C a p i t o l o 39.

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Questo capitolo è stato scritto ascoltando Angel By The Wings di Sia. Consiglio a chiunque voglia distrarsi dal mondo per qualche minuto, di riprodurla ora, in modo da camminare in punta di piedi sulle parole, usandole come gradini, per farvi trascinare in alto, lá dove la realtà si perde col sogno, lá dove i baci sono carezze e uragani, lá dove il passato è un caro amico e il futuro un compagno di viaggio.

"Sai cosa c'è di bello in tutto questo?"
Nonostante avrebbe voluto finire la frase con tu, lasciò che fosse Derek a rispondere.
"Che sei particolarmente comodo e che ora, nonostante tutto, mi sento in paradiso?", chiese sapendo benissimo che non fosse quella la risposta, ma aveva voglia di dirgli che stava bene in quella posizione, che si sentiva giusto in quel momento, dopo una vita passata a sentirsi sbagliato.
Aveva voglia di dirgli tante cose, tante cose che in quel momento non riusciva a dirgli.
"Mia mamma è morta il giorno del mio compleanno, Derek. Mi sento in qualche modo collegato a te. Per una disgrazia, si, ma avevamo la stessa età, se ci pensi. E c'è di più", proseguì, notando che fosse rimasto senza parole, avendone ancora meno di quante non ne avesse prima, "si chiamava Claudia, mia madre. È per questo motivo che ieri notte, quando mi hai presentato tua nipote, mi si è bloccato il respiro."
"Mi sembrava infatti che non stessi bene."
"Sentire quel nome mi crea ancora quest'effetto, lo creerà sempre. È come se mi venisse tolta la terra da sotto i piedi, come se mi fossero spezzate le ali: la sensazione credo sarebbe la stessa. Non c'è niente di bello in tutto questo, lo so, lo so eccome, ma mi fa sentire vicino a te più di quanto già non mi senta stanotte, come se avessimo una base comune, come se, partendo dallo stesso aeroporto, avessimo preso lo stesso aereo, non so se mi spiego."
"Forse io e te eravamo destinati ad incontrarci", concluse Derek, lo sguardo completamente immerso in quello dell'altro, la testa sollevata per vederlo meglio.
"Forse lo eravamo davvero, Hale"
"Stiles, non so il tuo cognome", saltò su all'improvviso.
"Stilinski, Mieczyslaw Stilinski"
"Scusa cos'hai detto? Cos'era, un insulto?", scoppiò a ridere.
Vederlo così fu la conquista più grande di quella serata, fino a quel momento.
"È il mio vero nome", mise un finto broncio, sigillando le braccia incrociate.
"Non dirmi che ti sei offeso, Stilinski"
"Ora non farne abuso, Hale. È un cognome degno di poche bocche"
"E la mia, ti sembra degna?"
Rimase paralizzato a quella domanda. Gli stava forse chiedendo indirettamente se gli piacessero le sue labbra? Cercò di non essere troppo esplicito nella risposta.
"È degna, lo è, assolutamente".
Fu quell'assolutamente a tradirlo.
"Stiles"
"Si?", fece finta di niente, fissando il piatto a terra ancora pieno. Era la prima volta nella sua vita che non finiva una pizza.
"Posso farti una domanda?"
"Si, certo"
"Ho voglia di baciarti"
"Questa non è una domanda"
"E io non voglio una risposta"
Si avvicinò lentamente, spostando il corpo in avanti in modo da raggiungere il suo viso. Teneva lo sguardo fisso nei suoi occhi, per poi spostarlo alla labbra, labbra che avrebbe baciato.
"Derek..."
"Non dire nulla, ti prego."
"Non vuoi sapere la risposta alla tua non domanda?"
"Si, giusto, hai ragione", disse, rendendosi conto che stava ignorando cosa ne pensasse lui. Si sentì strano, impavido, sciocco nell'essersi illuso che lo volessero entrambi.
Fu allora che Stiles lo baciò, così intensamente da bloccargli il fiato, da fargli dimenticare come si chiamasse.
Derek assaporò quelle labbra morbide, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto.
Per la prima volta nella sua vita, era stato baciato.

"Take an angel by the wings"

Sentì la terra sparire da sotto i piedi, sentì qualcuno attaccargli un paio di ali e fargli cenno di volare. Sentì la passione, la dolcezza, la morbidezza, l'impalpabilitá di quel gesto, gesto che avrebbe voluto durasse ore.
Stiles lo stava baciando, le mani calde e delicate reggevano il suo viso. Corpo contro corpo, labbra contro labbra, anima contro anima.
Due feriti che si stavano ricomponendo a vicenda, due ali che, legate da catene di ferro per anni, stavano spiccando il volo.
In quell'esatto momento, si sentirono vivi.
Si lasciarono andare dopo un tempo non misurabile. Dicono che i sogni durino sette secondi, ma entrambi
avrebbero giurato che fosse durato di più. Si staccarono lentamente, come se fosse il gesto più innaturale che avessero mai compiuto, come se fossero costretti a tornare a non vivere, tornare alla terraferma.
"La risposta era sì", sussurrò, quasi senza fiato.

Si addormentarono così, Derek su Stiles, la testa sul petto le labbra ancora umide.
Si addormentarono così, per tornare a sognare, insieme.


"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora