12. BECCA HA 21 ANNI

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Becca socchiuse infastidita gli occhi quando una lama di luce le attraversò le palpebre. Tirò piano su la testa dalla scrivania ingombra di spazzatura, si staccò il tappo di una penna dalla guancia e si stiracchiò sulla sedia girevole. Si portò le mani al viso, strofinandosi gli occhi gonfi di sonno e sbadigliò a bocca spalancata.

Cristo, non si era nemmeno accorta di essersi addormentata sul pc nel bel mezzo di un capitolo. Una lunga sequenza di "m" attraversava più di cento pagine Word. Non si diede pena di cancellare la lettera su cui si era appisolata e cestinò il documento. Tanto faceva schifo comunque e aveva scritto solo un paragrafo, impiegandoci ore intere.

Ispirazione, perché mi hai abbandonata?

Si diede una rinfrescata in bagno e non si cambiò neppure, scendendo di sotto con la stessa canottiera e pantaloncini del giorno prima. Scompigliandosi i ricci arruffati entrò in cucina e trovò il tavolo occupato da sua madre e Mr T.

«Buongiorno» bofonchiò, iniziando a prepararsi il caffè.

Mr T le restituì il saluto mentre Heather la ignorò, concentrata sui suoi pancake. Mentre sorseggiava il caffè, Becca la squadrò, cercando di capire cosa stesse accadendo nella sua testa. Nessuno sapeva spiegarsi per quale motivo sua madre non le parlava.

È come se ce l'avesse con me, pensava Becca e non poteva evitare di ricordare il momento in cui aveva preso la Terribile Decisione di staccarle la spina. Ormai era in coma da mesi e i dottori avevano perso le speranze. Ma poi in suo aiuto era arrivata l'ultima persona sulla faccia della Terra da cui poteva aspettarsi una cosa del genere; Pearl Allen, madre della sua nemesi Destinee, le aveva mandato la dottoressa Dubois e la sua terapia sperimentale. Solo più tardi Becca aveva capito che la gentilezza delle Allen non era disinteressata, a muoverle era come sempre l'avidità. In questo caso, i costi della terapia di Heather l'avrebbero obbligata a vendere la sua metà della villa di Durham, ereditata da suo padre nonché marito di Pearl.

Ma non importava. Heather si era salvata, e questo grazie alla moglie del suo ex marito, non grazie a sua figlia. Becca era stata pronta a toglierle la vita, quella vita per cui sua madre stava combattendo così disperatamente.

Che lo sappia?, non poteva fare a meno di chiedersi. Che in qualche modo abbia saputo ciò che stavo per fare?

«Che programmi avete per oggi?» domandò Mr T, includendo nel plurale anche Joy che probabilmente dormiva della grossa nonostante fossero passate le dieci.

«Io devo tornare all'officina per cercare un'auto usata, e penso che Joy inizierà a far venire delle clienti. Le ho già detto che può usare il bagno di sopra.»

Joy era una make-up artist dal talento raro. Il suo sogno era di aprire un salone tutto suo ma intanto avrebbe fatto dei bei soldi in casa Blake.

«Ho notato l'allestimento creativo, ieri sera» ridacchiò Mr T, riferendosi alla marea di cosmetici e creme per il viso che Joy aveva stipato in tutti i mobiletti del bagno grande.

«Voi che fate?» domandò Becca dopo un breve silenzio che le pesò addosso come un macigno.

«Pensavamo di fare un giro al parco, vero Heather?» Mr T le strinse la mano scheletrica e Becca non poté fare a meno di notare che sua madre la strinse di rimando, abbozzando un sorriso. «È una bella giornata.»

«Forse fa troppo caldo per stare fuori» iniziò Becca, leggermente ansiosa.

«Staremo all'ombra e daremo da mangiare ai piccioni, proprio come due vecchi pensionati.» Mr T ridacchiò, aiutando poi la compagna a spargere lo sciroppo d'acero sui pancake che sicuramente aveva cucinato. Thompson aveva una pazienza infinita ai fornelli, Becca invece non aveva mai imparato a cucinare. Sua madre non era mai stata una gran cuoca. Ricordava i tempi delle serate messicane, thai, cinesi, indiane, italiane...

Generations - Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora