Capitolo 66

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La mattina dopo, fu snervante tornare alla noiosa quotidianità. E sopratutto se dovevi cominciare il trimestre con due ore di Umbridge.

"Non mi era proprio mancata quella donna" sibilai a Ginny, scrutando il lungo tavolo degli insegnanti, mentre mi sedevo.

"Sicuramente non le è andata giù il fatto che siamo andati via la sera in cui papà è stato aggredito" riflette sedendosi davanti a me.

"No infatti" scossi la testa.

"Martina! Ginny!" disse una voce femminile lasciandosi cadere con un tonfo di fianco a me.

"Angelina!" dissi con un sorriso, voltandosi verso il capitano.

"Finalmente sei tornata in te?" mi chiese notando che le stavo sorridendo raggiante. "Hai superato il periodo no?"

"Assolutamente" annuii pronta.

Ginny stava ridacchiando.

"Perfetto, così giocherai ancora meglio" disse più rivolta a se stessa. "L'allenamento di stasera è anticipato"

"E perché?" chiese Ginny.

"Perché ci alleneremo tre ore invece che due" disse decisa. "Finché non ci sono troppi impegni scolastici dobbiamo approfittarne. Appena finite le lezioni"

Detto questo si alzò e si andò a sedere di fianco a Katie.

Non potei fare a meno di notarlo.

"Non hanno una bella cera" disse Ginny passando lo sguardo da lei a George, che erano seduti vicini.

Mi accorsi subito che cercavano di non toccarsi in alcun modo.

Mangiavano in silenzio.

"Sono paziente" scrollai le spalle tornando a concentrarmi sul mio piatto.

"Che cosa?" esclamò Ginny. "Chi sei tu e che cosa ne hai fatto di Martina Harris!"

Ma lei non sapeva della lettera della sera prima di George.

Scrollai le spalle, continuando a sorridere, ma un po' meno.

Non volevo che Katie soffrisse. E non volevo nemmeno che George stesse male per lasciarla.

***

"Sedetevi, prego" disse la voce civettuola della Umbridge.

Con riluttanza, tutta la classe si sedette ai propri posti.

Depressa, mi lasciai cadere di fianco a Ginny, nel banco in fondo alla classe.

"Andate a pagina duecentosedici e cominciate a leggere il capitolo dieci. Non ci sarà bisogno di parlare"

Sfogliai di controvoglia le pagine, lanciando un'occhiata a Ginny, che sembrava più depressa di me.

Dopo alzai lo sguardo verso la Umbridge, che stava percorrendo la stanza con occhi attenti, sorridendo infantile.

Il suo sguardo si posò su di me.

"C'è problema signorina Harris?" chiese subito, con voce acuta.

"No" risposi sostenendo il suo sguardo.

"No professoressa Umbridge"

Rimasi zitta per un attimo, sfidandola con lo sguardo.

Posso fidarmi di te? ||aharrypotterstory||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora