EPILOGO

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Cara Lou.

Ho pensato tanto a chi avrei voluto lasciare questa lettera e mi sei venuta in mente tu. Abbiamo condiviso ogni singolo minuto delle nostre esistenze fin da quando eri un esserino piccolo così, urlante e fastidioso. Sei stata il mio regalo più grande - sai bene quanto ho insistito con mamma e papà perché mi dessero una sorellina -, sei stata la mia più grande noia e ora che sei cresciuta stai diventando la mia più grande preoccupazione.

Sei più bella di quanto io sia mai stata, più bella di quanto mamma e papà potessero immaginare. Questo non ti spalancherà solo tutte le porte che vorrai, ma ti causerà anche molti problemi. Diventerai la preda ambita dei ragazzi della tua scuola, dei tuoi colleghi di lavoro, del tuo capo, del cameriere che ci porta la colazione al "Bridge" la domenica mattina.

Questa non è una lettera di addio, Lou. È il mio ultimo consiglio a te.

...

I tocchi alla porta si erano fatti regolari. Toc, toc, toc. Pausa di una decina di secondi. Toc, toc, toc.

Almeno ha smesso di implorarmi di aprirlo.

Alease se ne stava davanti alla finestra che dava sul parco buio. Alcuni lampioni erano spenti, nessuno aveva pensato di ricaricare le batterie andate. Quelli che restavano gettavano ombre inquietanti sugli scivoli arrugginiti. Le altalene ondeggiavano nel venticello, i sedili ricoperti di neve.

Si portò un bicchiere di vino alle labbra, sorseggiandolo piano.

Toc, toc, toc.

Avrebbe anche potuto addormentarsi sotto quei rintocchi, ma sapere che c'era Pete dietro quella porta la teneva sveglia e all'erta.

Era da sola, voleva restare sola. Taylor la chiamava ogni giorno per sapere come stesse. Becca ogni tanto passava a trovarla ma da quando Drew era partito aveva smesso, come se ce l'avesse con lei.

Non la biasimava. Doveva essere ferita a morte.

Forse dovrei invitarla io. Una serata tra ragazze. Le farebbe bene. Forse farebbe bene anche a me.

Alzò il calice di vino e scoprì che l'aveva finito. La bottiglia era lì, sul tavolo, a portata di mano. Provò ad alzare il braccio ma lo lasciò ricadere, stremata.

Era stanca, così stanca.

Mentre il suo ex ubriaco continuava a picchiare le nocche sulla porta di cui un tempo aveva le chiavi, lei poggiò il mento sul davanzale, il viso illuminato dal biancore della luna, e continuò a guardare la neve cadere fuori dalla finestra.

...

È facile rovinarsi la vita per uno sbaglio. È facile credere di aver raggiunto la felicità, e invece è solo il miraggio di uno specchio d'acqua nel deserto. Non buttarti mai via, Lou. Non concedere il tuo cuore a nessuno sapendo in partenza che non sarai abbastanza. Non accontentarti: tu puoi avere tutto quello che desideri ma devi stare attenta. Le insidie più pericolose si nascondono dietro i sorrisi più gentili.

...

A braccia conserte davanti alla finestra, Curt scrutava la neve con la mascella serrata, pensando che l'indomani avrebbe dovuto spargere il sale sui gradini se non voleva che qualcuno si rompesse il collo.

Ma una piccola parte di sé non pensava al sale, né ai rumori che avvertiva al primo piano. Passi che uscivano dalla sua camera da letto ed entravano in quello che un tempo era lo sgabuzzino, poi diventato la stanza di Alexa, ora trasformato in una nursery.

La porta si aprì e allora lo sentì anche lui. Uno stanco piagnucolio, senza la forza necessaria per trasformarsi un vero e proprio pianto.

La piccola era sveglia e Alexa, che dormiva col babyphone sotto il cuscino, era accorsa ai primi segnali di allarme.

Generations - Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora