C a p i t o l o 16.

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Nel frattempo Derek aveva appena parcheggiato la Jeep. Scese dall'auto, si incamminò verso l'entrata, girò la chiave e aprì. Una volta raggiunto il bancone, rimase qualche secondo a guardare la tazza ancora semipiena del cappuccino preparato da Stiles. Ripensando a quel momento trascorso insieme, sorrise automaticamente. Si sentiva tuttavia in colpa per avergli fatto far tardi, l'ultima cosa che avrebbe voluto era metterlo nei guai con suo padre.Tra i vari pensieri che stavano vagando nella sua testa, facendo a gara tra loro su quale fosse il più importante, se il bel ricordo di quel ragazzo dagli occhi nocciola o il fatto che gli avesse recato problemi con la sua schiettezza nel fargli una simile proposta la sera prima, improvvisamente uno in particolare prese il sopravvento sugli altri.
"Claudia", sussurrò Derek.
Abbandonò il bancone per dirigersi alla porta bianca, salendo dunque le scale e arrivando davanti alla porta di casa sua.
"Piccola, sono a casa", disse a gran voce una volta entrato, sperando lo sentisse.
Credeva l'avrebbe trovata sveglia, ma a quanto pare dormiva ancora.
Andò in camera per assicurasi che stesse bene: rimase stranito nel trovare il peluche preferito di Claudia nell'anticamera, quando solitamente ci dormiva insieme, e guai a chi glielo togliesse.
"Piccola?" sussurrò dolcemente Derek, prima di entrare. Indugiò qualche secondo per poi aprire la porta socchiusa.
La scena che gli si presentò davanti lo sconvolse completamente, facendolo crollare contro lo stipite della porta. Il lenzuolo quasi completamente a terra, le imposte semiaperte: Claudia non c'era.
Fu quasi sull'orlo di una disperazione quando sentì delle manine abbracciarlo da dietro.
"BU!"
"CLAUDIA!"
"Sei tornato, mi sei mancato tanto Dede"
"Non farlo mai più, mi hai spaventato a morte!"
"Mi piace farti gli scherzi, lo sai" disse continuando ad abbracciarlo.
Derek tramutò in un istante la preoccupazione mischiata alla rabbia, in un dolce sorriso. Non riusciva proprio ad essere arrabbiato con lei. Sin da quando gli era stata affidata, provava nei suoi confronti quella sensazione di volerla rendere serena, di vedere quelle guance rose sempre tese a causa dei sorrisi, di vederla serena e al sicuro. Con tutto quello che aveva passato, meritava felicità, e Derek avrebbe dato la sua stessa vita per lei.
"Vieni qui" disse delicatamente, prendendola in braccio e portandola in cucina per prepararle la colazione. Nonostante fosse quasi ora di pranzo, sapeva che Claudia non avrebbe mai iniziato la giornata senza il latte al cioccolato.
La fece sedere sull'isola cucina, il posto in cui lei preferiva: da lì aveva la vista completa di ciò che Derek le cucinava.
"Quanto cioccolato oggi?"
"Quanto ne basta per farti perdonare" disse scherzosamente la piccola.
Nonostante avesse cinque anni, possedeva un gran senso dell'umorismo.
Derek capì che parlava della sua assenza, per quanto fosse stata breve. Lo porse la tazza per poi appoggiarsi al bancone con le mani sul lucido marmo bianco. In quelle posizioni avevano la stessa altezza.
"Hai dormito bene, piccola?"
"Si moltissimo, Teddy  mi è stato vicino tutta notte"
"Come sempre, d'altronde" rispose.
"Anche tu hai dormito bene? Chi era quel ragazzo con cui eri sdraiato sul divano?", chiese incuriosita.
Per poco Derek non si soffocò con il bocchiere di latte che si era ritrovato a bere senza nemmeno accorgersene.
"Q-quale ragazzo?"
"Era molto bello, vi ho sbirciato stanotte. Sono anche venuta a sistemarvi la coperta", disse teneramente, imitando i gesti che aveva compiuto la notte.
"S-si chiama Stiles, l'ho conosciuto da poco". Non riuscì a nascondere le guance rosse per l'imbarazzo.
"Dede!" urlò contenta.
"Cosa c'è?"
"Lui ti piace!"
"Claudia non dire stupidaggini!"
"Mi vuoi bene?"
"Certo che te ne voglio, piccola"
"E allora non mentirmi, so che ti piace. Ho visto come ti sei accoccolato a lui!"
"È stata solo un'impressione"
"E io non ti credo", incrociò le braccia e mise il broncio.
A Derek quella scena ricordò Stiles, la notte prima. Sorrise al solo pensiero.
"Guarda!", indicò le labbra, "stai sorridendo!"
"Stavo solo pensando..."
"A quel ragazzo. Lui mi piace, gli darò persino un soprannome".
Si aggiustò la treccia per poi annuire soddisfatta della sua trovata.
"Steddy!"
"C-cosa?". Derek non era più in grado di gestirla ora: era partita in quarta, ed era impossibile fermarla.
"Lo chiamerò così, mi ricorda un orsacchiotto"
La prese in braccio per rimetterla a terra.
"Ora basta, principessa, è tempo di lavarsi"
"Lo faccio solo se mi dici che ti piace"
Era in trappola. Adorava essere messo in trappola da lei.
"E va bene, hai vinto tu. Si, mi piace, ma non dirlo a nessuno", le sussurrò mettendo l'indice davanti alla bocca in segno di silenzio.
"Ti voglio bene, Dede"
"Te ne voglio anch'io, piccola".

"Il Coraggio Di Amare", di Stiles Stilinski #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora