38. ALEASE HA 39 ANNI

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Alease entrò in casa con Lacy alle calcagna. Pete era in sala da pranzo col tablet in mano. «Ehi, com'è andata?» domandò subito.

Lo domandò a Lacy, non ad Alease. A lei rivolse solo uno sguardo fuggevole, prima di concentrare la sua attenzione sulla ragazza, che sbuffò: «È noiosissimo come lavoro, sinceramente non so come fa Alease ad alzarsi ogni mattina sapendo di doversi chiudere in quel buco polveroso.»

«Ci farai l'abitudine» la rassicurò Pete.

Lacy si strinse nelle spalle e andò a farsi una doccia.

Alease entrò in cucina, domandandosi cosa avrebbe preparato per cena, e Pete la seguì.

«Resti stasera?»

Oh, allora non sono invisibile.

«Resto per cena, poi... vediamo.»

«Mi puoi dire di cosa si tratta? Sono giorni che sei strana. Settimane, anzi. Quindi non puoi dare la colpa a Lacy. È per Harris, vero?» La sua fronte si fece tempestosa. «È venuto da te? Ti ha fatto qualcosa?»

Alease non riuscì a trattenere una risposta pungente: «Sei tornato ad essere il mio compagno di vita, adesso, bene. Ti ricordi che esisto anch'io.»

Non si poteva parlare in quel modo a Pete e sperare che non si alterasse. L'afferrò per il polso e la tirò via dal ripiano cottura. «Cosa sono queste insinuazioni, Alease?»

Aveva usato quel tono. Il tono di un genitore che rimprovera una bambina disobbediente. Il tono che un tempo la calmava, un pochino anche la intimoriva. Ma ora non ebbe alcun effetto su di lei.

Lo fissò dritto negli occhi e semplicemente constatò: «Non mi consideri più da quando c'è Lacy.»

Le sopracciglia curate di Pete schizzarono verso l'alto. «Si tratta di questo, quindi? Sei gelosa?» Sembrava sinceramente sorpreso. «Non vorrei ricordartelo, ma ti ho chiesto di sposarmi. Non l'avrei fatto se non fossi certo che ti amo e voglio passare il resto della vita con te. Sono stato sposato una sola volta. Dopo la morte di Leslie non ho avuto altre relazioni durature se non con te. Posso mettermi in ginocchio anche adesso e chiedertelo di nuovo. I miei sentimenti non sono cambiati. Ma tu non mi hai ancora risposto. Forse è sui tuoi sentimenti che dovresti riflettere. Lacy è una bella ragazza, impossibile negarlo, ma io ho scelto te e continuerò a scegliere te.»

In altre circostanze Alease si sarebbe sentita gonfiare il cuore all'udire quella dichiarazione appassionata. Ma in quel momento non provava nulla. Una parte del suo cervello continuava a domandarsi cosa mettere in tavola quella sera.

Il campanello suonò. Alease guardò l'orologio: le sette e un quarto. Becca era puntualissima.

«Chi è?» chiese Pete infastidito mentre la donna andava ad aprire.

«Abbiamo un'ospite per cena.»

«Quando pensavi di dirmelo?»

«Questa casa è tua quanto mia; è anche un mio diritto scegliere chi farci entrare» lo scimmiottò lei, sapendo di irritarlo. Non le importava. Era una piccola, sana vendetta. Aprì la porta e sorrise alla ragazza. «Ciao Becca.»

Era impressionante il suo cambiamento. L'ultima volta che l'aveva vista era una ragazzina in sovrappeso, coi capelli secchi e le gambe da calciatore. Era evidentemente sbocciata; avrebbe potuto tranquillamente fare la modella o l'attrice.

Becca entrò e si guardò intorno. Alease procedette con le presentazioni. «Lei è Rebecca Blake, una vecchia amica di Drew. Lui è Pete, il mio compagno. Più tardi ci raggiungerà anche Lacy, la ragazza che hai visto prima in libreria. Vive con noi temporaneamente.»

Generations - Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora