C a p i t o l o 58.

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"Vieni con me". Lo trascinava con sé, tenendolo per mano. Camminò all'indietro fino a quando non raggiunsero un materasso matrimoniale, posto in mezzo al terrazzo su una base di legno. Alcune coperte erano sparse lì sopra, qualche cuscino rendeva il tutto più invitante. Aveva l'aria sfatta, come se Derek ci avesse appena dormito.
"Scusami, non ho fatto in tempo a mettere a posto le coperte, sai, non eri nel programma, tu non sei mai nel programma", specificò, tra il divertito e il serio.
"È perfetto così" si limitò a dire. Ed era vero. Non si era mai sentito così giusto in un posto, forse solo l'incavo creato apposta per lui tra le braccia di Derek poteva competere. Si, decisamente.
Istintivamente, si lasciarono cadere su quel letto, rimbalzando leggermente, finendo a guardare entrambi il cielo nero, spruzzato di stelle. Sembrava un dipinto, un grande tela blu scuro su cui il pittore si era divertito a gettare minuscole punte di bianco.
"Tu cosa vedi?"
"C-cosa", chiese Stiles, non capendo la domanda.
"Vorrei sapere cosa vedi nel cielo, stanotte"
"Beh, lá c'è la Cintura di Ori..."
"No, non intendevo questo." Avrebbe voluto ascoltare ogni secondo quella voce calma, roca, elegante e ruvida al tempo stesso. "Dimmi cosa vedi, a cosa pensi ora, mentre lo guardi. Ho voglia di sapere a cosa ti fa pensare"
Stiles ci riflettè qualche istante, poi il cuore gli dettò la risposta.
"A te"
"A me?"
"Si"
"Perché dici questo?"
"Quale sfumatura predomina, quella nera o la luminosità delle stelle?"
"Quella nera"
"Tu sei così, un grande Cielo nero, in cui solo alcuni riescono a vedere la luce che nasconde"
"E tu sei tra quelli che la vedono?"
"L'ho sempre vista, Derek, e una volta scoperta, non smetti di vederla"
Erano distesi, le mani sul petto, i visi rivolti uno a quello dell'altro. Si scrutarono, per capirsi, come avevano sempre fatto.
"Stiles"
"Dimmi"
"Credi che riuscirai mai a perdonarmi?
"Cosa ti fa pensare che io non l'abbia già fatto?"
"Il fatto che non dovresti. Il tuo odio è l'unica cosa che davvero merito"
"Derek, l'unico momento in cui ti ho davvero odiato è stato quando indietreggiavo su quella strada, quella notte: lì avrei anche potuto ucciderti per via del vuoto che si creò dentro di me. Mi crollò il mondo addosso, cerca di capirmi. Ma ricordo, come se fosse ora, il mio ultimo pensiero di quella sera, prima di essere investito. Vedevo la luce bianca infrangersi contro di me, accecarmi. Ero certo del fatto che sarei morto"
"A cosa hai pensato?"
"A te, e sei anche stato l'ultima cosa che ho voluto vedere, nel mio ultimo istante"
"Credevo che non ti fossi accorto della macchina, Stiles"
"Non è del tutto vero. Non l'ho vista, certo, ma quando avrei ancora potuto avere il tempo di lottare, decisi di non farlo. Vedere te così, vedere me ridotto in quello stato, senza più nessuna certezza. In quel momento ho pensato che niente mi avrebbe salvato da quel vuoto, così ho lasciato che il mio corpo spofondasse al suo interno. Ma tu sei l'ultima cosa che ho voluto vedere e a cui ho voluto pensare, prima di morire. Ti ho immaginato, in una frazione di secondo, esattamente com'eri prima di quella sera. Ho figurato noi, prima di lasciarmi morire, prima di lasciare te"
"Stiles"
"Si?"
"Posso farti una domanda?"
"Dimmi"
"Ho voglia di baciarti"
"Questa non è una domanda"
"E io non voglio una risposta"

"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora