65. JAMISON HA 21 ANNI

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Voleva fare le cose per bene. Si era comprato una camicia nuova e anche un altro paio di mocassini. Si era spruzzato la nuova colonia che gli aveva regalato suo padre e indossato il Rolex delle belle occasioni.

Quando scese al piano terra vide sua madre intenta a masticare alette di pollo davanti alla tv. Si girò rumorosamente sul divano in pelle e lo fissò dall'alto in basso. Poi fece uno strano verso con la bocca. «Esci con quella?»

Jam andò a calzare le scarpe. «È il suo compleanno. La porto a cena all'Hilton e ci fermiamo anche la notte.»

Alice non replicò ma bastava guardarla in faccia per capire che era scontenta. Jam si affrettò a salutarla e ad augurarle la buona notte, prima di uscire.

Non capiva il suo atteggiamento. La prima volta che aveva conosciuto Charla era pronta a fare carte false perché il figlio si mettesse con lei, però da quando le aveva annunciato che si erano ufficialmente fidanzati - dopo quattro mesi le aveva persino dato un anellino, più simbolico che altro - Alice aveva messo il broncio, come se le avesse fatto un affronto personale.

Forse dipendeva dal fatto che, invece, suo padre sembrava approvare quella relazione.

Avrebbe voluto tenergliela nascosta. Dopo quello che aveva combinato con Roz non voleva che mettesse mai più bocca nelle sue faccende sentimentali. Ma una sera aveva portato Charla a cena fuori e si erano trovati nello stesso ristorante con Bobby, Barbie e il nuovissimo membro della loro famiglia, Marcus. Un nome ambizioso e imponente per un fantolino urlante e puzzolente, che quella sera al ristorante aveva indispettito tutti i clienti con i suoi strilli e costretto Barbie a camminare avanti e indietro per calmarlo. Ma per lei era facile farsi perdonare il disagio. Bastava un sorriso dolce e imbarazzato e le fronti si spianavano, le mascelle si rilassavano e tutti riprendevano a farsi i fatti loro.

Bobby era rimasto costernato nel vederlo insieme a una ragazza mentre Barbie aveva sorriso contenta. Jam era stato costretto a fare le presentazioni e quando aveva definito Charla la sua "fidanzata" l'espressione perplessa di Bobby si era sciolta. Le aveva stretto la mano e chiesto cosa facesse nella vita. Quando aveva scoperto che studiava alla sua stessa facoltà, aveva rivolto a Jam un'occhiata che diceva: "stavolta sei stato bravo."

Alla fine avevano unito i tavoli e cenato insieme. Charla si era comportata perfettamente, nonostante la timidezza. Barbie l'aveva messa subito a suo agio parlandole di una serie tv che amavano entrambe. Erano persino andate in bagno insieme; a quel punto suo padre gli aveva chiesto se fosse una storia seria e, prima che Jam potesse rispondere, aveva detto: «Brava ragazza, quella che ti ci vuole. Bravo.»

Jam non aveva avvertito un briciolo di sollievo, anzi, si era sentito infastidito. L'orgoglio del padre aveva d'un tratto reso la povera ragazza molto meno attraente ai suoi occhi.

L'aveva riportata a casa di malumore, e il fatto che lei continuasse a blaterare di quanto era stata bene, di quanto suo padre fosse interessante e di quanto ammirasse Barbie, gli aveva fatto fischiare le orecchie. Era stato sul punto di zittirla, era stato sul punto di litigarci. Ma aveva serrato la bocca e ingoiato l'amarezza. Le aveva dato un freddo bacio della buonanotte ed era ripartito.

Ovviamente Charla aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Gli aveva mandato un sms chiedendogli cosa gli fosse preso. Avevano finito per stare al telefono un'ora, con lei che piangeva disperata all'idea che lui volesse mollarla mentre Jam cercava di spiegarle il vero problema. Poi era riuscito a rassicurarla. Era stata la prima volta che lei gli aveva detto: «Ti amo, non vorrei perderti mai, Jamison.»

Lui aveva replicato: «Non accadrà per queste piccolezze.» Ma non le aveva veramente risposto e lei se ne accorse. Non gli disse più che lo amava, forse pentendosi di essersi esposta troppo.

Generations - Vol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora