"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017

C a p i t o l o 56.

Aprì la porta, gli prese delicatamente il polso e lo portò su con lui, tenendolo dietro come fosse una cosa da proteggere. Ed era esattamente così: Stiles era la sua cosa proteggere, anche da Derek stesso.
Entrambi erano inondati da un imbarazzo mascherato. Avrebbero davvero voluto mostrarsi a proprio agio l'uno con l'altro, ma sapevano che sarebbe stato meglio non oltrepassare quel sottile limite che separava il abbiamo bisogno di tempo  e il prendiamoci tutto il tempo che ci serve, ma non appena vorrai, mi troverai qui, quella linea tra il è impossibile essere come eravamo e il ricominciamo come se nulla fosse accaduto. Mantenere le distanze si rivelò più difficile di quanto si aspettassero. Aversi a qualche centimetro uno dall'altro e non potersi, o volersi, sfiorare, era innaturale, innaturale per due come loro.
Entrarono in casa, chiudendo la porta alle loro spalle.
"È strano essere di nuovo qui, non credi?", chiese Derek, guardando il suo appartamento come se non l'avesse visto per un mese. Ed era proprio così: senza Stiles non era stata la stessa cosa, senza Stiles non sarebbe mai stata la stessa cosa. Ogni volta che si sdraiava su quel divano, sentiva il suo profumo. Ogni volta che andava in cucina, lo vedeva seduto al bancone a ridere e scherzare con Claudia. Ogni volta che si sedeva per terra, si ricordava delle sensazioni impalpabili che avevano provato su quel pavimento baciandosi a vicenda, lasciandosi segni sul collo, segni nell'anima. Non si erano mai sentiti violati, ma incisi.
Avete presente un anello d'oro? 
Indossatelo: nel farlo dimostrerete semplicemente che potete permettervelo. Ora incidete sopra il nome della persona che amate, della persona che vi ama. Scrivete sul metallo, segnatelo per sempre. Non sarà più un semplice anello, sarà il vostro.
Questo era Stiles per Derek: suo.
Questo era Derek per Stiles: suo.
Il collo baciato, reso livido. Le labbra gonfie, i capelli scompigliati.
Ogni loro centimetro apparteneva all'altro.
Si ricordò delle notti passate a parlare, di quelle passate camminando per le strade di Beacon Hills: Stiles con le mani in tasca, e Derek che si divertiva a fargliele tirare fuori baciandolo e facendogli venire i brividi.
Si ricordò di tutto, e ora, con Stiles dietro di sè, con Stiles affianco a sè, tutto sembrava avere di nuovo senso.
"No, non lo è. Mi sento a casa, come la prima volta". Lo disse freddamente, come se non volese dare peso alle parole appena dette, come se fosse un dato di fatto e non un sentimento espresso. Doveva contrastare la voglia di prenderlo e baciarlo cercando di mostrarsi indifferente. Non aveva mai provato tanta contraddizione, non era mai stato così frammentato. Sapeva che solo Derek avrebbe potuto ricomporlo, assemblare i pezzi, farlo sentire intero come quella notte in cui si erano conosciuti.
"Hey, ragazzo"
"H-heeey, ciao", stava entrando in ansia. Cosa avrebbe mai voluto da lui? Decise di fare il primo passo per giustificarsi. "Ascolta", aggiunse, "riguardo a prima non era assolutamente mia intenzione darti l'impressione che ti stessi fissando, perché non è proprio quello che ho fatto"
"Mi stavi fissando, davvero? Non me ne sono accorto".
Stiles non seppe riconoscere se fosse ironico o meno. La cosa lo rendeva leggermente in imbarazzo ma fu quando il ragazzo si avvicinò lentamente a lui che questa sensazione sparì, lasciando spazio al blocco che ebbe non appena i suoi occhi incrociarono quelli dell'altro.
"Derek, piacere", si presentò, tendendogli la mano.
"Stiles, piacere mio".
Deglutì al ricordo, fissando l'altro. "Vuoi qualcosa da bere?", chiese Derek per rompere il ghiaccio, un ghiaccio che tra loro non c'era mai stato e che mai ci sarebbe stato.
"Da mangiare, vorrei qualcosa da mangiare se ce l'hai"
"Pizza?"
"Mi conosci veramente"
"Avevi qualche dubbio?"
"No, assolutamente."
Si guardarono a lungo, incatenando gli occhi l'uno a quelli dell'altro.
Verde nel nocciola, nocciola nel verde.
Derek in Stiles, Stiles in Derek.
"Vieni, voglio mostrarti una cosa"
"E la pizza?"
"Può aspettare, credimi"