciva a sentire i battiti, mentre gli accarezzava il cuore con la mano.
"È quello che ha detto mio padre ieri: è così che mi ha chiamato la prima volta che mi hanno messo fra le sue braccia. Si girò verso mio padre e gli disse questo è il nostro capolavoro."
Derek alzò leggermente il viso per guardarlo negli occhi.
"Stiles, tu sei la sua Fotografia, il suo Quadro più bello e la sua Composizione più riuscita messi insieme.
"Come fai ad essere così?", chiese all'improvviso, scioccato dalla capacità che aveva Derek di farlo rimanere senza parole ogni volta che parlasse.
"Così come?"
"Cosi", gli passò una mano fra i capelli, l'altro sorrise dolcemente.
"Lei", proseguì, "lei non doveva andarsene. Nè un anno fa, nè adesso, nè fra un anno e nemmeno fra quaranta. Una persona come lei non se ne deve andare. Ha amato mio padre più della sua stessa vita e ha amat...ama me" si corresse non appena Derek alzò il sopracciglio "più di quanto si possa immaginare di essere amati. Senza di lei non so più cosa significhi essere amato incondizionatamente. Non fraintendere, mio padre è la persona migliore che potessi avere accanto in un momento di vuoto simile: si fa in mille per cercare di colmare questa voragine che si è creata in me, a volte non avendo tempo per curare la sua.
Ma lei, lei e la sensazione che ti dava, beh, non la si trova in nessuno"
Derek rimase in silenzio ad ascoltarlo, come se non avesse voluto interrompere il ricordo che stava prendendo forma nella mente di Stiles, o come se le parole stesse gli stessero facendo ricordare.
"T-utto bene?", chiese Stiles, notando lo sguardo perso.
"S-si", mentì, ma in quel momento l'ultima cosa che voleva era spostare l'attenzione su di sé.
"Non mi sembri convinto"
"Non ti preoccupare, piccolo", disse in modo calmo.
"Derek, scusa, sto parlando solo di me, quando mi avevo chiesto esplicitamente di potermi raccontare di te.", si mise le mani sulla fronte, facendole poi scendere sugli occhi, premendole. Si sentiva in colpa.
Derek gli prese delicatamente le mani, per poi portarle sul proprio viso.
"Quanto tempo abbiamo stanotte?"
"Tutta la notte."
"Ti sei risposto da solo: non è un alternarsi di parlo io - parli tu - oh, aspetta, ho parlato troppo, ora tocca a te. Abbiamo davvero tutto il tempo che ci serve, sempre che tu lo voglia, perché sai cosa ti dico? Potremmo cambiare rotta in questo esatto istante e guardarci un film. O, perché no, ascoltare musica, cucinare qualcosa, suonare, o semplicemente dormire, nella stessa posizione in cui siamo ora. Ci addormenteremmo col sorriso in tutti questi casi. Non mi importa se parlerai di te tutta la notte, se chiuderò gli occhi con te che mi racconti della volta in cui, che ne so,hai lanciato un aeroplano giocattolo su una torta di compleanno."
"Derek", lo interruppe.
"Si?"
"L'ho fatto davvero."
"Dici sul serio?", scoppiò a ridere.
"Eccome, e grazie per avermelo appena fatto ricordare. Dio, ricordo ancora l'espressione della madre della mia vicina di casa: non mi ha permesso di vedere sua figlia per una settimana."
"L'avevi fatta così grossa?"
"Cento dollari buttati all'aria, tu come la definisci?"
"Grossa, decisamente grossa", rispose ancora col sorriso stampato.
"Comunque" proseguì, "quello che volevo dirti è che, davvero, se stasera non dirò parola riguardo a me, al mio passato, o qualsiasi cosa mi riguardi, vorrà semplicemente dire che, beh, mi sono appena guadagnato un'altra notte con te, il che non mi dispiace per niente, se non l'avessi capito. Quindi, parla pure tutto il tempo che vuoi, piccolo."
Era decisamente riuscito nel non farlo sentire più in colpa.
"Grazie"
"Di cosa?"
"Di saper dire le cose giuste al momento giusto, non è da tutti"
"Nemmeno tu sei da tutti."

"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora