<<In effetti sarà così,tieniti forte!>> le suggerì Esther,come se le avesse letto nel pensiero.
Deborah sospirò e continuò a seguire il medico armandosi di coraggio.
Entrata nella baracca sentì gemiti e urla di dolore che le straziarono il cuore,senza riuscire a capire da dove provenissero.
Mengele,tuttavia, sembrava incurante del suo stato d'animo;anzi,per tutta risposta seguitò a spiegarle sbrigativamente le sue mansioni e alcune procedure medico chirurgiche incomprensibili.
Dopodiché l'affidò ai suoi collaboratori congedandola con un secco:<<Buon lavoro!>>,scevro di empatia.
Deborah si sentì spaesata peggio di un pesce fuor d'acqua e si pentì di essersi intrufolata in quella sorta di bunker.
Tuttavia si ricordò che doveva tenere fede alla promessa fatta alla sua defunta amica Myriam,ossia vederci più chiaro sulla scomparsa delle gemelline Noa e Yael.
Deborah però cercò di tranquillizzare se stessa:<<Esther non mi avrebbe condotto fin qui solo per mettermi deliberatamente in pericolo!>>.
<<In effetti é così,sorellina! Non permetterei mai che ti accada qualcosa di male!>> la rassicurò quest'ultima e la sorella minore sentì il calore del suo abbraccio,dell'intrecciarsi delle loro mani.
<<Kommen! Muoviti!>> la riportò alla realtà e all'ordine un assistente del Dottor Mengele.
Deborah annuì guardandosi intorno con circospezione però non vedeva altro che cianfrusaglie in quella buia,sudicia e maleodorante baracca.
L'assistente le fece strada,scortandola fino ad una stanza piena di brande,in cui i giovanissimi pazienti erano stipati come delle sardine.
Avevano volti spaventosamente emaciati e corpi talmente smilzi a tal punto che le ossa sporgevano come se volessero fuoriuscire.
Deborah si sentì svenire,sia per l'odore nauseabondo che per la visione che gli si prospettava e si lasciò sfuggire un:<<Oh mio Dio, sono ridotti alla denutrizione!>>.
<<Finiranno per morire come mosche!>> pensò.
<<Ed é esattamente ciò che succede! Che cosa ti aspettavi mia cara? Un hotel a cinque stelle? Beh,la morte non é la cosa peggiore che possa capitare se esattamente come queste povere creature hai una vita indegna di essere vissuta,tra torture e stenti!>> commentò Esther con il sarcasmo che la caratterizzava.
I bracci destri di Mengele erano incuranti di lei,correvano qua e là mentre la spaurita ebrea dovette reggersi ad una scrivania per non svenire.
Su di essa notò un plico di fogli bianchi resi neri da una serie di parole inchiostrate e un calamaio.
Deborah ebbe la tentazione di sbirciare ma percepì la presenza di qualcuno alle sue spalle quindi ostentò indifferenza.