41. ALEASE HA 39 ANNI

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«Sei sicura di non avere frainteso?» la interrogò Taylor quella sera, dopo aver messo Gena a letto ed essersi assicurata che non potesse sentire i loro discorsi “da grandi”.

Taylor non sembrava rendersi conto che sua figlia era già grande. Tra un mese avrebbe compiuto quattordici anni e cominciato le superiori. Sarebbe entrata in un mondo del tutto nuovo rispetto a quello protetto e infantile delle medie. Nella sua classe ci sarebbero probabilmente stati ragazzi che fumavano - e non solo nicotina - e che passavano il sabato sera in discoteca a ubriacarsi.

A quattordici anni sei sospeso tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. Cerchi di dimostrare che sei cresciuto, con ribellioni e parolacce. Ma sotto sotto senti di avere ancora bisogno dell’affetto e della protezione della tua famiglia. Quando ti sveglia la febbre, quando la fronte scotta e il tuo corpo è gelido di sudore, è la mamma la prima che chiami. Non la migliore amica con i piercing che fuma due pacchetti di sigarette al giorno o il fidanzato di vent’anni pluribocciato che hai appena conosciuto al pub.

Gena non era ancora entrata in quel mondo e questo dava ogni diritto a Taylor di trattarla con una bambina, ma le cose sarebbero presto cambiate. Alease lo sapeva meglio di tutti.

Drew aveva smesso di essere il suo Didi da così tanto tempo che quasi aveva scordato il bimbo adorabile e tremendo che era stato, confondendolo con l’adolescente problematico e con l’uomo fissato con i soldi e il sesso che era diventato.

Alease affondò il naso nella vaschetta di gelato che l’amica le aveva procurato, soffocando quei pensieri. «Sicurissima.»

In tv trasmettevano “La ragazza del mio migliore amico” ma nessuna delle due lo stava guardando, malgrado fosse uno dei loro film preferiti. Gena aveva cominciato a seguirlo prima di andare a letto e loro si erano aggregate, ma Alease aveva la testa da tutt’altra parte e Taylor continuava a scoccarle occhiate impazienti e preoccupate.

Finalmente la ragazzina era filata in camera e Alease aveva raccontato tutto quello che era successo dal momento in cui aveva messo piede dentro casa.

«Che gran figlio di puttana.» Taylor schioccò la lingua sul palato. «Comprendo che la tua prima reazione sia stata vendicarti con Curt ma…»

«Non volevo vendicarmi.»

«…io al posto tuo avrei fatto il culo a tutti e due e li avrei buttati fuori di casa.»

Taylor era convinta che invitare Curt al compleanno fosse stata una specie di vendetta e che Alease avesse avuto tutte le ragioni per farlo. Era curiosa di conoscere meglio quell’uomo che si era vista descrivere in milioni di sfaccettature, come riflesso su uno specchio frantumato. Alease non condivideva il suo entusiasmo e annegava la tristezza nel gelato ormai sciolto.

«È anche casa di Pete. Ha messo lui la maggior parte dei soldi.»

«Tesoro, sai che puoi stare qui quanto vuoi, ma intendi davvero lasciare Drew in quel covo di vipere?»

«Lui si trova bene.»

«Perché non sa quello che stai passando. Se sapesse che Pete umilia sua madre e flirta con un’altra, non penso lo ammirerebbe ancora così tanto.»

«Pete è un mio problema. Non voglio che per causa mia rovinino il loro rapporto. Sono contenta della loro amicizia.»

Taylor alzò gli occhi al cielo ma non ribatté. Sapeva che era inutile opporsi alla cocciutaggine della sua amica.

Per un po’ guardarono il film in silenzio, senza interessarsene veramente. Poi Taylor chiese: «Cosa intendi fare?»

Alease poggiò a terra la vaschetta di vaniglia e raccolse le gambe al petto. «In questo momento non sopporto neanche il suo pensiero. Non lo voglio vedere né sentire almeno fino a sabato.»

Generations - Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora