Capitolo 98

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La parte più difficile, fu sicuramente  raggiungere la Sala Comune con la consapevolezza che lui non sarebbe stato lì ad abbracciarmi e a baciarmi.

Sapevo che lo avrei rivisto di lì a poco, nel riflesso dello specchio gemello che mi aveva regalato, ma la sensazione di abbandono era viva e potente dentro di me.

Non appena varcai il ritratto della Signora Grassa, notai che la Sala Comune era deserta: sicuramente tutti erano ancora a contemplare e a lodare la fuga gloriosa dei gemelli Weasley.

Non poté non venirmi in mente quella mattina, passata nel nostro posto, sull'altopiano. Mi si strinse il cuore al pensiero e così mi obbligai a salire le scale, già sicura di quello che avrei fatto pochi minuti più tardi.

Aperta la porta della camerata del quarto anno, fui sollevata nel non dover incontrare nessuna Madison e nessuna Sally.

Raggiunsi il mio letto, strascicando i piedi, mi tolsi le scarpe in fretta e furia e mi buttai a faccia in giù sul morbido materasso.

Passarono pochi minuti quando decisi di tirare fuori lo specchio gemello che George e Fred mi avevano regalato. Lo estrassi dal fodero con molta cura, per poi guardare il mio riflesso.

Si vedeva che non mi ero truccata, quella mattina: non c'era nessun correttore a nascondere le occhiaie che dimostravano la mia notte insonne con George. I miei occhi verdi erano vigili, attenti a cogliere ogni singolo movimento nello specchio.

Ma, passarono i minuti e non vidi nessun George e nessun Fred a sorridermi e a rassicurarmi. Così, mi buttai di peso all'indietro, con i capelli tutti sparpagliati sul cuscino.

Mi girai su un fianco, mantenendo lo specchio con la mia mano in modo tale da potermici specchiare anche in quella posizione.

Non mi accorsi nemmeno di stare entrando n mondo dei sogni in quella strana posizione. Non feci sogni, per fortuna: la stanchezza arretrata era troppa ed io non avevo più forze per rimanere ad aspettare che i gemelli si decidessero a mettersi in contatto con me.

"Martina" in un primo momento credetti solo di averlo immaginato, quel sussurro forte e chiaro.

Mugolai nel sonno, maledicendo il mio subconscio per aver deciso di farmi avere allucinazioni su un fidanzato che ormai era a migliaia di chilometri di distanza.

"Martina aprì gli occhi, sono io"

Ci vollero altri due tentativi perché io mi decidessi di aprire finalmente gli occhi. Quando lo feci, quasi piansi per la gioia di rivederlo lì davanti a me.

George mi stava sorridendo dolcemente. Chissà da quanto tempo era lì che mi guardava dormire abbandonata a me stessa...

Mi tirai su talmente in fretta che mi girò la testa. Mi misi a gambe incrociate e ricambio lo sguardo innamorato che quel ragazzo dai capelli rossi mi stava riservando.

"Ti odio" esordii ridendo e cercando di non far sgorgare le lacrime che minacciavano di scendere.

"Mi ami" replicò George, con la faccia così vicina al suo specchio che potevo constargli tutte le lentiggini che aveva sul naso.

"Da quanto tempo mi stavo guardando sbavare sul cuscino?"

George rise, contento nel vederlo scherzare.

"Abbastanza" replicò, mentre potevo osservarlo buttarsi all'indietro, in un confondibile, morbido, divano.

"George!" gli dissi eccitata. "Siete a Londra!"

"Affermativo" rispose un'altra voce, più lontana. "Benvenuta nel nostro piccolo, grande appartamento Marti"

"Fred!" lo salutai. "Fammi il favore di tirare un pugno a tuo fratello per avermi guardata sbavare nel sonno"

"Ricevuto signora" lo sentii dire, poco prima che il riflesso dello specchio tremasse e dall'altra parte succedesse un gran trambusto.

Fred aveva dovuto seguire proprio la mia richiesta, fiondandosi di peso addosso al fratello gemello, che ora protestava e ricambiava le sue botte.

Risi di gusto, mentre cominciavano a rotolare per terra. Dopo un po' di spettacolo dissi: "Va bene così Fred. Vorrei vedere tuo fratello integro la prossima volta che ci incontriamo".

"Quello non te lo posso garantire" lo sentii ridere, con la voce che si allontanava.

Vidi George raddrizzarsi con tutti i capelli arraffati e con la faccia rossa per lo sforzo di proteggersi dal fratello.

"Ora posso dirti di amarti" gli ridacchiai, mandandogli un bacio.

"Ora che ti sei vendicata, vuoi vedere l'appartamento?"

"Scherzi?" replicai emozionata. "Certo"

Mi misi comoda mentre George si alzava con l'inconfondibile verso di uno sforzo e cominciava a camminare, stando bene attento a non farmi vedere nulla.

Mi fece vedere qualcosa solo quando arrivò all'ingresso.

"Signorina Potter, questo è il suo futuro appartamento, lo guardi bene" cominciò, facendo il finto agente immobiliare e facendomi ridere.

Mi mancava incredibilmente; se fosse stato lì, gli sarei saltata addosso per il desiderio che provavo per lui.

Quando si decise a girare lo specchio verso l'esterno, il cuore mi sprizzò di gioia. La sala e la cucina erano un'unica, grande stanza, arredata secondo i più completi e bizzarri stili di Fred e George.

Era molto illuminato e non avevo dubbi, ci sarei andata a vivere subito, seduta stante. Dovevo ammettere che chi aveva arredato aveva davvero bellissimi gusti.

I mobili erano di legno scuro, moderni; ma non mancavano di certo i colori: le sedie dell'isola della cucina erano gialle, mentre il divano era rosso fuoco. la superficie del camino fatto di mattoni chiari era già pieno di cianfrusaglie: scherzi, lettere, fogli di ordini...

E sulla cappa del camino vidi con una stretta al cuore una foto di noi tre, in Sala Comune stravaccati sui piccoli divanetti come degli orsi in letargo. Sicuramente Hermione aveva dovuto scattare quell foto in incognito, senza farsi vedere.

Avevamo tutti e tre le uniformi scolastiche e stavamo ridendo di gusto, per non ricordo quale motivo.

Mentre girava lo specchio attorno alla stanza, vidi Fred alle prese con i fornelli, con tanto di grembiulino da casalinga e cucchiaio di legno dietro l'orecchio.

"Rimpiangi la signora Weasley eh?" non riuscii a trattenermi dal ridere, vedendolo così impegnato.

"Tanto alla fine prenderemo cibo d'asporto" sussurrò George, venendo comunque sentito dal fratello che gli scagliò addosso una cipolla con la bacchetta. "Ei stavo scherzando fratello"

George dopo si spostò in un corridoio, che dava su tre camere e un bagno, abbastanza grande.

"L'unica pecca è che dovrò condividere ancora il bagno con lui" mi rivelò aprendo la porta di quella che doveva essere la sua camera.

Era a due poco spettacolare. Era chiara, con il parquet bianco e le lenzuola azzurrine. Una marea di cuscini era adagiata sopra il letto e una piccola scrivania sotto la finestra era piena zeppa di scartoffie.

"Spero ti piaccia" disse dopo, buttandosi sul letto. "Non vedo l'ora che tu sia qui"

"L'adoro George" gli assicurai dopo essere rimasta per un po' a contemplare il suo viso. "E se potessi verrei lì anche subito"

"Lo so"

"Ti amo George"

"Io di più"

Posso fidarmi di te? ||aharrypotterstory||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora