18. ALEASE HA 34 ANNI

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La sua mano le ghermì i capelli sciolti e spettinati, rovesciandole la testa, e la sua bocca coprì quella di lei.

Alease sgranò gli occhi per la sorpresa e lo spinse via ancor prima di pensare a cosa diavolo stava succedendo.

«Pete!» esclamò, rossa in viso.

Lui esibì un mezzo sorriso, stringendosi nelle spalle. «Dovevo almeno provarci.»

Lei aggrottò la fronte. Lo prendeva come un gioco, uno scherzo, ma lei non stava ridendo. «Cosa significa?»

«Che mi piaci, Alease. Pensavo fosse palese ormai.»

Oddio no. Pure questa no!

Alease si passò una mano tra i capelli, allontanandosi di qualche passo. «Pete, per favore. Ho bisogno di te come amico. La mia vita è appena diventata un casino, con Drew non riesco più a parlare, Marvin se ne è andato e Curt...» Scosse la testa, quasi arrabbiata. «Non ti ci mettere anche tu.»

Non era giusto. Pete era l'unico su cui poteva davvero contare adesso che aveva perso anche la sua migliore amica. Non poteva tradirla anche lui, non era giusto.

Ma Pete la rassicurò, strofinandole le braccia come per scaldarla: «Ci sarò sempre per te, piccola. Sarò come tu mi vuoi. Sappi solo che se avessi bisogno di altro oltre a una spalla su cui piangere, ci sono io» le strizzò l'occhio divertito.

«Amo ancora Curt, te l'ho detto» replicò lei, dura. «Questa conversazione è inutile.» Alease si voltò verso la finestra, dandogli le spalle. Era ufficialmente arrabbiata. Come poteva Pete dirle quelle cose adesso, con tutto quello che stava passando? «Forse è meglio se te ne vai.»

«Eddai, mi vuoi buttare fuori il giorno del mio compleanno? Ormai hai cucinato per un reggimento, sarebbe un peccato mettere tutto in congelatore.»

Pete attese una replica che non arrivò. Allora la raggiunse, posandole il mento sulla testa. Era decisamente più alto di lei, ma meno di Curt. Era lei ad essere nata nana.

«Dai» mormorò Pete, scrollandola un poco. «Scusami. Prometto che non lo farò più, okay? Sei più tranquilla?»

Alease sbuffò dalle narici. Doveva tranquillizzarsi. Doveva far finta che niente fosse accaduto. Aveva bisogno di un amico. Si girò e fece un breve cenno col capo. «Okay.»

Pete sorrise, dandole un buffetto sulla guancia. «Sei la mia bimba, Alease. Per me resterai sempre la sedicenne con i vestiti orribili e la voce stupenda che cantava nel mio coro. Voglio solo il tuo bene.»

Alease piantò gli occhi nei suoi. Gli credeva. Sapeva che finché avesse avuto Pete accanto tutto sarebbe andato bene e lei non si sarebbe lasciata andare all'autodistruzione. L'avrebbe aiutata ad aspettare, a mantenersi forte, ad alzarsi giorno dopo giorno dal letto per lavorare, preparare il pranzo, cercare un dialogo con Drew.

Doveva solo sopravvivere per quindici anni. Un gioco da ragazzi. Aveva solo bisogno di aiuto.

ALEASE HA 36 ANNI

Sdraiata sull'asciugamano azzurro, lasciava che il sole le scaldasse la pelle come un dolce abbraccio, giocherellando pigramente con i fili d'erba, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Il lago di Hope Mills era una favola. Assurdo che non ci fosse mai andata prima. Viveva in paese da quasi vent'anni ma quando Pete le aveva proposto quella gita aveva sollevato un sopracciglio e chiesto: «Perché, esiste un lago?» Lui era scoppiato a ridere, facendola arrossire e ridere a sua volta.

E così in quattro e quattr'otto avevano preparato i borsoni ed erano partiti. Nonostante fosse luglio, l'acqua era troppo fredda per fare il bagno. Alease e Pete avevano passeggiato lungo la riva alla ricerca del posto perfetto. Ne avevano trovato uno abbastanza isolato, una radura che formava un cerchio perfetto in mezzo agli alberi, lontano dalla gente.

Generations - Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora