58. JAMISON HA 21 ANNI

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I suoi compagni di università avevano organizzato una piccola festicciola, niente di clamoroso, niente di spaventoso. Greg aveva una casa di modeste dimensioni, i suoi erano partiti per una crociera e lo avevano lasciato da solo. Jam era stato invitato sebbene non lo conoscesse granché e non ci avesse scambiato più di qualche frase di circostanza durante le lezioni - mi mostri gli appunti della scorsa lezione? In ritardo anche oggi il prof, eh?

Non aveva voglia di andare ma l'idea di stare a casa quando persino sua madre sarebbe uscita per un appuntamento lo rattristava da morire. Così indossò una camicia elegante e guidò fino a casa di Greg.

Non si sorprese di trovarci anche Charla, e a dire il vero aveva sperato che venisse, almeno non sarebbe stato del tutto da solo. Charla era una delle poche amiche del college con cui aveva stabilito un rapporto. Da quando la "storia" con Roz era finita si erano avvicinati ancora di più. Studiavano insieme, davano gli esami insieme, festeggiavano i loro voti stellari insieme con cocktail rigorosamente analcolici.

Charla era una brava ragazza, tranquilla e molto intelligente. E con lui non era neanche più così timida. Adesso non terminava con un punto interrogativo ogni frase che gli rivolgeva, riusciva persino a sorridere senza che gli angoli delle sue labbra tremassero di tensione e qualche volta gli aveva addirittura concesso di udire la sua risata, breve e scrociante come acqua sui ciottoli di un ruscello.

Era venuta al party insieme alla sua migliore amica, Honor, la secchiona bisbetica che aveva imparato a sopportare. Ovunque ci fosse Charla, lei seguiva come un'ombra. Jam era convinto di non starle simpatico. Forse pensava che stesse cercando di portarle via la sua amica. Comunque ciò non scoraggiava Charla dal cercare la sua compagnia.

Da un mesetto le cose tra loro si erano evolute. Non c'erano ancora stati baci ma Jam aveva notato che Charla cercava ogni pretesto per stabilire un contatto. Si erano moltiplicati gli inviti a studiare insieme - "e dopo possiamo mangiare qualcosa e magari guardarci un film". E quando si sedevano sul divano, inizialmente ai due lati opposti, Charla si avvicinava sempre di più e Jam non la respingeva, finché terminavano il film spalla a spalla, con la mano di lei posata sulla coscia e le dita protese verso quella di lui. Jam non aveva ancora avuto il coraggio di stringerla, perché sapeva cosa sarebbe successo dopo.

La vedeva già, le guance rosse che facevano a pugni coi suoi capelli color carota e intensificavano le lentiggini. Vedeva il suo sorriso, i suoi occhi scuri che ruotavano verso quelli di lui. E a quel punto cosa avrebbe potuto fare Jam se non baciarla e accarezzarla, e quanto avrebbe potuto andare avanti prima che lei lo respingesse, tenendolo sulla corda, attizzando il suo desiderio solo per lasciarlo sfumare in frustrazione?

Jam non dubitava che gli sarebbe piaciuto baciarla e toccarla e fare tutto quello che lei gli avrebbe permesso. Ma c'era un altro problema: non era pronto ad andare avanti.

Sebbene fossero passati mesi, Roz era un chiodo fisso nella sua testa. Ormai non pensava più a lei ogni giorno ma qualsiasi cosa poteva ricordargliela. E allora si rabbuiava, se era con Charla se ne andava, voleva stare da solo, crogiolarsi nel suo dolore.

Charla sapeva di Roz. Come tanti altri aveva visto la foto di loro due al party, lui coi testicoli al vento e lei con la faccia bianca post-vomito. Però non gli aveva chiesto dettagli della loro storia. Era come se volesse fingere che quella ragazza dalla pelle color caramello non fosse mai esistita. Solo così avrebbe potuto occupare un qualche posto di rilievo nel cuore di Jamison.

Come se fosse stato tanto facile.

Charla non era Roz, non lo sarebbe mai stata. Ma ciò non impediva a Jamison di fare un tentativo per dimenticarla una volta per tutte.

Le andò incontro al tavolo da buffet dov'era intenta a discutere con Honor di diritto penale.

«Ciao» le salutò entrambe.

Generations - Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora