C a p i t o l o 75.

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Ritrasse delicatamente il braccio dal corpo di Stiles, lo baciò sulla fronte e si mosse verso la parte finale del letto. Stette attento a non far rumore, a non scuotere troppo quel corpo, quel corpo da cui non avrebbe mai voluto staccarsi, e scese, rialzandosi diretto verso la porta. La aprì lentamente, camminando in punta di piedi nel corridoio, temendo di svegliare il padre di Stiles. Voleva scrivere, ne aveva bisogno.
Scrivere una lettera, scivere delle scuse. Avrebbe cercato un pezzo di carta e una penna, e avrebbe messo nero su bianco ogni sua sensazione, ogni sua riconoscenza, ogni sua richiesta di perdono.
Fu subito distratto da un bagliore proveniente dal piano inferiore.
Che il padre di Stiles fosse ancora sveglio?
Decise di scendere le scale, inseguendo quel dubbio, cercando di capire la fonte di quella luce. Non appena appoggiò il piede sull'ultimo gradino, lo trovò lì. Era seduto sul divano, di spalle, la figura in controluce illuminata: lo sentì piangere, e il suo cuore smise di battere per qualche secondo.
Non sapeva come comportarsi, cosa dire e se dirlo, cosa fare e se farlo.
Deglutì, poi si fece coraggio e parlò.
"S-signor Stilinski", disse sottovoce, rimanendo immobile, con il tono più pacato che riuscì a selezionare tra la vasta gamma, il tono più delicato, quello che meno lo avrebbe fatto sobbalzare sul divano, cosa che avvenne ugualmente.
Noah si girò di scatto, impaurito, non capendo cosa stesse succedendo.
"D-erek, dio mio, sei tu. Mi hai spaventato". Aveva gli occhi gonfi, la voce, quasi inesistente, pronunciò a stento quelle parole. Si rese conto qualche secondo più tardi delle sue condizioni, e automaticamente si mise ad asciugarsi immediatamente il viso con la maglietta, voltandosi per non farsi vedere. Derek non doveva scoprire il motivo per cui stesse piangendo.
"P-posso?", chiese Derek.
"S-sì, vieni" lo invitò a sedersi con lui per non apparire scortese, infilando con la destra una cornice dietro alla schiena, sicuro che fosse la cosa migliore da fare: evitare che la vedesse, che proprio quel ragazzo la vedesse.
Si avvicinò, per poi raggiungerlo, mantenendo la giusta distanza per non essere invadente nei suoi confronti.
D'altronde era notte fonda, d'altronde lo aveva trovato in lacrime. D'altronde, fino a qualche ora prima, Derek era la persona che Noah odiava di più al mondo.
"Come mai sei sveglio?"
"Non riuscivo a dormire", mentì.
"E Stiles, sta bene?", chiese preoccupato.
"Forse qualche incubo, ma si è addormentato sereno ora. Si muove spesso nel sonno?"
"Quasi sempre. Qualche tempo fa urlava ogni singola notte, dovevo alzarmi per tranquillizzarlo"
"E ora?"
"Da quando sei rientrato nella sua vita, non più, sai?"
Rimase bloccato sentendo quelle parole. Noah lo stava facendo sentire importante, capace di far sognare il figlio e non lasciarlo lì, solo, perso, in preda agli incubi. Si guardarono intensamente, poi quel silenzio fu interrotto.
"Lo ami?", chiese l'unica cosa che davvero gli interessasse sapere.
"Mi sta chiedendo se amo suo figlio?"
"Si, esattamente"
"Più della mia stessa vita."
"E lui, lui ti ama?". Ora il tono era più incerto, come se non fosse compleatamente sicuro di voler sentire la risposta. Derek, sentendo il suo imbarazzo, rispose nel modo più semplice che potè, non affermando e non smentendo nulla.
"Io c-credo di si"
Noah sospirò, il fiato ancora corto per il pianto.
Lo guardava, guardava il ragazzo di suo figlio, chiedendosi se fosse la persona giusta per Stiles, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta a non opporsi tra quei due, tra quei due che sembravano essere destinati a stare insieme, qualsiasi cosa accadesse.
E Derek diede subito la risposta a quei pensieri.
"Signor Stilinski, posso dirle una cosa?"
"C-certo, tutto quello che vuoi"
"Grazie, solo grazie, di aver messo al mondo una persona come lui."

"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora